Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 30/10/2020, a pag. 5, con il titolo "Quelli che non dicono 'islam'. E l'Ucoii: c'è la mano degli 007", il commento di Stefano Zurlo; dalla REPUBBLICA, a pag. 2, con il titolo "Sgozzati in nome di Allah, orrore in chiesa a Nizza. Macron: attacco alla Francia", la cronaca di Anais Ginori.
Ecco gli articoli:
Emmanuel Macron
IL GIORNALE - Stefano Zurlo: "Quelli che non dicono 'islam'. E l'Ucoii: c'è la mano degli 007"
Stefano Zurlo
Non si tratta di far cadere lo stigma sull'Islam. Semmai di uscire dalla nouvelle vague del politicamente corretto. Quello che si indigna giustamente per le stragi suprematiste e fa sfoggio di retorica per ogni rigurgito di violenza neofascista ma non mette mai la cornice al terrorismo di matrice islamista. È un tabù da non infrangere. Nemmeno oggi, davanti all'orrore della cattedrale di Nizza, la città che porta ancora le cicatrici della spaventosa carneficina del luglio 2016. Quattro anni dopo, il nemico è lo stesso: frange estremiste che tradiscono una religione e una civiltà millenarie. Distinguo che sono fondamentali, ma qui i dettagli non fanno presa. C'è nel domino di messaggi scritti in queste ore la solita autocensura: il nemico non ha nome, si sa chi è ma non viene nominato, Mai. Comincia il premier Giuseppe Conte: «Il vile attacco che si è consumato a Nizza non scalfisce il fronte comune a difesa dei valori di libertà e pace. Le nostre certezze sono più forti di fanatismo, odio, terrore». Tutto vero e tutto indistinto. Come nelle parole di Luigi Di Maio: «L'Italia ripudia ogni estremismo e resta al fianco della Francia nella lotta contro il terrorismo e ogni radicalismo violento». E però il nemico della Francia è sempre lo stesso che ha seminato lutti su tutti, mattanze senza fine fino alla spaventosa decapitazione di un professore solo pochi giorni fa. La Francia è in guerra, ma i binocoli della nostra politica non vedono l'esercito degli assassini jihadisti. Scrive il presidente della Camera Roberto Fico: «La mia vicinanza al popolo francese per il feroce attentato di Nizza. Contro il terrorismo dobbiamo essere capaci di unirci come comunità, rispondendo con fermezza e affermando i nostri valori». Niente di più. Certe espressioni e vocaboli sono sotto embargo e non possono essere usati. Così nell'annacquamento generale, Davide Piccardo, una delle voci più attive della galassia islamica italiana, spesso al centro di furibonde polemiche, può affermare: «In otto casi su dieci di terrorismo in Francia c'è la mano dei servizi francesi. Non lo dico io ma atti giudiziari della giustizia francese». Siamo al negazionismo, al complottismo, al rimbalzo delle responsabilità. Nessuno punta il dito contro i seminatori di odio tollerati dalle società occidentali, ma intanto, si trasforma un'ideologia, minoritaria ma non così esigua, in una questione di spie e 007. Sembra invece che il killer di Notre Dame, prima di passare in Francia, sia arrivato a Lampedusa su un barcone e per questo Giorgia Meloni e Matteo Salvini chiedono, se la notizia sarà confermata, le dimissioni del ministro Luciana Lamorgese. Per il resto solo frasi generiche, buone per ogni stagione e ogni colore. «Nel condannare quest'ulteriore, deplorevole gesto di violenza - afferma Sergio Mattarella in un messaggio al Presidente della Francia - manteniamo ferma la determinazione nel contrastare il fanatismo di qualsivoglia matrice». Niente da dire, ci mancherebbe, ma forse si poteva dire qualcosa in più. Ci sono centrali del rancore e del fanatismo che promuovono la violenza e la barbarie e si dovrebbe cercare il modo di togliere loro potere e mezzi. Nel mondo islamico e arabo in particolare ci sono per fortuna anche spinte diverse che fanno ben sperare: pensiamo alla pace con Israele appena raggiunta dagli Emirati Arabi Uniti e dal Bahrein, rottamando pregiudizi e riflessi condizionati sull'arcinemico storico. Lo sguardo abbraccia gli uomini di buona volontà e deve considerare equilibri delicatissimi. Per questo suona coerente la breve meditazione di Papa Francesco che pure sorvola sulla firma sanguinaria: «Informato del feroce attentato», Francesco «condanna nel modo più forte tali atti di violenza terroristica e assicura la sua vicinanza alla Comunità cattolica di Francia». Non si deve cadere nella trappola della guerra di religione ed e quello che puntualizza con toni meno ipocriti e più concreti Enrico Letta: «Quello che sta succedendo è raccapricciante. Non è uno scontro di civiltà. Sono dei pazzi che vanno fermati». Ma anche lui si guarda bene dal fare un passo in più. Si ferma davanti alla porta dei macellai che da anni tagliano teste e sgozzano uomini inermi. Guai a generalizzare. Ma anche a far finta che quel pensiero velenoso non esista.
LA REPUBBLICA - Anais Ginori: "Sgozzati in nome di Allah, orrore in chiesa a Nizza. Macron: attacco alla Francia"
Anais Ginori
«Stavano pregando, solo pregando». Quando è sera, Isabelle Santoni viene a deporre una corona di fiori davanti alla basilica Notre- Dame-de-l’Assomption, la “grande madre” della città. Intorno alla chiesa neogotica costruita centocinquant’anni fa, subito dopo il passaggio dall’Italia alla Francia, c’è uno strano silenzio. «Noi cristiani siamo nel mirino, vogliamo l’esercito per proteggerci», dice con rabbia Santoni, cinquant’anni, agente immobiliare che conosceva il sagrestano Vincent Loguès, sgozzato dal terrorista ieri mattina. «Era gentile — ricorda — si occupava della distribuzione dei pasti ai migranti». Loguès aveva spalancato le porte della basilica alla vigilia del nuovo lockdown in un Paese sotto assedio dal virus. Si è trovato davanti il tunisino ventenne Brahim Aouissaoui armato di un coltello da cucina, l’arma dei jihadisti in questa nuova ondata di attacchi che non sembra avere fine. Il terrorista si è accanito sul sagrestano con lo stesso macabro rituale dell’attentato contro un professore di storia due settimane fa a Nord di Parigi. E poi ha colpito altre due parrocchiane, una donna di settant’anni e un’altra di quaranta riuscita a scappare e morta poco dopo. È stata un’altra giornata di ordinario terrore in Francia. Cominciata con le tre vittime dell’attacco a Nizza e proseguito con un moltiplicarsi di allarmi. Un uomo con una pistola abbattuto dalla polizia ad Avignone. Un altro fermato con un coltello nei pressi della stazione di Lione. Un vigilante ferito sempre all’arma bianca davanti al consolato francese di Gedda in Arabia Saudita. Uno stillicidio di notizie, l’ipotesi di un attacco coordinato nel giorno del Malwid, la festa natale del Profeta, anche se le autorità francesi precisano che in alcuni casi non è terrorismo. «La Francia è sotto attacco». Emmanuel Macron fotografa con lucidità la doppia crisi in cui è precipitato il Paese. In prima linea nel rimbalzo della pandemia e dell’islamismo radicale, mai veramente debellato Oltralpe. Qualche ora dopo aver annunciato in diretta tv il secondo lockdown, il leader francese vola a Nizza per testimoniare la sua solidarietà con una città già ferita dal terrorismo e con l’intera comunità cattolica che rivive l’orrore di quattro anni fa, quando due giovani sgozzarono Jacques Hamel, il prete di Saint-Étienne- du-Rouvray in Normandia. Sua sorella, Roseline Hamel, ha lanciato ieri un toccante appello: «Il Dio che chiede di uccidere non esiste. Con l’aiuto dei non credenti, dobbiamo abbattere questo idolo che incarna lo spirito del Male». Sarà una battaglia lunga. Macron ha annunciato l’aumento da 3 a 7mila soldati per presidiare i luoghi di culto. L’allerta terrorismo è stata alzata al livello massimo. Non succedeva dal 2015, quando in pochi mesi, la Francia ha avuto più di duecento vittime per terrorismo islamico. Anche ora l’escalation è partita dalla ripubblicazione delle vignette di Maometto su Charlie Hebdo a metà settembre. L’intellettuale Caroline Fourest, firma del giornale, ha rivendicato ieri quel gesto di libertà. «I jihadisti ci uccidono per quello che pensiamo, per quello in cui crediamo e per quello che siamo. Uccidono chiunque sia diverso da loro. L’odio sono loro». L’attentato di Nizza è il terzo in poco più di un mese, dopo l’accoltellamento con due feriti vicino all’ex sede del giornale satirico e la decapitazione del professore Samuel Paty. E se Macron si mostra inflessibile nella difesa della laicità e della libertà di espressione, sostenuto dall’opposizione e da molti leader occidentali, in diversi paesi arabi si sono scatenati appelli di gruppi radicali contro la Francia, in parallelo a una crisi diplomatica tra Macron e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che vuole ergersi a difensore del mondo musulmano “offeso”. Ieri il ministro turco degli Esteri ha condannato l’attacco «selvaggio» di Nizza, esprimendo la sua «solidarietà» con il governo francese. Ma l’incendio continua a divampare, e non mancano nuovi piromani. L’ex premier malese Mahathir Mohamad ha sostenuto su Twitter che i musulmani avevano il diritto di «uccidere milioni di francesi». Il terrorista tunisino aveva passato la frontiera dall’Italia solo da qualche giorno. È ricoverato da ieri in ospedale, ferito dagli agenti che sono riusciti a catturarlo vivo. «Ha continuato a gridare Allah Akbar mentre lo stavano portando via i soccorsi », racconta il sindaco di Nizza, Christian Estrosi che vuole chiudere le chiese senza protezione. «Quando è troppo è troppo — dice il sindaco di destra — è ora che la Francia metta da parte le regole di pace per annientare definitivamente l’islamo- fascismo sul nostro territorio». Aouissaoui aveva con sé due telefono all’esame degli investigatori. È stato telecomandato da qualche gruppo islamista? Da Bari, dove si trovava a inizio ottobre, aveva seguito le polemiche per ripubblicazione delle vignette di Maometto? «È un’inchiesta particolarmente complessa », avverte il procuratore antiterorrismo Jean-François Ricard. L’esperienza insegna che è sempre più difficile ricostruire la genesi di alcuni attacchi. Per quello avvenuto a Nizza il 14 luglio 2016, in cui morirono 86 persone, non sono stati ritrovati eventuali mandanti del kamikaze tunisino Mohamed Lahouiej-Bouhlel.
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