Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/05/2021, a pag.10, l'intervista di Alessandra Muglia a Dror Eydar, Ambasciatore di Israele in Italia, dal titolo 'Le sommosse dei palestinesi istigate dai terroristi'.
Dror Eydar
“Sono tornato in Israele per un matrimonio, mi sono ritrovato nel dramma. I miei figli, come altri bambini israeliani, da giorni non riescono neppure a dormire di notte, le sirene continuano a suonare». Risponde da Tel Aviv Dror Eydar, ambasciatore israeliano in Italia. «I missili prendono di mira i civili: questo perché Hamas ha deciso di infiammare l'area. E chi ha interesse a destabilizzare la regione? Non certo Israele: l'Iran usa Hamas come proxy, fornendo soldi, armi, missili, come ha fatto in Siria, Yemen, Iraq».
L'escalation in corso è preoccupante. «Cosa doveva fare Israele dopo aver ricevuto i missili? Israele come democrazia ha un dilemma: che fare con il terrorismo? Hamas è un'organizzazione terroristica, approfittano del fatto che noi non operiamo come loro. Lanciano missili contro asili, ospedali, case. Noi ci limitiamo a basi militari e terroristiche».
Nel bilancio dei morti ci sono però 6 israeliani e 65 palestinesi con 14 bambini. «Noi grazie alla tecnologia siamo riusciti a bloccare gran parte dei missili. A Gaza invece utilizzano i loro stessi cittadini come scudi umani. Inoltre almeno un terzo dei razzi lanciati contro di noi è ricaduto nella Striscia: Hamas sta uccidendo i suoi cittadini».
Come crede andrà a finire? «Andremo avanti finché i nostri cittadini non saranno al sicuro».
Anche con l'invio di truppe di terra? «Tutte le opzioni sono sul tavolo. Israele vede le azioni di Hamas come dichiarazione di guerra. L'incitamento di Hamas ha coinvolto cittadini arabi di Israele».
La rivolta nelle città israeliane: il segnale che la causa palestinese non è risolta? «Questo governo ha investito molto nella società araba israeliana. La maggior parte dei palestinesi vive in pace in Israele, ma ci sono gruppi istigati da Hamas che hanno commesso crimini orrendi: saranno consegnati alla giustizia».
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante