L'Unione europea è indignata per l’eliminazione di uno ‘scienziato’ iraniano
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
A destra: Joseph Borrel, responsabile della politica estera dell'Unione Europea
L'Unione Europea ha appena condannato l '“attacco terroristico” in Iran che ha ucciso il fisico nucleare Mohsen Fakhrizadeh, definendolo un “atto criminale”. Il che solleva la domanda: cos'è un attacco terroristico e quando è un atto criminale da condannare senza indugio? Sappiamo che per l'Iran le risposte sono vaghe. Gli Ayatollah non fanno mistero della loro intenzione di cancellare lo Stato ebraico dalla carta geografica, e tale intenzione si manifesta in azione. Teheran finanzia e arma Hezbollah in Libano e addestra i suoi miliziani. Ma la distruzione di Israele è la vera ragion d'essere di questo movimento, definito terrorista da un numero sempre più crescente di Paesi. L'Unione Europea non è ancora tra questi. Il Signor Joseph Borrel, che è responsabile della politica estera per questa onorevole istituzione, non ha esitato a dire, quando era Ministro spagnolo degli Affari esteri, che conosceva il desiderio iraniano di distruggere Israele, aggiungendo che poteva “conviverci”. Sarebbe rimasto sorpreso di apprendere che gli iraniani avrebbero interpretato le sue parole come un incoraggiamento. Loro hanno quindi continuato a dedicarsi ad attentati in Europa tramite Hezbollah e Hamas o direttamente. Questa settimana, in Belgio, si sta svolgendo il processo a quattro iraniani accusati di aver pianificato nel 2018 un attacco su larga scala in Francia. Secondo le autorità francesi, agivano per conto dei servizi di intelligence agli ordini di Teheran… Nessun membro dell'amministrazione iraniana è mai stato ancora processato in Europa per atti del genere.
Mohsen Fakhrizadeh
Per decenni l'Europa ha concesso una colpevole indulgenza al programma nucleare iraniano, che non considera una minaccia. Peggio ancora, l’Europa si impegna in manovre al limite della legalità, per aggirare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti al regime iraniano, colto più volte a violare gli obblighi assunti nell'ambito del JCPOA, un trattato definito così benevolmente in ogni dettaglio proprio cinque anni fa dal Presidente Obama, all'insaputa dei suoi più fedeli alleati in Medio Oriente, Israele e le monarchie sunnite del Golfo, giustamente preoccupati per gli obiettivi egemonici degli Ayatollah. Le installazioni petrolifere saudite sono state prese di mira dai missili diverse volte. Per la cronaca, al momento di firmare il trattato, l'Iran aveva ribadito che in nessun caso avrebbe cercato, sviluppato o acquistato armi nucleari e che, grazie al JCPOA, riteneva di essere in grado di sviluppare un programma nucleare esclusivamente pacifico e locale, al fine di rafforzare la fiducia e incoraggiare la cooperazione internazionale. Sappiamo cosa sta succedendo: oggi l'Iran sarebbe in grado di accedere alle armi nucleari in un tempo spaventosamente breve. E’ inutile che una certa stampa sostenga che sia per difendersi da Israele, quando questo Paese non fa che ripetere che è lui ad essere minacciato e non chiede altro se non di vivere in buoni rapporti con l'Iran, com'era stato per lungo tempo in passato. Mentre l'Unione Europea è così sollecita a inviare le sue condoglianze alla famiglia dello “scienziato”, che comunque non osa chiamare martire, non troveremmo mai tali espressioni di simpatia per i civili israeliani che hanno perduto dei famigliari in un mortale attacco di coltello. L'Unione continua a versare somme considerevoli all'Autorità palestinese nella piena consapevolezza che una parte di queste somme viene utilizzata per fornire un reddito adeguato ai terroristi catturati vivi e incarcerati, o alle loro famiglie se sono stati uccisi. In questo caso, inoltre, vengono elevati alla dignità di eroi e vengono eretti monumenti in loro onore. Ma cosa ha a che fare tutto questo con l'Iran e la sua volontà di eliminare, non qualche cittadino, ma tutto Israele? Assolutamente nulla, è ovvio.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".