La Francia sotto attacco del terrorismo islamico Commento di Fausto Biloslavo, Stefano Montefiori intervista Manuel Valls
Testata:Corriere della Sera - Il Giornale Autore: Fausto Biloslavo - Stefano Montefiori Titolo: «La Francia ostaggio dell'islam radicale tra ricercatori dell'Isis ed ebrei in fuga - 'Le vignette su Maometto a scuola e su tutti i giornali. Non cediamo all'autocensura'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 18/10/2020, a pag. 14, con il titolo "La Francia ostaggio dell'islam radicale tra ricercatori dell'Isis ed ebrei in fuga", il commento di Fausto Biloslavo; dal CORRIERE della SERA, a pag. 16, con il titolo ''Le vignette su Maometto a scuola e su tutti i giornali. Non cediamo all'autocensura'', l'intervista di Stefano Montefiori a Manuel Valls.
Ecco gli articoli:
IL GIORNALE - Fausto Biloslavo: "La Francia ostaggio dell'islam radicale tra ricercatori dell'Isis ed ebrei in fuga"
Fausto Biloslavo
Studenti che sfilano gridando «Allah o Akbar», compagni di classe vessati perchè ebrei, docenti impauriti che non denunciano le minacce islamiche, jihadisti con le mani insanguinate che ottengono posti di ricercatore e l'Isis che attacca il sistema scolastico francese. La decapitazione dell'insegnante vicino a Parigi è solo la punta di un iceberg. Quattro giorni prima l'orribile omicidio jihadista, Pierre Obin, ex ispettore nazionale dell'Istruzione, denunciava che il suo allarme sulla minaccia islamica nel scuole lanciato nel 2004 «è rimasto seppellito sotto un tappeto per 20 anni». II risultato è desolante: due insegnanti su cinque hanno registrato nel proprio istituto «incidenti legati alla contestazione del principio di laicità» da parte di studenti islamici. E secondo un sondaggio il 40% dei docenti ammette di «auto censurarsi» o di chiudere un occhio sull'intolleranza per evitare problemi. I programmi scolastici vengono apertamente contestati e sui temi d'attualità come l' 11 settembre scattano le teorie complottiste che accusano gli Usa di essersi attaccati da soli. Sull'Olocausto nelle scuole ad alta concentrazione islamica vige il negazionismo fra gli studenti. E capita anche di peggio: in un istituto di Lione gli studenti ebrei sono stati vittime per mesi di violenze da parte dei compagni musulmani. II risultato è che negli ultimi anni due terzi dei 100mila studenti ebrei hanno abbandonato l'istruzione pubblica per quella privata. Nella scuola di un quartiere «arabo» di Marsiglia una studentessa è stata molestata e pestata dai compagni per i suoi «cattivi costumi» compreso il vestire troppo alla moda. In un liceo di Val-de Marne, sobborgo a sud est di Parigi tutte le ragazze musulmane denunciano «allergie al cloro» per evitare le lezioni di nuoto e il costume da bagno normale. Nel nord della Francia un gruppo di studenti ha organizzato «una dimostrazione marciando in cortile al grido di Allah o Akbar(Dio è grande)». Nel dipartimento della Drome c'è stato un caso di bagni con «rubinetti riservati ai musulmani e altri ai non musulmani». I salafiti chiedono per i loro figli spogliatoi separati fra musulmani e infedeli per le attività sportive della scuola. A Marsiglia, il 29 gennaio, è stato arrestato Majdi Mustapha Nameh con l'accusa di crimini di guerra in Siria come pezzo grosso del gruppo armato jihadista Jaysh al-Islam. Nome di battaglia Islam Alloush aveva ottenuto un posto di ricercatore presso l'Istituto di studi sul mondo arabo e musulmano dell'università di Provenza Aix-Marseille. Non a caso l'istituto era stata diretto per lungo tempo da François Burgat, il più giustificazionista fra gli studiosi francesi dell'Islam politico. Bruno Riondel, insegnante di storia da oltre 30 anni, ha denunciato che esiste «un tabù sull'Islam ed i suoi eccessi». I programmi di storia sono stati purgati per presentare «un Islam medievale rivisto, tollerante e difensore della conoscenza, mentre stigmatizzano l'Occidente cristiano, come mondo oscuro segnato dalle Crociate, dall'Inquisizione o dalla conquista religiosa sulle società». Non solo: «Cristianesimo e Illuminismo sono opzionali, ma viene rafforzato l'insegnamento obbligatorio della storia dell'Islam». Per i fanatici dell'Isis non basta: l'edizione in francese della rivista del Califfato ha ripetutamente attaccato la laicità della scuola d'Oltralpe bollandola come «un mezzo di propaganda che vuole imporre il pensiero corrotto giudaico-massonico». E invitato i bravi musulmani ad «abbandonare l'educazione dei miscredenti».
CORRIERE della SERA - Stefano Montefiori: 'Le vignette su Maometto a scuola e su tutti i giornali. Non cediamo all'autocensura'
Stefano Montefiori
Con la decapitazione dell'insegnante Samuel Paty il livello dello scontro torna ad alzarsi? «Sì, perché i terroristi islamici, organizzati o meno, perseguono da sempre l'obiettivo di seminare la paura attaccando i simboli della Francia e della libertà: lo hanno fatto in passato con i giornalisti e i vignettisti, le forze dell'ordine, i francesi ebrei, un sacerdote, i giovani e la folla a Parigi o a Nizza. Venerdì a Conflans se la sono presa con un altro simbolo: la scuola, la trasmissione dei valori, il cuore battente della Repubblica francese da secoli. La figura nobile del professore, colui che educa gli allievi a essere veri cittadini e a pensare liberamente».
Manuel Valls
Signor Valls, lei era primo ministro della Francia nel 2015, nei giorni degli attentati a «Charlie Hebdo», al supermercato ebraico e poi al Bataclan. Da allora cosa è cambiato? «Lo spirito dell'u gennaio 2015, quando milioni di persone scesero in piazza per dire "Je suis Charlie", non è durato molto, purtroppo. Già dopo l'attentato del 13 novembre al Bataclan non ci fu una manifestazione, il Paese era attonito. Poi, la sconfitta dello Stato islamico in Medio Oriente ha fatto credere che la minaccia fosse diminuita». Ancora poche settimane fa il tribuno della sinistra populista Jean-Luc Mclenchon ha attaccato «Charlie Hebdo».
La Francia è più divisa di un tempo? «E vero, l'unità nazionale non esiste, almeno nei partiti, anche se nella società francese credo sia diverso. Per questo già nel 2o16 avevo parlato di "due sinistre inconciliabili", un problema serio perché il campo democratico ne risulta diviso. Ma dopo quello che è successo venerdì bisogna passare a un altro tipo di risposta».
A che cosa pensa? Chi avrà il coraggio adesso, in classe, di rischiare la sorte di Samuel Paty? «Bisogna aiutare e difendere i professori come lui. Le lezioni sulla libertà di espressione devono continuare, le vignette di Maometto devono essere mostrate ai ragazzi nelle scuole, con l'intelligenza di un lavoro pedagogico, è ovvio, ma non si può cedere. Nelle nostre classi migliaia di ragazzi pensano che le leggi della sharia debbano prevalere su quelle della Repubblica, come si legge nel rapporto dell'ispettore generale JeanPierre Obin. Non è tollerabile. Poi va messo in atto il piano contro l'islam politico presentato poche settimane fa dal presidente Macron, che ha proprio la scuola al centro».
E fuori della scuola? «È il momento di sradicare l'islamismo. Dobbiamo farlo. Strada per strada, e associazione per associazione. Questa è una guerra, una guerra da condurre in uno Stato democratico con le armi dello Stato di diritto e della separazione dei poteri, e rispettando i cittadini. Ma tutte queste persone che predicano l'odio sui social media, tutte queste associazioni salafiste, tutti questi personaggi che ormai conosciamo bene e che parlano molto... Contro di loro va condotta una guerra giuridica e politica senza precedenti, incomparabile con quello che è stato fatto finora. E una guerra che ha avuto i suoi ritardi, come dimostrano le discussioni tra me e il futuro presidente nel 2016 (Macron accusò Valls di «laicità vendicativa», ndr). Ma adesso bisogna condurla, chiudendo le associazioni, e continuando a espellere gli stranieri che minacciano la Repubblica».
Dopo le nuove minacce a «Charlie Hebdo», il 23 settembre una lettera di solidarietà è stata firmata da tanti media ma non dalla Afp, che temeva ritorsioni sui suoi giornalisti nei Paesi musulmani. II rischio è ancora l'autocensura? «Quello è il pericolo, l'idea che la soluzione sia non dare fastidio. Come se gli attentati fossero colpa nostra: la laicità, la legge sul velo, l'intervento in Medio Oriente... Per i terroristi sono solo pretesti, tanto è vero che hanno attaccato anche gli altri Paesi europei. Bisogna agire, non avere paura. Certo, per un singolo cittadino non è facile. Ma penso, per esempio, che tutti i giornali adesso dovrebbero pubblicare le vignette su Maometto».
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