Gaza 11: odio e minacce arrivano in Italia Cronaca di Alberto Giannoni, Irene Famà sulla Stampa
Testata:Il Giornale - La Stampa Autore: Alberto Giannoni - Irene Famà Titolo: «Difende Israele e va in piazza: lo minacciano anche di morte - Tremila in piazza Castello per i palestinesi»
Riprendiamo dal GIORNALE - Milano di oggi, 16/05/2020, a pag.1, con il titolo "Difende Israele e va in piazza: lo minacciano anche di morte", il commento di Alberto Giannoni; dalla STAMPA, a pag. 14, la cronaca di Irene Famà dal titolo
La Stampa dà spazio ai manifestanti contro Israele, presentati però come difensori della pace e dei diritti degli arabi palestinesi. L'articolo ospita diverse voci dei manifestanti, mentre non si fa cenno a narrazioni alternative e soprattutto vengono censurate le esplicite esternazioni di sostegno ai terroristi di Hamas.
Ecco gli articoli:
IL GIORNALE - Alberto Giannoni: "Difende Israele e va in piazza: lo minacciano anche di morte"
Alberto Giannoni
Gianmarco Senna, consigliere regionale leghista, è stato minacciato per aver partecipato a un sit-in di solidarietà con Israele davanti alla sinagoga di via Guastalla. Ha deciso di denunciare tutto. E da amico dello Stato ebraico e degli ebrei fa sapere che questo inquietante episodio ha solo rafforzato la sua convinzione. E va detto che la Lega in questi giorni, da Matteo Salvini in giù, sta tenendo con straordinaria convinzione il punto, dimostrando una straordinaria vicinanza allo stato d'Israele, una vicinanza che va oltre ogni possibile calcolo. Torna alla mente la bandiera con la stella di David che è comparsa nel pratone di Pontida sede dello storico raduno leghista. Senna a Milano incarna perfettamente questa sensibilità: lo scorso anno aveva presentato e fatto approvare una mozione pro Israele in Regione. In quest'ultima crisi mediorientale, ancora in corso, l'amicizia della Lega per Israele si è rafforzata ulteriormente. A Milano, il presidente del Municipio 4, Paolo Bassi, ha esposto la bandiera sulla finestra del suo ufficio. E Senna, con altri, ha partecipato al sit-in al tempio di via Guastalla. «A seguito della mia presa di posizione - racconta - sono stato inondato su tutti i miei social di gravi insulti alla mia persona ed alla mia famiglia. Questi attacchi infami da chi si nasconde dietro falsi profili, rafforzano ancor di più le mie convinzioni. In ogni caso, quest'oggi mi sono recato nelle sedi opportune per denunciare questo scempio. Ringrazio ancora il personale della questura per il loro supporto. Non sono certo questi tipi di messaggi a fermarmi».
LA STAMPA - Irene Famà: "Tremila in piazza Castello per i palestinesi"
Il corteo a Torino
«Free Palestine», «Palestinalibera», è lo slogan scandito dalle oltre tremila persone che ieri si sono ritrovate in piazza Castello per esprimere solidarietà al popolo palestinese. Una data che non è stata scelta a caso: il 14 maggio 1948 nasceva lo stato di Israele, il 15 maggio scoppiava il primo conflitto arabo-israeliano e si intensificava l'esodo dei palestinesi. «In questi giorni, il popolo palestinese ricorda la Nakba, ovvero la "catastrofe" - scrivono dall'associazione "Progetto Palestina", promotrice dell'iniziativa - Un processo che indica l'esodo forzato di oltre 700mila palestinesi e la distruzione di oltre cinquecento villaggi». Il conflitto tra Israele e Palestina non si è mai spento e pochi giorni fa è riesploso con drammatica intensità. Nel giorno in cui nella Striscia di Gaza si registra un'escalation delle ostilità, per le strade del centro sfilano famiglie e molti giovani. «(R)esistiamo. 73 anni di Nakba. il popolo palestinese in lotta» è lo striscione che ha aperto il corteo. E ancora: «Hands off Palestine», «Giù le mani dalla Palestina»; «#Boycottoccupation», «#boicottare l'occupazione»; «73 anni di silenzio. E ora di fare sentire la nostra voce». La marcia si snoda per le vie della città, mentre i dehors sono presi d'assalto dal popolo dell'aperitivo: via Verdi, via Rossini, corso San Maurizio, porta Palazzo, via Milano. Una tappa davanti alla sede della Rai per chiedere più informazione su quanto sta accadendo in Medio Oriente, un'altra davanti a Palazzo Civico per chiedere una maggiore attenzione da parte dell'amministrazione. In piazza Castello un giovane sventola la bandiera palestinese: «Torino, la mia città, non dimentica la Palestina». Amina, 15 anni, il conflitto arabo-israeliano lo conosce bene: «Sono nata in Italia, ma mia mamma è libanese e la guerra l'ha vissuta. Lì abitano ancora molti miei parenti». Quanto sta accadendo, dice, è «un'ingiustizia enorme. Ci sono bambini che muoiono, famiglie costrette a scappare, a lasciare le loro case. La presenza di Israele nei nostri territori è dannosa». Amina ha una speranza: «Prego che un giorno si possa tutti convivere pacificamente in un unico stato. È difficile, certo. Ma non impossibile. La gente è pronta e il corteo di oggi ne è un esempio. Ho visto tanti marocchini eppure, neanche troppo tempo fa, il Marocco aveva firmato un accordo con Israele». Vicino a lei c'è Zaccaria, 16 anni: «La religione, in questa guerra, non c'entra nulla. È una questione di potere, di occupazione di territori, di avere il controllo sulle risorse. Nulla che giustifichi le sofferenze e i morti di questi anni e di questi giorni».
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