Così l'Iran voleva colpire i dissidenti in Francia Commento di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 12 ottobre 2020 Pagina: 15 Autore: Guido Olimpio Titolo: «L'auto, le super bombe. Così l'Iran voleva colpire i dissidenti in Francia»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/10/2020, a pag.15 con il titolo "L'auto, le super bombe. Così l'Iran voleva colpire i dissidenti in Francia" il commento di Guido Olimpio.
Guido Olimpio
Amir Saadouni
Una trama da anni di piombo in Europa. Al centro l'Iran e i suoi oppositori all'estero, possibile bersaglio di un attacco. E la fine di giugno del 2018 quando alla polizia belga arriva una segnalazione precisa. Fermano una Mercedes con a bordo Amir Saadouni e la sua compagna, Nasimeh Naami, residenti ad Anversa. A bordo della vettura una miscela esplosiva piuttosto potente, il Tatp, noto come la «madre di Satana». Deve servire per compiere un attentato contro una grande manifestazione organizzata in Francia — a Villepinte (Seine-Saint-Denis) — dal Consiglio nazionale della resistenza iraniana, organizzazione di esuli. II meeting, in programma il 30, prevede la partecipazione di personalità straniere, compreso Rudolph Giuliani, Newt Gingrich, l'ex ambasciatore americano Bill Richardson, la colombiana Ingrid Betancourt. II fermo della coppia innesca una reazione a catena, si muovono le intelligence europee, seguono altri due arresti. II primo è quello che pesa di più Assadolah Assadi, 49 anni, diplomatico, terzo segretario dell'ambasciata iraniana a Vienna. Il funzionario agisce in realtà — secondo informazioni citate da Le Monde — per il Dipartimento 312, sezione dei servizi segreti khomeinisti che usano da tempo la capitale austriaca come snodo. L'accusato è stato mandato in Europa per sorvegliare i dissidenti, stessa missione per il suo complice Mehrad Arefani. Gli investigatori, probabilmente aiutati anche dal Mossad israeliano, ricostruiscono il piano. Assadi consegna denaro e bomba a Saadouni durante un incontro in Lussemburgo, il passaggio avviene dopo una cena in pizzeria il 28 giugno. E la fase finale prima di lanciare l'operazione in Francia. Ma li intercettano prima che possano eseguire gli ordini. L'insieme del dati investigativi, le prove dell'attività del nucleo, con le ricognizioni in loco, preparazione dell'ordigno, i contatti sono considerati sufficienti e abbondanti. Bruxelles esclude che si tratti di un'iniziativa individuale e accusa direttamente Teheran. Dalla capitale smentiscono, sostengono che si tratti di una provocazione — false flag — per mettere in difficoltà la Repubblica islamica. Lo scenario difensivo punta sul fatto che gli esecutori si sono fatti beccare con in mano indizi incriminanti, dovevano incastrare gli ayatollah. Identica la posizione di Assadi, nega le proprie responsabilità. Una linea accompagnata da minacce. In una conversazione con gli inquirenti svelata dalla Reuters allude a future ritorsioni da parte di formazioni mediorientali. E la strategia già usata negli anni '80-'90 quando i mullah mandano team ad eliminare molti oppositori in Europa. Monarchici, nazionalisti, mujaheddin del popolo cadono sotto il fuoco di piccole cellule. Proprio a Vienna, nel luglio dell'89, è assassinato il leader dei curdi iraniani, Abdul Rahman Ghassemlou. La costante è l'impunità totale o quasi per chi è responsabile degli agguati. Anche quando ci sono dei sospettati in manette, i governi tendono a cedere per timore di rappresaglie. Questa volta potrebbe andare in altro modo: è stata fissata la data del processo, il 27 novembre. Udienze che si preannunciano interessanti per quanto potrebbe emergere su modus operandi, network. Ma c'è sempre lo scenario B, già prospettato da qualcuno. II principale imputato viene scambiato con qualche francese detenuto in Iran. Un film già visto.
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