Le pietre d'inciampo e la Shoah Commento di Aldo Grasso
Testata: Corriere della Sera Data: 17 ottobre 2020 Pagina: 63 Autore: Aldo Grasso Titolo: «La Shoah e quelle pietre d'inciampo che riguardano tutti noi»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/10/2020, a pag. 63 con il titolo "La Shoah e quelle pietre d'inciampo che riguardano tutti noi", l'analisi di Aldo Grasso.
Aldo Grasso
Nate dall'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig, le pietre d'inciampo (Stolpersteine) sono «sanpietrini» in ottone che segnano le abitazioni o i luoghi di lavoro di persone che sono state vittime della persecuzione nazifascista: ebrei, oppositori politici, militari, rom e sinti, omosessuali deportati nei campi di sterminio o giustiziati. Con la consueta sensibilità, Annalena Benini ha ripercorso la vita di Angelo Anticoli, orafo di Roma scampato al terribile rastrellamento del 16 ottobre del 1943 con la sua famiglia: la moglie e le figlie si nascondono nel Convento delle Suore di Santa Francesca Romana, mentre lui e il figlio Graziano trovano rifugio in una comunità di frati a Via dei Serpenti (Rai Storia, giovedì). Sono i mesi del ricatto di Kappler, che obbligo la comunità ebraica a raccogliere e consegnare 50 chili d'oro in cambio di una presunta libertà, sono gli anni delle spiate e dei tradimenti e Angelo finisce ad Auschwitz senza più fare ritorno. «Pietra d'inciampo» è espressione biblica (la si trova in più punti), una metafora del nostro camminare, una parola «dura» che fa inciampare chi vuole e sa cogliere il significato profondo delle cose. Annalena Benini racconterà, oltre alle vicende della famiglia dell'orafo Anticoli, altre cinque storie di vittime della Shoah e della persecuzione nazifascista in Italia, a cui sono state dedicate altrettante pietre. E lo farà con curiosità e finezza, ma soprattutto nello spirito delle pietre di inciampo, secondo l'etimologia del termine greco skándalon. Inciampare significa soffermarsi, ricordare, tramandare. Quella pietra d'ottone è stata messa apposta per far «inciampare» la nostra quotidianità, per farci «cadere» su episodi che non conoscevamo, per ricordarci che lì, in quella casa davanti alla quale passiamo ogni giorno con indifferenza, si è consumata una tragedia che riguarda anche noi.
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