Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/05/2021, a pag. 18, con il titolo "L'America promette di riaprire il consolato a Gerusalemme Est" il commento di Giuseppe Sarcina.
La riapertura del Consolato americano a Gerusalemme est indica chiaramente la politica dell'Amministrazione Biden. Un passo indietro rispetto al quadriennio Trump, in continuità invece con la politica di Obama.
Ecco l'articolo:
Giuseppe Sarcina
Antony Blinken
Antony Blinken ieri ha annunciato che gli Usa «riapriranno il consolato a Gerusalemme Est», la parte della città che i palestinesi considerano la propria capitale. Inoltre il segretario di Stato ha promesso ad Abu Mazen, il presidente dell'Autorità palestinese, «aiuti per 75 milioni di dollari e 1,5 milioni di dosi vaccinali». Il capo della diplomazia di Washington è arrivato ieri in Israele «per cementare la tregua», dopo 11 giorni di scontri a Gaza. Il primo incontro, naturalmente, con Benjamin Netanyahu, a Gerusalemme Ovest, dove Donald Trump ha fatto trasferire l'ambasciata Usa. Una decisione confermata dall'amministrazione Biden. L'impatto con il premier israeliano è stato ruvido. Netanyahu ha formalmente «ringraziato» gli Stati Uniti, «il nostro alleato più stretto», per aver dato sostegno «al diritto all'autodifesa di Israele». Ma subito dopo ha avvertito: «reagiremo con grande potenza se Hamas non rispetterà la tregua». Poi ha allargato l'analisi all'Iran: «Spero che l'America non torni nel vecchio accordo sul nucleare. Noi pensiamo che quell'intesa possa consentire a Teheran di costruire un arsenale atomico senza il consenso internazionale.
Joe Biden
Qualsiasi cosa accada, Israele si riserva il diritto di difendersi contro un regime impegnato nella nostra distruzione». In sostanza Netanyahu avvisa gli Stati Uniti: se sarà necessario, saremo pronti a un attacco preventivo per distruggere gli impianti nucleari iraniani. Blinken, quindi, si è trovato di fronte un interlocutore difficile, che sembra più impegnato a.tenere alta la tensione nell'intero Medio Oriente che a lavorare per raggiungere un compromesso politico. Non a caso, parlando a fianco di Netanyahu, il segretario di Stato ha evitato di evocare la formula dei Due Stati (Israele e Palestina sovrani), citata, invece, «come unica soluzione possibile» nella conferenza stampa in solitaria. Blinken ha comunque rassicurato il governo israeliano: «Faremo in modo che gli aiuti per Gaza non finiscano per rafforzare la posizione di Hamas». Un obiettivo non facile, visto che la formazione islamica mantiene il pieno controllo politico e sociale nella Striscia. Il governo americano ha classificato Hamas tra le organizzazioni terroristiche fin dal 1997: chi gestirà allora il flusso di materiali? Il tentativo di Blinken è chiaro: provare a rianimare la screditata Autorità Palestinese, tagliata fuori da Gaza e dimenticata dalla politica estera trumpiana. Il segretario di Stato ha visto quindi Abu Mazen a Ramallah, in Cisgiordania e ha spiegato quali saranno le misure concrete: un pacchetto di aiuti finanziari da 75 milioni di dollari, subordinato, però, all'approvazione del Congresso; 5 milioni di dollari solo per Gaza, che si aggiungono ai 32 milioni versati all'Unwa, l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi; 1,5 milioni di dosi dei vaccini anti-Covid, da mettere insieme con il contributo di tutta la comunità internazionale Infine l'annuncio più simbolico: la riapertura del consolato Usa a Gerusalemme Est, che era stato chiuso da Trump. Tutto ciò in un quadro politico più equilibrato, descritto ai giornalisti in questi termini: «Siamo contrari ad azioni che rischiano di innescare la violenza o mettere a rischio la soluzione dei due Stati, come i nuovi insediamenti dei colo- ni, le demolizioni, gli sfratti, l'incitamento alla violenza, il pagamento dei terroristi». Oggi Blinken prosegue per il Cairo, dove vedrà il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Domani, ultima tappa in Giordania: colloquio con il re Abdullah II.
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