Nasrin, muore in Iran chi lotta per i diritti umani Commento di Viviana Mazza
Testata: Corriere della Sera Data: 20 settembre 2020 Pagina: 26 Autore: Viviana Mazza Titolo: «Nasrin, in Iran la lotta per i diritti finisce in ospedale»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/09/2020, a pag.26, con il titolo 'Nasrin, in Iran la lotta per i diritti finisce in ospedale', il commento di Viviana Mazza.
Viviana Mazza
Nasrin Sotoudeh
Era il suo quarantesimo giorno di sciopero delta fame nella prigione di Evin: ieri Nasrin Sotoudeh, la più nota avvocata iraniana impegnata per i diritti umani, è stata ricoverata in ospedale per insufficienza cardiaca. Il marito, Reza Khandan, lo ha reso noto con un tweet, spiegando di averlo saputo non dalle autorità carcerarie ma dal coniuge di un'altra prigioniera che ha potuto telefonare e trasmettere la notizia. Sotoudeh ha 57 anni e due figli. Fisicamente fragile, ha una volontà ferrea. Mentre altri difensori dei diritti umani hanno lasciato l'Iran, lei è rimasta, continuando a rappresentare attivisti studenteschi, curdi, di religione bahai, minorenni nel braccio della morte, e anche le cosiddette «ragazze di via Rivoluzione», che si sono tolte il velo obbligatorio sventolandolo come una bandiera. All'Europa, che le ha assegnato nel 2012 il premio Sakharov, l'avvocata chiedeva nell'ultima intervista concessa al Corriere (cinque mesi prima dell'arresto nel giugno 2018) di aiutare i manifestanti scesi in piazza per il carovita e la corruzione: «Se la Ue resterà in silenzio i ragazzi spariranno nelle carceri». Nelle carceri è tornata anche lei, per la seconda volta (la prima fu dal 2010 al 2013). Stavolta la condanna prevede 38 anni di cui 12 almeno da scontare (ne restano dieci) per «propaganda contro il sistema» e altre accuse. Spesso Sotoudeh è stata paragonata a Mandela. Come lui, anche in carcere non ha smesso di lottare. L'u agosto ha iniziato lo sciopero della fame contro la detenzione «illegale» dei prigionieri politici: per l'emergenza Covid decine di migliaia di detenuti sono stati rilasciati temporaneamente ma quelli più in vista (non solo lei ma Narges Mohammadi, Sepideh Gholian e molti altri) restano dietro le sbarre. Pur indebolita, aveva dedicato il premio che l'Associazione dei Giudici Tedeschi le ha da poco assegnato a quattro iraniani nel braccio della morte per le proteste anti-governative: tra loro, Navid Afkari che poi è stato giustiziato. Anche molte delle femministe americane che ieri piangevano la scomparsa della giudice della Corte suprema Ruth Bader Ginsburg lanciavano appelli per salvare quest'altra donna che difende la Giustizia in un Paese con cui gli Stati Uniti sono in guerra fredda da oltre 40 anni.
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante