Una voce sottile
Marco Di Porto
Giuntina euro 15
Rodi è un’isola greca dell’arcipelago del Dodecaneso, a poca distanza dalla Turchia, il cui nome “rosa” deriva dalla sua natura rigogliosa, quasi in un’eterna primavera fiorita. Qui è vissuta per secoli una comunità sefardita composta dai discendenti di ebrei cacciati dalla Spagna alla fine del Quattrocento che decennio dopo decennio dettero vita alla Juderia, il quartiere ebraico, addossato al porto, fatto di botteghe dei mestieri e dei commerci, di sinagoghe e angoli fioriti. Per secoli gli ebrei di Rodi hanno vissuto sotto il dominio turco condividendo con le due principali comunità dei turchi e dei greci il soffio del vento, il mare e il profumo della natura di questa isola rigogliosa. Le ambizioni coloniali italiane cambiano lo status quo: Rodi diventa colonia italiana nel 1912 e per la comunità ebraica la situazione precipita quando nei primi anni Venti l’isola diventa parte dell’Italia fascista con Mussolini al potere. L’alleanza con la Germania di Hitler rende inevitabile la drammatica deriva antisemita. E’ in questo scenario che Marco Di Porto, giornalista e redattore della rubrica di Rai 2 Sorgente di vita, ambienta il suo ultimo romanzo, ispirato alla storia del nonno Salomone Galante che non ha mai conosciuto, sopravvissuto alla deportazione nei campi di sterminio.
Negli anni Trenta Solly è un ragazzo sensibile che lavora in una libreria, appassionato di libri e fumetti, è ben radicato nella sua comunità e profondamente attaccato alle tradizioni religiose. L’autore descrive con sensibilità e rispetto quel piccolo microcosmo che comprende fratelli, sorelle, cugini e zii che si ritrovano per condividere con gioia i momenti legati alle varie festività religiose. Eppure in quella piccola comunità si insinua piano piano il veleno antisemita prima con i soprusi di Giorgio Cutrera, fanatico fascista indottrinato dagli scritti di Giovanni Preziosi, che vuole perseguire la purezza razziale, poi con l’espulsione dei bambini dalle scuole e di tutti gli ebrei dagli uffici pubblici. La vita diventa sempre più difficile per gli ebrei rodioti: quelli che possono come la famiglia di Rachel, giovane fidanzata di Solly, emigrano in Francia, gli altri si barcamenano in un’esistenza diventata improvvisamente grigia. Il libro racconta le vicende di Solly e dei suoi parenti, in particolare si sofferma sui drammatici eventi che vedono coinvolta la cugina Judith dopo un grave bombardamento avvenuto nei pressi della juderia. Questa è una delle pagine più intense del romanzo in cui l’autore dispiega una rara capacità introspettiva nell’analizzare i risvolti psicologici della giovane Judith, vittima di un grave atto di violenza da parte di un soldato nazista.
L’atto finale per la comunità rodiota si consuma con l’inganno. E’ il 19 luglio 1944 quando giunge l’ordine per tutti gli ebrei maschi adulti di presentarsi alla caserma dell’aeronautica, occupata dai nazisti, per un controllo documenti. Il giorno dopo è la volta delle donne e dei bambini cui viene richiesto di portare con sé denaro e gioielli. Ancora una volta è con l’inganno che si circuiscono persone inermi. Delle oltre milleottocento persone deportate ad Auschwitz da Rodi e dalla vicina isola di Kos ne sopravvissero centottantuno fra cui Solly, il nonno dell’autore, unico membro della famiglia a ritornare e Sami Modiano, il testimone che ha dedicato la sua vita a raccontare ai giovani la sua drammatica esperienza nel lager. Due figure di “giusti” vengono ricordate dall’autore per la determinazione con cui si opposero alle persecuzioni naziste: il console turco Selahattin Ulkumen che riuscì a far liberare quarantadue persone (ebrei che avevano mantenuto la cittadinanza turca) minacciando di far scoppiare un caso diplomatico fra la Germania e la Turchia, che nella guerra era neutrale e il Muftì Suleyman Kaslioglu che venne in soccorso degli ebrei offrendosi di nascondere i preziosi rotoli della Legge (alcuni antichissimi provenienti dalla Spagna sefardita delle origini) nella moschea Murat Reis, salvandoli così dalla barbara profanazione.
Benchè le vicende legate alla gioventù del nonno a Rodi siano frutto della sua fantasia è attraverso documenti consultati nell’archivio storico del Dodecaneso che Marco Di Porto ha ricostruito con grande accuratezza la storia di Solly e dei suoi familiari, tutti assassinati ad Auschwitz, chi erano, dove vivevano, addirittura il giudizio sulla loro condotta morale o qualche screzio avuto con le autorità. “Partendo da questi dati ho provato a immaginare le loro vite, poi travolte e inghiottite dalla storia”. “Una voce sottile”, vincitore del Premio Fiuggi Storia 2020 nella sezione romanzo storico, è una testimonianza preziosa che intrecciando i destini di tanti ebrei rodioti che popolavano i tortuosi vicoli della juderia, riesce – come scrive Lia Levi – a compiere il miracolo di far rivivere per noi le atmosfere, la religiosità, i sapori e i colori di quel mondo un tempo felice.
Giorgia Greco