Purtroppo, la politica francese in Medio Oriente non si è ancora scrollata di dosso la polvere del passato. Lo dimostra l'iniziativa del Presidente Macron che il 2 novembre ha telefonato al Presidente dell'Autorità Palestinese (il cui mandato, è un dettaglio, è scaduto da qualche anno). Un'Autorità che, come è noto, beneficia della sollecitudine e della generosità dell'Unione Europea in generale e della Francia in particolare. Ciò non le ha impedito di incoraggiare le manifestazioni scoppiate in tutti i territori palestinesi e persino di invocare un “giorno di rabbia” per protestare contro quelli che considera insulti al profeta dell’Islam mentre i commercianti palestinesi avrebbero dovuto “spontaneamente” boicottare i prodotti israeliani (decisione non presa in considerazione, visto che i commercianti hanno mostrato buon senso). Laddove la logica mediorientale richiedeva una ferma protesta, la Francia ha preferito, attraverso la voce del suo Presidente, cercare la pacificazione spiegando la propria posizione. È all'agenzia di stampa palestinese Wafa (https://french.wafa.ps/Pages/Details/190934) che dobbiamo questa informazione, che è stata appena divulgata dai media in Francia. Si capisce il perché dalla lettura del comunicato: “Il Presidente Mahmoud Abbas ha sottolineato durante questa telefonata con il Presidente francese, che tutti devono rispettare le religioni e i simboli religiosi, non permettere che il profeta Maometto venga offeso, così come tutti i profeti e le religioni, e condannare i colpevoli.” In risposta, “il Presidente Macron ha affermato il suo rispetto per l'Islam e il mondo islamico, sottolineando che non intendeva offendere l'Islam e i musulmani e che invece distingue tra il terrorismo e l’estremismo da una parte, e l'islam e il mondo islamico dall'altra.” In conclusione, riferisce l'agenzia, "il Presidente Abbas ha sottolineato il rifiuto dell'estremismo, della violenza e del terrorismo, qualunque ne siano la fonte o le forme.”
Durante questa cortese conversazione tra persone ben educate, non è stato fatto ovviamente alcun cenno all'antisemitismo instillato nei giovani palestinesi fin dall'infanzia grazie ai libri scolastici ben illustrati e finanziati dall'Unione Europea, né al rifiuto di consentire una presenza ebraica sulla spianata del Tempio ed alle generose rendite date ai terroristi che attaccano i civili israeliani. E così, sensibile alla questione degli attacchi reali o immaginari al profeta, il Presidente Abbas non ha sentito alcun bisogno di scusarsi, neppure in tono sommesso, per gli insulti arrecati alla persona di Emmanuel Macron e, tramite lui, alla Francia intera che lui rappresenta, in particolare bruciando o calpestando la sua effige. Ancora più grave, dato che il Presidente francese “ha espresso la fermezza della posizione francese a favore del raggiungimento della pace sulla base della soluzione dei due Stati, nel rispetto del diritto internazionale, e che la Francia è pronta a portare avanti i suoi sforzi per raggiungere questo obiettivo”. Il signor Mahmud Abbas non sembra abbia dato prova di alcuna reciprocità. Non ha ringraziato il suo interlocutore e, soprattutto, è stato attento a non impegnarsi a pubblicare delle dichiarazioni pacifiche e ad invitare i cittadini palestinesi a fermare le manifestazioni e le proteste antifrancesi. Senza dubbio il Signor Macron non aveva in mente il vecchio adagio francese: “ungi il cattivo, lui ti pungerà, pungi il cattivo, lui ti ungerà”.
Michelle Mazelscrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".