Covid, Israele riapre. Ma l'emergenza non è finita Commenti di Sharon Nizza, Davide Frattini
Testata:La Repubblica - Corriere della Sera Autore: Sharon Nizza - Davide Frattini Titolo: «Israele riapre: 'Tra i vaccinati casi con sintomi ridotti del 94%' - Cyber esercito in campo contro i no-vax»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/02/2021, a pag. 7, con il titolo "Israele riapre: 'Tra i vaccinati casi con sintomi ridotti del 94%' ", l'analisi di Sharon Nizza; dal CORRIERE della SERA, a pag. 17, con il titolo "Cyber esercito in campo contro i no-vax", l'analisi di Davide Frattini.
Ecco gli articoli:
LA REPUBBLICA - Sharon Nizza: "Israele riapre: 'Tra i vaccinati casi con sintomi ridotti del 94%' "
Sharon Nizza
Con quasi 4 milioni di vaccinati — 2,5 milioni con due dosi — su 9,2 milioni di abitanti, Israele è il laboratorio che fornisce al mondo i dati più aggiornati sull’efficacia del vaccino. Con 100.000 inoculazioni Pfizer al giorno in media, si confermano le previsioni dell’azienda, che aveva certificato un’efficacia del 95%. Ieri sono stati pubblicati i dati di Clalit, la più grande tra le quattro casse mutueresponsabili della campagna: nel confronto tra 600.000 vaccinati e altrettanti che non lo sono ancora, è stata dimostrata la riduzione del 94% dei contagi sintomatici, e del 92% dei casi gravi. «Con i colleghi di Harvard, abbiamo condotto una serie di controlli che ci consentono di affermare che il vaccino Pfizer è efficace a una settimana dalla somministrazione della seconda dose», ha affermato il professor Ran Balicer, direttore dell’istituto di ricerca di Clalit. «I dati dimostrano ancora più efficacia dopo due settimane dal richiamo», ha aggiunto. Al momento Israele fornisce il certificato vaccinale — su internet — a una settimana dalla seconda dose. Altri dati rilasciati dalla cassa mutua Maccabi indicano che meno dello 0,1% dei vaccinati ha contratto il virus e nessuno in modo grave. Particolarmente incoraggiante il calo dei contagi tra gli over 60, del 64% da gennaio e del 48% per l’incidenza sui malati gravi, secondo i dati del professor Eran Segal, del Weizman Institute. Al contempo, il Paese vede un aumento record dei contagi tra gli under 40, che sono risultati il 75% dei positivi nell’ultima settimana, e 1 su 6 dei nuovi malati gravi. La causa è direttamente legata all’effetto vaccini, in quanto i primi inoculati sono stati gli over 60 che ora risultano più immunizzati (tra questi, gli over 80, i soggetti più a rischio tra cui si registrava il 93% della morbilità grave, sono stati immunizzati al 90%). Ma tra gli esperti si pensa sia anche l’effetto della variante inglese, che è responsabile dell’80% dei casi israeliani, più contagiosa e probabilmente più letale, se si considera che a gennaio i decessi sono stati il 30% di quelli registrati dall’inizio della pandemia (5.403). Ieri il governo ha dato il via all’apertura, da domenica, di buona parte dei settori dell’economia: hotel, teatri, eventi sportivi, musei, palestre, centri commerciali chiusi da più di un mese dopo il terzo lockdown. L’aeroporto, che tre settimane fa era stato chiuso con 24 ore di preavviso, lasciando migliaia di israeliani bloccati all’estero, verrà riaperto solo parzialmente, consentendo l’atterraggio di 2.000 persone al giorno, e mantenendo l’obbligo di quarantena negli hotel Covid. E cominciano a farsi spazio le polemiche su vincoli e benefit legati ai vaccini: per incoraggiare la campagna, l’ingresso a parte dei servizi sarà vincolato alla presentazione del certificato vaccinale o di guarigione.
CORRIERE della SERA - Davide Frattini: "Cyber esercito in campo contro i no-vax"
Davide Frattini
A Bnei Brak gli infermieri distribuiscono vaccini e cholent, la zuppa di carne con patate che gli ultraortodossi cucinano per il giorno sacro di Shabbat. A Jaffa il camioncino piazzato dal comune offre le dosi assieme a un piatto di hummus, la crema di ceci passione e orgoglio degli arabi. A ognuno la ricetta preferita per tentare di attrarre gli indecisi, quelli che non si sono ancora presentati in uno dei centri allestiti in tutto il Paese. Ai no-vax che si oppongono alla campagna di massa il governo prova invece a proporre cibo per la mente. Informazioni scientifiche che devono contrastare i messaggi catastrofisti e le teorie del complotto pubblicati sui social media. Una lista di fake news in disordine sparso: con il liquido vengono iniettati dei microchip per pedinare la gente; il farmaco può causare la morte e danneggia i feti; sarebbe tutto un esperimento per ridurre la popolazione. Le notizie infondate si diffondono attraverso Facebook (che ha già cancellato migliaia di post su richiesta del ministero della Giustizia israeliano) e soprattutto Telegram «perché garantisce l’anonimato e rende quasi impossibile fermare la catena di bugie», spiega Amit Goldstein al quotidiano Haaretz. Amit guida la squadra di 11 giovani — presto se ne aggiungeranno 7 — che è stata incaricata di combattere la cyberguerra contro la disinformazione. Qualcuno dei ragazzi è ancora in divisa, altri l’hanno messa nell’armadio da poco. Sono stati addestrati nell’esercito a monitorare i canali usati dai terroristi o dagli Stati nemici, lavorano dall’alba alla mezzanotte in una sala tutta schermi allestita in un centro congressi dalle parti dell’aeroporto, a pochi chilometri da Tel Aviv, e si occupano di dare la caccia «a quei dati che vengono presentati come ufficiali», dice Einav Shimron del ministero della Sanità. «Abbiamo fatto rimuovere documenti che riportavano il timbro della Food and Drug Administration americana o della casa farmaceutica Pfizer». Il premier Benjamin Netanyahu bolla i «non vaccinati» come i nuovi nemici, valuta sanzioni e annuncia benefici per incentivare i cittadini: da domenica riaprono cinema, teatri, palestre, eventi pubblici. Sarà ammesso solo chi può dimostrare di essere immunizzato.
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