Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/01/2021, a pag.13, con il titolo 'Il procedimento sarebbe illegale dopo la fine del mandato, Donald non ha violato la legge' l'intervista di Viviana Mazza a Alan Dershowitz.
Viviana Mazza
Alan Dershowitz
I siti The Hill e Politico hanno scritto che Alan Dershowitz — che difese il presidente Trump nel primo processo per impeachment — è pronto a rifarlo. «Mi hanno citato in modo scorretto — dice al Corriere il professore emerito di Harvard —. Ho detto che difenderei il primo emendamento dai tentativi di trasformare la Costituzione in un’arma tra fazioni nel breve periodo».
Se il presidente glielo chiedesse, lei accetterebbe? «Non penso che ci sarà un processo per impeachment perché si terrebbe quando il suo mandato sarà finito, perciò non commenterò su ciò che direi se me lo chiedesse».
Gli esperti sono divisi sulla possibilità o meno di un processo di Trump al Senato dopo la fine del mandato. «È semplicemente sbagliato. Che si tratti di Obama, Jefferson, Lincoln o dell’ex presidente Trump, il Congresso non ha il potere di mettere sotto impeachment un privato cittadino. La Costituzione è chiara: l’impeachment si applica a presidenti in carica».
Donald Trump
C’è una rabbia ampiamente condivisa per il discorso del presidente alla folla lo scorso 6 gennaio. Lei crede che Trump abbia sbagliato? «Condivido quella rabbia. Vorrei che non avesse fatto quel discorso, mi ha turbato profondamente. Ma era completamente protetto dalla Costituzione e dal primo emendamento. Aveva il diritto di dire quelle cose, anche se non le approvo. Era un discorso politico, protetto dalla libertà di espressione».
Altri costituzionalisti sono in disaccordo con lei. Da Laurence H. Tribe, professore emerito di Harvard, all’ex giudice Michael McConnell, sostengono che se si considera non solo l’incitamento alla violenza del 6 gennaio ma anche la totalità delle azioni di Trump intese a impedire la certificazione dei risultati elettorali (incluso il mancato invio della Guardia nazionale) si tratta di azioni passibili di impeachment. «Sono tutte azioni politiche legittime protette dal primo emendamento. E se le si guarda nel contesto, è ancora più chiaro che ciò che Trump stava facendo era impedire al Congresso di certificare le elezioni. Non sono d’accordo con Trump, ma ha il diritto di contestare un’elezione e di parlare alla folla nel tentativo di contestarla. Ho ragione io: ho fatto ricerche storiche e ho difeso sia il presidente Clinton che Trump, sono neutrale, a differenza di Larry Tribe che si esprime sempre a favore di un certo partito».
Un presidente non può essere perseguito per sovversione della Costituzione? «Sono convinto di no, è un termine vago, come ho già detto al Senato. I padri fondatori sono stati molto chiari: “Tradimento, corruzione, gravi crimini e misfatti”. Ogni presidente è stato accusato di sovversione della Costituzione. Franklin Roosevelt ha sovvertito la Costituzione quando ha messo 10.000 americani di origini giapponesi in campi di concentramento...».
C’è chi sostiene che per l’impeachment non è necessario commettere un crimine penalmente perseguibile. Spetta al Congresso e non ai tribunali decidere. «Se ci fosse l’impeachment di un presidente in violazione della Costituzione, non è escluso che una Corte possa intervenire. Due giudici della Corte Suprema hanno già detto che potrebbero farlo».
Twitter ha il diritto di bandire Trump: il primo emendamento proibisce la censura governativa, non quella dei privati. «I social hanno il diritto costituzionale di censurare, perché sono privati, anche se io disapprovo. La domanda è se possono farlo e godere pure dell’esenzione di responsabilità sotto la sezione 230. Io credo che perdano la protezione».
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