Francia, la vita impossibile di Mila: osò criticare l'islam Analisi di Stefano Montefiori
Testata: Corriere della Sera Data: 11 dicembre 2020 Pagina: 19 Autore: Stefano Montefiori Titolo: «L'impossibile vita di Mila, che osò attaccare l'Islam. Il padre: quanti vigliacchi»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/12/2020, a pag.19, con il titolo "L'impossibile vita di Mila, che osò attaccare l'Islam. Il padre: quanti vigliacchi", il commento di Stefano Montefiori.
Stefano Montefiori
«A differenza di lei, colonnello, e di tanti altri, Mila non si sottometterà mai», scrive in una «lettera ai vigliacchi» il padre della sedicenne che dal 18 gennaio 2020 vive nascosta, minacciata dagli islamisti, dopo avere risposto ad attacchi omofobi con un video su Instagram nel quale insultava l'Islam e Allah. A febbraio Mila ha dovuto lasciare il suo liceo, il Léonard-de-Vinci di Villefontaine (vicino a Lione), ed è stata ospitata nel pensionato di un liceo militare. A settembre i suoi genitori hanno cercato di iscriverla di nuovo in una scuola normale, ma nonostante l'insistenza del governo tutte si sono rifiutate di accoglierla, per paura di attentati. Così Mila ha ricominciato il nuovo anno scolastico nel liceo militare a condizione di mantenere 11 segreto più totale. Qualche giorno fa, in una videochat con qualche amico, si è lasciata sfumare il nome dell'istituto. Si e accorta dell'errore, ha cambiato discorso ma ormai era troppo tardi. E stata cacciata anche da lì, finirà l'anno scolastico a caca, con la didattica a distanza. II liceo militare e quindi l'esercito francese si piegano alle minacce degli Islamisti. «VI siete sbarazzati di Mila al primo pretesto», scrive il padre nella lettera al colonnello-preside, e pubblicata ieri da Le Point. «Ma se neanche l'esercito può permetterle di proseguire gli studi, che cosa possiamo fare noi genitori? Per not è un film dell'orrore».
La vicenda di Mila è un incubo anche per il governo. Proprio due giorni fa, quasi due mesi dopo la decapitazione del professore Samuel Paty all'uscita da scuola, il premier Jean Castex ha presentato il progetto di legge per la «difesa dei valori della Repubblica» dagli attacchi dei musulmani radicali. Una serie di norme che puntano a combattere gli attacchi nei social media proteggendo la laicità e quindi il diritto di blasfemia. Ma in concreto oggi Mila riceve migliaia di minacce di morte, di torture e di stupro — già 3o mila a inizio luglio 2020, secondo l'avvocato Richard Malka — non le viene garantito il diritto all'educazione, e lo Stato francese non può (o non vuole, secondo suo padre) proteggerla. Non pochi pensano che se la sia cercata. Come Ségolène Royal, possibile candidata all'Eliseo nel 2022, che qualche settimana fa lamentava che «un'adolescente irrispettosa venga portata a simbolo della libertà di espressione». Come con Charlie Hebdo, il problema non sono gli Islamisti che minacciano di morte e alla fine uccidono, ma le vittime che avevano avuto l'impertinenza di provocarli. Sicuramente indisciplinata, magari in difficoltà nell'affermare e difendere la propria omosessualità, con la veemenza e la spontaneità dei suoi i6 anni Mila a gennaio è sbottata su Instagram contro alcuni islamisti che volevano «riportarla sulla retta via» con avances ripetute e non gradite, e ha finito per prendersela con il Corano e Allah. Il liceo militare aveva acconsentito a malincuore a riceverla, a condizione che non usasse mai più il telefonino. «Ché è come obbligare qualcuno aggredito per strada a non uscire mai più di casa», scrive il padre. Il caso di Mila parla della violenza degli islamisti, e della propensione ad abbassare la testa dei tanti — almeno l'esercito — che dovrebbero opporsi alla loro arroganza.
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