Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/11/2020, a pag.18, con il titolo "Pompeo benedice le colonie di Israele (e beve il 'suo' vino)" il commento di Davide Frattini.
Sarebbe degno del Manifesto, e non del quotidiano più venduto in Italia, il pezzo di oggi di Davide Frattini. Il giornalista attacca Mike Pompeo e le "colonie" israeliane, e omette la visita del segretario di Stato americano in Golan per concentrarsi sul vino dedicato a Pompeo stesso. L'utilizzo della parola disinformante "colonie" - presente nell'articolo e nel titolo - è ciò che rende l'articolo un esempio di disinformazione contro Israele. Per una cronaca equilibrata sui fatti rimandiamo a quell di Sharon Nizza, in altra pagina oggi su IC.
Ecco l'articolo:
Davide Frattini
Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah. Mike Pompeo è il primo segretario di Stato a poter gustare un vino che porta il suo nome. È anche il primo a visitare una colonia in Cisgiordania e a decidere di imporre ai distributori verso gli Stati Uniti la formula «Made in Israel» sulle etichette dei prodotti provenienti dai territori palestinesi «su cui Israele esercita il controllo» e che il resto della comunità internazionale considera occupati. A partire dal rosso Pompeo. Che ieri gli è stato offerto in regalo dal proprietario delle cantine Psagot, sulle colline a est di Ramallah. Fa notare Yaakov Berg che sul magnum sta anche scritto #madeinlegality, che questo per lui è il riconoscimento più importante. Per anni ha combattuto senza successo nelle corti europee e in quelle canadesi contro l’obbligo di identificare le sue annate come imbottigliate in un insediamento. L’organizzazione israeliana «Pace adesso», ricorda che le vigne di Psagot sono state piantate su terre palestinesi «saccheggiate un ettaro alla volta» e definisce la visita di Pompeo «un ultimo patetico tentativo di minare la pace legittimando le colonie». Gli analisti prevedono che il presidente eletto Joe Biden ristabilisca la tradizionale opposizione della diplomazia americana agli insediamenti, considerati «un ostacolo» alle trattative per la nascita di uno Stato palestinese. Così Berg — come Pompeo e il resto dei fedelissimi di Donald Trump — continua a sognare un secondo mandato per il leader alla Casa Bianca che più abbia concesso a un governo israeliano: «Non abbiano sottratto nulla, siamo tornati alla nostra patria dopo duemila anni e non abbiamo intenzione di andarcene».
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