Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 25/05/2020, a pag.8, con il titolo 'Da Israele al futuro a Pavia. I sogni spezzati dei Biran', il commento di Alberto Giannoni; da LIBERO, a pag. 1, l'articolo "Vergogna, i francesi esultano per i morti italiani" di Renato Farina; a pag. 3, il commento di Marco Bardesono dal titolo "Non esclusa neanche l'ipotesi del sabotaggio".
Ecco gli articoli:
IL GIORNALE - Alberto Giannoni: 'Da Israele al futuro a Pavia. I sogni spezzati dei Biran'
Alberto Giannoni
«Preghiamo che possa essere forte come il nome che porta». Significa proprio forte e tenace, in ebraico, la parola Eitan, l'eredità più importante del piccolo (6 anni non ancora compiuti) unico sopravvissuto di una famiglia distrutta in un attimo nell'assurda tragedia della funivia del Mottarone. Sicuramente è stato forte il suo papà, Amit Biran, il trentenne - di origini ebraiche polacche - che l'ha probabilmente salvato in un ultimo straziante abbraccio protettivo, che durerà in eterno. Non c'è stato niente da fare per l'altro bambino, Tom, 2 anni, e per la mamma, Tal, 26 anni anch'essa nata in Israele ma da qualche anno in Italia. Con loro, nello schianto, sono morti anche i nonni della ragazza, Itzhak e Barbara Cohen, arrivati per trascorrere un po' di tempo coi nipoti, a Pavia, dove Tal e Amit stavano studiando per specializzarsi, lui in medicina alla Maugeri e lei in psicologia. Vivevano in una casa a due passi dal fiume, come racconta «Il Ticino», e progettavano di trasferirsi in un appartamento più grande. I bisnonni erano ospiti della sorella di Amit. «Cosa mai può succedere in Italia?» avevano pensato, partendo da Israele due giorni fa dopo le vaccinazioni anti-Covid. E tutti insieme avevano organizzato questa gita, mentre a Gerusalemme era giunta la fragile tregua che ha fatto seguito agli attacchi di Hamas e alla reazione israeliana. «Non avevo idea di cosa fosse successo e all'inizio ho pensato che fosse caduto un altro missile in Israele» ha raccontato Aya, la sorella di Amit ricostruendo i drammatici istanti in cui ha ricevuto i messaggi i primi increduli messaggi degli amici che anticipavano le notizie ufficiali sulla tragedia di Stresa. Il profilo social Tal è quello di una giovane donna felice. 1970 E l'anno di inaugurazione dell'impianto, revisionato tra il 2014 e il 2016 con interventi costati 4 milioni In quello di Amit campeggia una splendida foto col figlio in Duomo a Milano poi un'altra sul Lungoticino di Pavia. Sei giorni fa aveva condiviso un intervento pro Israele di Nikky Haley, rappresentante Usa all'Onu. La Comunità ebraica di Milano è sconvolta. «Era un bel ragazzo, generoso, arrivato in Italia per studiare Medicina. Nel frattempo lavorava da noi» ricorda il presidente Milo Hasani. Tutti ricordano Amit per il suo servizio - curava la sicurezza per le scuole e per il tempio - e per la gentilezza. La scuola ha aperto una raccolta di fondi per il piccolo. Ieri sono arrivati a Torino il papà di Tal, Peleg accompagnato dai fratelli di lei e lei. I funerali saranno celebrati domani in Israele: le salme partiranno da Torino Caselle con un volo di Stato. «Il nostro cuore è infranto» ha scritto il ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi. E Pavia ha proclamato il lutto cittadino. «Che una carezza dal cielo conforti», ha scritto l'arcivescovo di Milano Mario Delpini.
LIBERO - Renato Farina : "Vergogna, i francesi esultano per i morti italiani"
Renato Farina
Qualcosa di indecente sta accadendo. Un attacco è partito dalla giungla dei social con indirizzo francese. Numerosi sciacalli, anzi chacals, hanno esibito la loro furia carognesca ridendo e godendo sui morti della funivia di Stresa. Non è stato un tizio isolato, ma un branco di stupratori di bambini e delle loro madri schiantatisi in un bosco per dare piacere a questi farabutti. Non ce l'abbiamo con queste merdacce, ma - parafrasando Pergolini - con chi non li butta giù dal loro pulpito di impuniti. Notiamo infatti un fatto. Mentre i siti dei quotidiani e dei settimanali italiani hanno registrato sin dal mattino questa marea nauseante che ha scavalcato le Alpi, ancora a sera nessun sito francese accennava non diciamo alla costernazione e alle scuse, non esageriamo, ma anche solo a dar notizia di questo scempio. Non parliamo poi del governo parigino. Nella notte tra sabato e domenica il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, era prontamente intervenuto dando ragione al popolaccio che, spinto dal settimanale Paris-Match e dall'arruffapopolo televisivo Cyril Hanouna, chiedeva la squalifica dei Maneskin, rei di aver sconfitto la francese Barbara Bravi all'Eurovision Song Festival, e perciò, siccome Damiano David, uno del gruppo, aveva piegato la testa sul tavolino, doveva per forza averlo fatto per sniffare una pista di cocaina. Un falso demenziale. Fin qui si era però nei confini della meschinità rosicona del non saper perdere. Peggio per i francesi e per le loro pettorute autorità con i loro pennacchi da gallinacci la caduta nel ridicolo, al punto che France 2, la televisione pubblica, ha dovuto sputtanare il loro personale Di Maio.
IL VIRUS DELL'ODIO In realtà ormai in qualunque ambito si semina odio, inevitabilmente esso si gonfia, cambia oggetto, scivola come un virus dal pipistrello all'uomo, tracima dal trofeo vinto trent'anni fa da Toto Cotugno all'infamia dei perversi. La feccia si sente autorizzata da chi capeggia il corteo con le bandiere gagliardamente ostentate dell'amor «de la Patrie» agio care con la testa dei bambini morti. L'occasione è stata quella di una parola a significato molteplice. Rail in francese significa pista, striscia, binario, cavo. Pista di cocaina= cavo della funivia. Damiano ha vinto con una pista di coca, ora il karma si prende sulla pista della funivia quindici morti, grazie o Dio, giustizia è fatta. A questo messaggio se ne associano altri sullo stesso tono, è una grandinata, come si dice adesso con linguaggio da film porno è un'azione di gangbang trasferita oscenamente sulla scena del lutto di una nazione amica, ma soprattutto di povere famiglie affogate nel dolore. Leggiamo con molta pena questa sequenza di tweet tra i tanti. Li riportiamo in francese con relativa traduzione. «Sophie pocket: italie gagnante la veille grace a un rail perd le lendemain un teléphérique pour la meme raison. La drogue c'est de la merde #cocaine #italie», l'Italia vince il giorno prima grazie a una striscia perde l'indomani per la stessa ragione. La droga è merda. #cocaina #Italia. «Crains Degun: chute du teléphérique italien: un just retour de karma suite au #cocainegate de l'Eurovision». Caduta della funivia italiana: il giusto ritorno del karma segue al #cocainagate dell'Eurovisione. «Tataouine: Mais oui, sinon crétin prochain fois apprends à construire une teléphérique. C'est le karma mon gars», Massì, se non siete cretini la prossima volta imparate a costruire una funivia. E’ il karma, ragazzi. Infine il capobranco spelacchiato, che scrive in inglese per farsi riconoscere come carogna planetaria. «Won. God killed 13 motherfucker italian today (emoy di giubilo a crepapelle). Thanks Good (Emoy con le mani giunte). Kiisss (sic)». Felicemente ammazzati oggi 13 figli di puttana italiani. Grazie o Dio! Baci!.
STORICHE LEGNATE Capiamo i galli spiumati, è rimasta incancellabile sul gozzo della loro grandeur la legnata piuttosto pesante che Giulio Cesare appioppò ad Asterix e soci due millenni e passa fa. Non sopportano che si ricordi loro che Leonardo si chiama Da Vinci, Toscana, Italia, e non è nato sulla Loira come neppure Monna Lisa. Guai a ricordar loro che Napoleone Bonaparte si chiamava Buonaparte ed era di stirpe italica. Fin quando resta nei confini dello sport (vedi Mondiali di calcio 2006) o delle competizioni canore (i romani Maneskin già citati). Ma quando si viola il lutto, e si scherniscono i morti, persino bambini, allora il caso diventa italianofobia. C'era già stato il precedente di due vignette su Charlie Hebdo dopo il terremoto ad Amatrice del 2016. Si raffigurarono alcune vittime insanguinate con la scritta «penne al pomodoro» e «penne gratinate». Nel 2020 il giudice di Parigi ha finalmente emesso la sentenza dopo la querela inoltrata dalla città di Amatrice: «Denuncia irricevibile». Grazie Francia.
LIBERO - Marco Bardesono: "Non esclusa neanche l'ipotesi del sabotaggio"
C'è un grande raccoglitore sul tavolo del procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi. Nella prima di copertina, in pennarello nero, è scritto: «Omicidio plurimo». A tale ipotesi di reato potrebbe aggiungersi il «disastro colposo» e, forse, anche la strage. Una possibilità presa in esame dal magistrato che coordina le indagini. La procura indaga anche per lesioni colpose in merito al bimbo ferito. Incontrando i giornalisti, il procuratore ha spiegato: «Partiamo da una evidenza empirica, il cavo si è tranciato e il sistema di freni di sicurezza non ha funzionato. Si è attivato, invece, per l'altra cabina, che si è bloccata». Dunque, saranno gli accertamenti sui dispositivi di sicurezza, affidati al Politecnico di Torino, a essere determinanti: «Penso che procederemo per un reato piuttosto raro - ha spiegato Olimpia Bossi -, che è quello, in questo caso naturalmente colposo, di attentato alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo. Le aziende coinvolte sono più d'una e ora dobbiamo nominare i periti per le consulenze tecniche. Dovremo verificare anche la fattispecie dei reati colposi di attentato alla sicurezza dei trasporti, anche in base alla natura pubblica o meno dell'impianto». Gli investigatori, che hanno messo sotto sequestro l'area, lavoreranno anche sulla documentazione dell'autunno scorso relativa ai controlli magnetoscopici dei cavi e chiederanno una lunga serie di perizie. Si attendono nelle prossime ore le prime iscrizioni nel registro degli indagati per consentire gli accertamenti irripetibili che richiedono la presenza dei consulenti di parte. «La rottura della fune traente è sicuramente anomala. Sono fenomeni lenti, di usura, di corrosione. Non sono inattesi, il tecnico che monitora se li deve aspettare». Bruno Dalla Chiara, docente del Dipartimento di Ingegneria, Ambiente e Territorio del Politecnico di Torino, esperto in strutture come gli impianti a fune, dice di essere sorpreso per quanto accaduto. «Un fatto anomalo - aggiunge -, a meno che non ci sia stato qualcosa di strano, stravolgente, come un'azione meccanica forte, un fulmine, un oggetto che cade in modo violento e pesante. Oppure una carenza prolungata nel tempo, ma dubito. Sappiamo che ci sono due funi in quei tipi di impianti: una portante, che regge il carico dall'alto, e una traente che lo trascina. A quanto pare è la fune traente che si si è staccata o rotta. Il secondo elemento è il freno che non ha agito». A tal proposito, resta, come atto dovuto, per quanto improbabile, da parte degli investigatori di verificare ciò che la procuratrice ha definito «fattori esterni». Ciò a partire dal fatto che in funivia ha perso la vita, insieme ai suoi famigliari, Amit Biran responsabile della sicurezza della comunità ebraica di Milano. L'ipotesi del sabotaggio verrà esaminata, anche in base alla perizie tecniche, come quella dell'ipotetica e assoluta mancanza di manutenzione dell'impianto che era fermo dallo scorso settembre. Intanto, Il gestore della funivia Stresa-Mottarone si difende attraverso le parole del suo legale, l'avvocato Pasquale Pantano che dice: «Per ora le cause del disastro appaiono poco chiare. Sappiamo che si è rotto il cavo trainante, il resto sono solo ipotesi. Il gestore della società Ferrovie del Mottarone, Gigi Nerini, è molto provato».
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