L'accordo militare tra Macron e Al Sisi Cronaca di Stefano Montefiori
Testata: Corriere della Sera Data: 05 maggio 2021 Pagina: 15 Autore: Stefano Montefiori Titolo: «La realpolitik di Macron e i bombardieri per Al Sisi»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/05/2021, a pag.15, con il titolo "La realpolitik di Macron e i bombardieri per Al Sisi", il commento di Stefano Montefiori.
Stefano Montefiori
Emmanuel Macron con Abdel F. Al Sisi
Parigi La visita del dittatore egiziano Al Sisi a Parigi nello scorso dicembre, tenuta seminascosta e poi fonte di molte polemiche, ha portato i suoi frutti. Allora, dopo qualche tensione sui diritti umani negli anni precedenti, il presidente Macron attribuì ad Al Sisi la Legion d’Onore. Il riavvicinamento tra Francia ed Egitto è continuato e ieri è culminato nella firma di un contratto da 4 miliardi per la vendita all’aviazione egiziana di 30 aerei da combattimento Rafale, capolavoro tecnologico e vanto dell’industria francese Dassault. L’85% della somma è prestato dalle banche francesi e garantito da Parigi, anche se l’Egitto deve ancora rimborsare il prestito francese per l’acquisto dei primi 24 Rafale nel 2015. Al Sisi vuole trasformare il suo Paese in una potenza regionale e punta molto sull’aviazione, per adesso ancora lontana dal livello di Arabia Saudita, Emirati e soprattutto Israele. La Francia, che finalmente sta cominciando a vendere i suoi costosi Rafale anche all’estero, è ben felice di aiutare gli sforzi dell’Egitto, ormai tra i principali acquirenti di armamenti francesi al mondo. Ci sono ragioni geopolitiche — interessi convergenti in Libia, in funzione anti-turca, nella lotta al terrorismo islamista — e anche locali: grazie ai 30 Rafale comprati da Al Sisi vengono messi al sicuro 7 mila posti di lavoro francesi nello spazio di tre anni. Resta la questione dei diritti umani, non di poco conto. Nel marzo scorso la stessa Francia aveva espresso «profonda preoccupazione» al Consiglio Onu dei diritti dell’uomo per le violazioni in Egitto e aveva chiesto la fine delle persecuzioni di militanti e giornalisti: poche settimane dopo, la fornitura militare. Non si tratta di fare la morale alla Francia, lo stesso fanno la Germania e pure l’Italia, nonostante i casi Regeni e Zaki. Ma se davvero, come sembra, gli europei vogliono riaffermare la loro appartenenza al «campo delle demo-crazie», ponendosi come modello opposto alla Cina di Xi Jinping, dovranno prima o poi porsi il problema di come conciliare realpolitik e discorsi alati senza cadere nel ridicolo.
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante