Riprendiamo oggi, 20/02/2021, dal FOGLIO, a pag. 2, l'analisi di Enrico Bucci dal titolo "In Israele il siero Pfizer tiene a bada anche la variante inglese"; da LIBERO, a pag. 3, con il titolo "Iniezioni al bar a Tel Aviv: birra in regalo a chi si immunizza", il commento di Pietro De Leo.
Ecco gli articoli:
IL FOGLIO - Enrico Bucci: "In Israele il siero Pfizer tiene a bada anche la variante inglese"
Israele sta continuando a fornire dati interessantissimi e molto utili. Uno studio appena pubblicato su Lancet riporta che dopo aver vaccinato con il vaccino Pfizer/BioNtech 9.109 dipendenti del più grande ospedale israeliano, lo Sheba Medical Center, nel periodo compreso tra i 15 e i 28 giorni dopo la prima dose si sono osservate una diminuzione del 75 per cento delle infezioni e dell'85 per cento dei casi di infezione sintomatica. Ricordiamo che dopo la seconda dose, la malattia sintomatica è riportata in calo di un ulteriore 10 per cento, arrivando a una diminuzione del 95 per cento. Un secondo studio non ancora sottoposto a peer-review, condotto dal ministero della Salute israeliano e dalla Pfizer, riportato dai siti di informazione israeliani come fondato sui database elettronici dei cittadini di quel paese che avevano ricevuto entrambe le dosi fra il 17 gennaio ed il 6 febbraio, mostrano una riduzione complessiva dopo il completamento della vaccinazione pari rispettivamente all'89,4 per cento e al 93,7 per cento per le infezioni e per i casi sintomatici. Per quanto riguarda lo studio pubblicato su Lancet vi sono dei caveat: i soggetti considerati sono mediamente più giovani della popolazione nel suo complesso e in secondo luogo, trattandosi di un ambiente ospedaliero, le precauzioni contro le infezioni sono più alte che nella media, il che rende difficile il paragone con i dati ricavati dal complesso della popolazione non vaccinata. Pur trattandosi di migliaia di persone il numero di casi verificatisi è piccolo, così che il potere statistico di questo studio osservazionale è basso. Per questo, Eran Kopel, epidemiologo dell'Università di Tel Aviv, ha dichiarato che non si possono ancora trarre conclusioni epidemiologiche chiare, né stime che abbiano senso circa l'efficacia di una sola dose di vaccino odi un ritardo prolungato tra la prima e la seconda dose. Questo perché i dati di osservazione dell'efficacia di una singola dose non vanno oltre i 28 giorni, limite entro cui i soggetti inclusi nello studio hanno comunque ricevuto la seconda dose. Tuttavia, abbiamo per la prima volta uno studio molto solido, con tutti i dati necessari a ripetere le analisi accessibili e che mostra un forte effetto sulla trasmissibilità del virus da parte di uno dei vaccini disponibili. E' un risultato che potrà certo essere ridimensionato guardando a popolazioni più ampie ed eterogenee, ma è improbabile che l'effetto svanisca o diventi poco significativo. Inoltre - e questa è davvero una buona notizia - questo forte declino di trasmissione del virus fra i vaccinati si osserva in un paese ove la variante inglese B.1.1.7 ha una circolazione sostenuta; dunque la vaccinazione rapida e massiccia riuscirà a contrastare anche questa variante come si era già intuito guardando ai dati pubblicati sulla capacità neutralizzante del siero dei vaccinati nei confronti del virus mutato. Non preoccupiamoci dell'arrivo delle varianti: preoccupiamoci invece di fare presto a vaccinare con i vaccini migliori la maggior parte della popolazione.
LIBERO - Pietro De Leo: "Iniezioni al bar a Tel Aviv: birra in regalo a chi si immunizza"
Israele continua con successo la sua campagna di vaccinazione, che vede un ripiegamento nella diffusione del virus. Su una popolazione circa 9 milioni di persone, 7 milioni di dosi del siero Pfizer sono già state somministrate e 2 milioni di cittadini le hanno già ricevute entrambe. Sul piano demografico, si è arrivati al 90% circa degli over 60 vaccinati. Con una capillarità nella somministrazione garantita anche attraverso formule accattivanti. Alcuni locali di Tel Aviv, infatti, hanno lanciato l'abbinata tra drink e somministrazione. Un modo per agevolare l'adesione dei più giovani alla campagna di immunizzazione. Nei riflessi geopolitici della lotta al Covid c'è anche l'intreccio con la crisi israelo-palestinese. Tre giorni fa un primo lotto di duemila dosi di vaccino Sputnik, spedito dall'Autorità Nazionale Palestinese, è arrivato nella Striscia di Gaza e su questo invio si era innescato uno scontro politico. Il carico, infatti, era stato bloccato a un checkpoint israeliano e da lì era partita la giostra delle accuse contro il governo di Tel Aviv.
LINCIAGGIO POLITICO Il ministro della salute dell'Anp, Mai al Kalila, aveva puntato il dito contro una decisione definita "arbitraria", dandone una lettura politica, ma andando al dettaglio la questione era ben diversa. Come ha rivelato al Guardian una fonte della sicurezza israeliana, la richiesta di invio del lotto era stata inoltrata al consiglio di sicurezza di Gerusalemme, ma doveva giungere ancora al nulla osta nel momento in cui il carico è stato spedito. Dunque saremmo di fronte a uno sfalsamento di tempistiche, con un invio prima di ottenere il via libera, alla base di quella che si prefigurava come l'ennesima operazione di linciaggio mediatico-politico su Israele. In cui si era innestato subito Hamas, che ha il controllo della Striscia Secondo la stampa locale, infatti, il gruppo estremista e la Jihad islamica avrebbero ventilato un possibile aumento di intensità delle violenze anti israeliane nel caso in cui il blocco delle fiale si fosse protratto.
ESTREMISTI PRIVILEGIATI E poi c'è un altro dato a rendere tutto più problematico, ossia il sospetto, serpeggiante nel mondo politico israeliano, che le iniezioni non verranno somministrate al personale sanitario che opera nell'area, come annunciato dal ministro della salute dell'Anp, ma saranno poi dirottate sui leader politici di Hamas. Nessun gesto di ostilità pregiudiziale da parte di Israele anche perché, come ha affermato all'Associated Press un funzionario della difesa, il Paese non ha alcun interesse che a Gaza ci sia un peggioramento della condizione sanitaria. E nei prossimi giorni nell'area potrebbero arrivare altre 20mila dosi del vaccino Sputnik, inviate dagli Emirati Arabi Uniti per via egiziana e su intercessione di Mohammed Dahlan, rivale politico di Abu Mazen. E dunque chiaro come la campagna vaccinale si intreccia con le prossime elezioni legislative, riproponendo una costante (il legame tra lotta al Covid e passaggi politici) ben conosciuta in tutto il mondo.
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