Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/11/2020, a pag.17, con il titolo "Un falco per Yad Vashem, Netanyahu nella bufera" il commento di Davide Frattini.
Davide Frattini si scaglia contro Effi Eitam, proposto da Netanyahu alla guida del Memoriale della Shoah di Gerusalemme, Yad Vashem, e non risparmia critiche anche nei confronti dell'attuale premier israeliano. Eitam, agli occhi di Frattini che ancora una volta preferisce il gossip al giornalismo serio, ha il difetto di portare la kippà e quello, ancora più grave, di non appartenere alla sinistra. La critica è la conseguenza immediata - ma non giustificata - di questi due fatti. Persino le poche righe dedicate al soldato Eitam sono indegne del passato militare di un difensore di Israele.
Ecco l'articolo:
Davide Frattini
Effi Eitam
A quindici anni sentiva i colpi d'artiglieria picchiare attorno al rifugio nel kibbutz sul lago di Tiberiade dov'è cresciuto. A ventuno, appena uscito dall'addestramento ufficiali, si è piazzato in un fossato sulle alture del Golan con un bazooka per provare a respingere i carrarmati siriani. A ventiquattro atterra in Uganda con le forze speciali, l'operazione per liberare gli ostaggi a Entebbe in cui è morto Yoni, il fratello del premier Benjamin Netanyahu. A trenta entra in Libano con le truppe di Tsahal, cinque anni dopo è un comandante durante la seconda intifada. 1967, 1973, 1976, 1982, 1987. Effi Eitam ha combattuto in tante delle molte guerre d'Israele. Quella di Yom Kippur gli ha inciso anche la ferita del dubbio, con il Paese che ha rischiato il collasso militare, e lo ha spinto verso la fede: si mette in testa la kippah all'uncinetto dei sionisti religiosi e va ad abitare sulle alture del Golan catturate ai siriani. Si convince che tutta la nazione debba attraversare il suo stesso processo, lo Stato deve tornare alla religione. Così la politica. L'eroe (per molti) diventa parlamentare della destra oltranzista, ministro, è contrario a qualunque compromesso: ritiene inevitabile l'espulsione dei palestinesi dalla Cisgiordania e raccomanda di togliere la cittadinanza agli arabi israeliani «che sono il quinto della popolazione e rappresentano una quinta colonna di traditori». Posizioni che adesso vengono usate per fermare la sua nomina alla guida di Yad Vashem. Dal Libro di Isaia: «Concederò nella mia casa e dentro le mie mura un posto e un nome... darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato». Yad Vashem sono il posto e il nome — questo significa in ebraico — di un'«istituzione sacra», come dice il capo dell'opposizione Yair Lapid. Dal 1957 ha avuto solo due presidenti, Avner Shalev ha annunciato in giugno di voler lasciare a 81 anni. Direttori sempre apolitici.
Yad Vashem
Netanyahu e il ministro Zeev Elkin hanno invece offerto il posto a Eitam. La scelta sembra legata alla tenuta della coalizione al potere, anche se il generale in pensione non è più in parlamento il premier ha bisogno dell'appoggio dei piccoli partiti estremisti. La candidatura è criticata dalla federazione che raggruppa in Israele le associazioni dei sopravvissuti all'Olocausto. La presidentessa Colette Avital, ex ministra laburista, dice di aver proposto al governo dei nomi alternativi, «sempre rappresentanti della destra»: «Persone che possano proiettare un'immagine di tolleranza e moderazione». L'americana Anti-defamation League, che combatte l'antisemitismo in tutto il mondo, ha ricordato un episodio negli anni Ottanta «quando soldati sotto il comando di Eitam hanno picchiato a morte un prigioniero palestinese»: «Le sue vicende moralmente problematiche inquietano chi si dedica a inculcare la memoria dell'Olocausto». Elkin e la destra bollano la campagna contro Eitam — che deve comunque ricevere la conferma dal consiglio dei ministri e pure lì ci sono già i contrari — come «ipocrita». «Effi è stato presentato come l'incarnazione del fascismo — scrive il quotidiano Israel Hayom, vicinissimo a Netanyahu — e la bugia ha ormai preso piede. Nella sua vita ha fatto di tutto per difendere il Paese e questa non è una visione fascista del mondo, se non incerti circoli della sinistra radicale».
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