Riprendiamo da CORRIERE TV, con il titolo "La Giornata dei Giusti fa svanire le critiche", il commento di Antonio Ferrari; da MOSAICO, con il titolo "Giusti, Yad Vashem, Gariwo… Sergio Della Pergola risponde ad Antonio Ferrari"
Ecco gli articoli:
Il Giardino dei Giusti a Milano
CORRIERE TV - Antonio Ferrari: "La Giornata dei Giusti fa svanire le critiche"
Antonio Ferrari
Il mondo è già radicalmente cambiato. Una mutazione inevitabile, accentuata non soltanto dal virus mortale della pandemia, ma dalla necessità di ripensare complessivamente la nostra vita, che non sarà mai più come prima. Ci sono i resistenti, inchiodati alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato. Ma ci sono anche coloro che guardano avanti e rifiutano i più decrepiti luoghi comuni. Dico questo perché si è appena celebrata la Giornata dei Giusti nel mondo, approvata dall’Unione europea. Una Festa che dobbiamo ad un uomo ostinato e coraggioso, Gabriele Nissim, che ne è stato il vero creatore. Nissim non è stato esaltato da tutti. Da ebreo coraggioso ha denunciato, sin dall’inizio, errori e pregiudizi. Soprattutto nel suo mondo, dove gli ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo. Per loro i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita degli ebrei durante la Shoah, l’Olocausto, la tragedia più terribile del secolo scorso. Nissim sostiene invece che Giusti sono anche coloro che hanno lottato e lottano per la difesa dei diritti umani, contro tutti i totalitarismi. Idea forte, anzi fortissima. Perché in questo mondo che non ama il coraggio delle proprie idee, vengono invece premiati i quaquaraquà, come ricordava il grande Leonardo Sciascia. Insomma si celebrano i reclusi, soprattutto nell’estrema destra, nella prigione delle loro certezze. Al Giardino dei Giusti di Gerusalemme, l’ostinazione ha vinto per anni. Per chi conosce sufficientemente bene Israele, per esperienza vissuta in decenni, anche allo Yad Vashem, come chi vi parla, è la triste verità. Hanno accusato Nissim di tutto e di più, ma lui ha resistito e ha voluto creare il primo Giardino dei Giusti aperto e inclusivo, proprio sul Montestella di Milano. Mi è stato facile avvicinarmi a lui e difenderlo fin dove possibile, accettando con gioia di diventare uno degli ambasciatori di Gariwo. Ma la gigantesca notizia di quest’anno è che tra gli ambasciatori è entrato Mordecai Paldiel, per 23 anni capo del dipartimento dei Giusti di Yad Vashem, che ha deciso negli Stati Uniti di sposare la causa dei Giusti, allargando il campo e inneggiando all’inclusione, quindi ben oltre i confini di coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione che si concludeva nei campi di sterminio. È un passo storico e già immagino le critiche dei nazionalisti e dal solito codazzo servile. Ma anche i nuovi Giusti, che sono stati celebrati sul Montestella e che abbiamo scelto per questo 2021 con voto unanime, ci riempiono di gioia. Penso a chi andrà a far compagnia a Nelson Mandela e a Vaclav Havel. E cioè all’ebrea americana Ruth Bader Ginsburg, al cinese Liu Xiaobo e alla moglie Liu Xia, e in particolare allo svedese Dag Hammarskjold, ex segretario generale delle Nazioni Unite, morto in un misterioso incidente aereo nel 1961. E poi a coloro che verranno ricordati nei tanti Giardini virtuali in giro per il mondo. Un mondo che cambia profondamente, come dicevamo. Con un Papa straordinario come Francesco che è arrivato in Iraq, dove incontrerà, a Najaf, il leader spirituale sciita Al Sistani. Siamo alla realizzazione, con poche parole ma con tanti fatti quel “Fratelli tutti”, che riflette alla perfezione la coraggiosa linea del pontefice, molto legato alla Comunità di S.Egidio, che per prima ha voluto sostenere, in decine di incontri, che siamo tutti umani e che non ci sono differenze. So quanto la linea della Comunità di S.Egidio abbia spesso scatenato la rabbia e il profondo fastidio dei tradizionalisti. Ma i risultati sono davvero importanti. A parte qualche diplomatico bacchettone, che rifiuta di riconoscere, per pigrizia o semplice ignoranza, dal verbo ignorare, il lavoro che viene fatto in favore di deboli, diseredati e profughi, l’avanzata inarrestabile del dialogo fra tutte le religioni e i laici non si fermerà. Davvero straordinaria l’iniziativa di tre congregazioni locali, decisa a Berlino, di costruire una chiesa per tre fedi, che guarda al futuro, accogliendo assieme cattolici, ebrei e musulmani. La chiesa si chiamerà “churmosquagoga”, cioè la sigla- sintesi di chiesa, moschea e sinagoga. Fantastica idea. Questo è il nuovo mondo, che mi riempie di entusiasmo. Non ho mai nascosto la mia attrazione per la grande collega Rula Jebreal: araba israeliana, quindi musulmana; sposata con un ebreo, e madre di una ragazza battezzata cattolica. Crediamoci. Il futuro inclusivo e senza più muri sarà sicuramente migliore.
MOSAICO - Sergio Della Pergola: "Giusti, Yad Vashem, Gariwo… Sergio Della Pergola risponde ad Antonio Ferrari"
Sergio Della Pergola
“Ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni”. Così nella sua rubrica sul Corriere.it Voci dal vicino oriente (8 marzo) Antonio Ferrari stigmatizza quegli ebrei che, a suo dire “odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo” oltre a quelli che salvarono gli ebrei durante gli anni delle persecuzioni nazifasciste e della Shoah, onorati a Yad Vashem. Un’opinione, la sua, francamente irricevibile nel merito e soprattutto perché espressa in un modo che ha suscitato nella Comunità ebraica un profondo sconcerto.
Sergio Della Pergola, professore emerito dell’Università ebraica di Gerusalemme, membro della Commissione di Yad Vashem, risponde a Ferrari nella lettera che segue. La Comunità ebraica di Milano condivide in pieno la sua posizione e condanna fermamente quanto espresso da Antonio Ferrari con parole intrise del più classico e pericoloso pregiudizio antisemita, capaci di generare disprezzo verso gli ebrei, che peraltro, sulla questione oggetto dell’articolo del Corriere, rivendicano il pieno diritto ad avere differenti opinioni, basate su argomenti ben più articolati e profondi di quelli che ci vengono attribuiti dal giornalista. Così scrive Sergio Della Pergola:
“Buona sera Ferrari, ho letto e udito con stupore e rammarico il suo articolo di oggi sui Giusti delle Nazioni. Essendo io membro da oltre 10 anni della Commissione di Yad Vashem per il riconoscimento dei Giusti, ritengo il suo testo profondamente offensivo, in generale e personalmente nei miei confronti. Lei ha scritto: “Ci sono i resistenti, inchiodati alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato. Ma ci sono anche coloro che guardano avanti e rifiutano i più decrepiti luoghi comuni. Dico questo perché si è appena celebrata la Giornata dei Giusti nel mondo, approvata dall’Unione europea. Una Festa che dobbiamo ad un uomo ostinato e coraggioso, Gabriele Nissim, che ne è stato il vero creatore. Nissim non è stato esaltato da tutti. Da ebreo coraggioso ha denunciato, sin dall’inizio, errori e pregiudizi. *Soprattutto nel suo mondo, dove gli ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo*. Per loro i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita degli ebrei durante la Shoah, l’Olocausto, la tragedia più terribile del secolo scorso. Nissim sostiene invece che Giusti sono anche coloro che hanno lottato e lottano per la difesa dei diritti umani, contro tutti i totalitarismi. Idea forte, anzi fortissima. *Perché in questo mondo che non ama il coraggio delle proprie idee, vengono invece premiati i quaquaraquà*, come ricordava il grande Leonardo Sciascia. *Insomma si celebrano i reclusi, soprattutto nell’estrema destra, nella prigione delle loro certezze. Al Giardino dei Giusti di Gerusalemme, l’ostinazione ha vinto per anni*. ”
In realtà la commissione di cui ho l’onore di fare parte svolge un lavoro di accurata indagine storica, lontana da qualsiasi pregiudizio o venatura ideologica. Il nostro lavoro riflette il dovere morale degli ebrei salvati (fra cui io stesso) nei confronti dei coraggiosi che hanno messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra. Il suo collegamento, Ferrari, fra questa attività moralmente doverosa e il fanatismo, è del tutto ingiustificata. Semmai eccita il pregiudizio e l’odio. Sostanzialmente, non esiste nessuna contraddizione fra il riconoscere chi ha salvato degli ebrei e chi ha manifestato atti di coraggio nei confronti di altri. La contraddizione che lei configura è pretestuosa e inaccettabile. Ritengo che lei oggi abbia tradito la sua professione, e mi attenderei un messaggio di scuse”.
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