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La Repubblica - Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.03.2021 Polonia: è ancora una democrazia? Fa ancora parte dell'Europa?
Commenti di Adam Michnik, Stefano Montefiori

Testata:La Repubblica - Corriere della Sera
Autore: Adam Michnik - Stefano Montefiori
Titolo: «Il bavaglio della Polonia - Il ministro francese gay in Polonia: io tenuto fuori dalle zone 'proibite'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/03/2021, a pag. 26, con il titolo "Il bavaglio della Polonia", l'analisi di Adam Michnik; dal CORRIERE della SERA, a pag. 16, con il titolo "Il ministro francese gay in Polonia: io tenuto fuori dalle zone 'proibite' ", l'analisi di Stefano Montefiori.

Ecco gli articoli:

LA REPUBBLICA - Adam Michnik: "Il bavaglio della Polonia"

File:Adam Michnik (2018) II.jpg - Wikimedia Commons
Adam Michnik

Oggi, lo strido della civetta viene dai regimi illiberali che mirano a smantellare le istituzioni democratiche all’interno dell’Unione Europea. La Polonia ne è un ottimo esempio. Sono il caporedattore di Gazeta Wyborcza. Svolgo questa mansione da trentadue anni, dal 1989, anno in cui la Polonia visse una transizione pacifica e negoziata da una dittatura comunista a un regime democratico basato su libere elezioni. Gazeta Wyborcza è stata un simbolo importante di questo cambiamento monumentale. Gazeta Wyborcza nacque come voce dell’opposizione democratica polacca durante la campagna elettorale del 1989. Ci battemmo per i valori fondamentali: libertà dei media, diritti civili, sistema giudiziario indipendente, riforma economica e liberalizzazione del mercato, transizione dalla dittatura di un solo partito a una democrazia parlamentare, e da una società governata dalla paura a una società basata sulla libertà. Dopo molti decenni di autoritarismo, i polacchi poterono finalmente sperimentare cosa significava vivere in un Paese libero fondato sullo Stato di diritto. Ora, però, la nostra vittoria di trent’anni fa è sotto attacco. La Polonia, insieme a molti altri Paesi in Europa, sta assistendo a un colpo di Stato strisciante. Lo Stato di diritto si sta trasformando nel dominio di una cricca e di un solo partito. Il Tribunale costituzionale, la Procura, la polizia e i servizi segreti sono stati tutti messi al servizio del partito al potere che ironicamente si è dato il nome di “Legge e Giustizia”. Le emittenti dei media pubblici sono state trasformate in strumenti di propaganda spudorata simili a quelli impiegati da Putin in Russia e da Erdogan in Turchia. È per questo che la maggioranza di governo sta meticolosamente smantellando, passo dopo passo, le valvole di sicurezza del nostro ordine democratico. Mátyás Rákosi, il dittatore comunista ungherese conosciuto come il “piccolo Stalin”, la chiamava la tattica del salame: distruggere il dissenso una fettina alla volta. Negli ultimi anni, il partito al governo ha continuato ad accennare minacciosamente alla necessità di prendere il controllo dei media “nemici” perché servano finalmente gli interessi “polacchi”. A dicembre, la compagnia petrolifera statale PKN Orlen, la più grande dell’Europa centrale e orientale per capitalizzazione di mercato, ha acquistato Polska Press, che controlla la maggior parte del mercato regionale dei media in Polonia. Recentemente, Orlen ha acquisito anche il secondo più grande distributore di stampa e la seconda catena di edicole in Polonia. Quello a cui stiamo assistendo è un palese tentativo di imbavagliare i media liberi. L’assalto ai media liberi è solo uno dei molti fronti aperti da chi sta al governo nella sua guerra alla democrazia polacca e alla società civile. Dopo che l’attuale regime ha preso il controllo della Procura, del Tribunale costituzionale e della Corte suprema, la Polonia non è più governata dallo Stato di diritto. Ci stiamo trasformando in uno Stato a partito unico e quindi stiamo diventando il “malato della comunità europea”. Se le mie parole possono sembrare dure è perché abbiamo ormai superato il tempo degli eufemismi prudenti. L’attacco alla libertà dei media in Polonia apre la strada a un assalto totale ai valori stessi su cui è stata fondata l’Unione Europea. Ci aspettano molte altre sfide. Le autorità polacche stanno limitando la libertà della ricerca accademica e progettano di riscrivere i libri scolastici. Continuano a normalizzare e glorificare i discorsi di odio radicati nella xenofobia e nell’omofobia, a bloccare la libertà di accesso all’informazione pubblica, a creare sempre nuovi ostacoli per le Ong che non seguono la linea del partito. Difendendo il più importante di tutti i valori europei — la libertà — in Polonia, state difendendo l’Unione Europea, quel progetto e quella promessa che rimane il faro della speranza per tutti noi.
(Traduzione di Luis E. Moriones)

CORRIERE della SERA - Stefano Montefiori: "Il ministro francese gay in Polonia: io tenuto fuori dalle zone 'proibite' "

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Stefano Montefiori

Clément BEAUNE, conseiller Europe et G20 à la présidence de la République |  Forum de la performance
Clément Beaune

Un ministro europeo che non è libero di spostarsi dove preferisce in un Paese membro è una vicenda non frequente. Ma è successo in questi giorni a Clément Beaune, segretario di Stato per gli Affari europei, nel corso della sua visita ufficiale in Polonia. Beaune avrebbe voluto andare in una delle quasi 100 zone «Lgbt-free», le città che hanno adottato misure ostili alla tutela dei diritti degli omosessuali, ma le autorità polacche glielo hanno impedito. «Motivi sanitari legati al Covid», è la motivazione di facciata, ma secondo fonti di Varsavia citate dalla radio Europe i la sicurezza fisica di Beaune non era garantita. Lo scorso dicembre Beaune, a lungo consigliere per gli Affari europei di Macron, ha fatto coming out con un'intervista al periodico francese di cultura Lgbt Têtu. In quell'occasione Beaune ha parlato della sua omosessualità, e del fatto che avrebbe cercato di difendere diritti degli omosessuali non solo in Francia ma anche nel resto dell'Unione. Per questo aveva intenzione di fare visita a una delle zone «Lgbt-free» proclamate negli ultimi anni in Polonia, e definite dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, «zone senza umanità». Lunedì è cominciata la visita in Polonia, ma non è stato possibile mantenere quell'impegno per decisione del governo polacco. «A quel punto avevo tre opzioni — ha spiegato il segretario di Stato in un'intervista all'Obs — annullare il viaggio, ma penso che il dialogo debba sempre prevalere in Europa; rinviarlo, ma credo che le difficoltà sarebbero state le stesse; oppure avrei potuto andare in una di queste zone' senza l'autorizzazione del governo polacco, ma non è così che ci si comporta con uno Stato membro della Ue. Ho deciso di mantenere la visita e di centrarla sulla questione dei diritti». Beaune ha incontrato il sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski, figura importante dell'opposizione, e alcuni militanti per i diritti delle donne e degli omosessuali. «Vergogna al governo polacco che ha impedito al ministro francese di entrare nelle indegne zone anti-Lgbt», ha detto ieri Dacian Ciolos, presidente del gruppo Renew Europe al parlamento europeo, annunciando una risoluzione per proclamare tutta l'Europa una «zona di libertà Lgbt». Clément Beaune sarà domani e venerdì a Roma per contatti con il nuovo governo italiano.

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