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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.09.2020 Pettegolezzi contro Donald Trump
Continua la disinformazione di Massimo Gaggi

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 settembre 2020
Pagina: 18
Autore: Massimo Gaggi
Titolo: «La polizia uccide l'antifa che sparò al fan di Trump: 'Voleva attaccarci' - I soldati morti? 'Perdenti'. Gaffe di Donald (che nega)»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/09/2020, a pag. 18, con i titoli "La polizia uccide l'antifa che sparò al fan di Trump: 'Voleva attaccarci' ", "I soldati morti? 'Perdenti'. Gaffe di Donald (che nega)" due commenti di Massimo Gaggi.

Il Corriere continua ad attaccare frontalmente Donald Trump con il solito Massimo Gaggi. Gli articoli di oggi sono un insieme di pettegolezzi presentati per svilire l'immagine di Trump. Un pessimo servizio per il lettore italiano che vuole farsi un'idea accurata delle elezioni americane sul quotidiano più venduto in Italia.

Ecco gli articoli:

"La polizia uccide l'antifa che sparò al fan di Trump: 'Voleva attaccarci' "

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Massimo Gaggi

New York Le uniche cose certe sono che Michael Forest Reinoehl, l’attivista dei gruppi «antifa» di 48 anni che sabato scorso aveva ucciso un fan di Trump delle formazioni di estrema destra durante gli scontri tra opposte fazioni a Portland, in Oregon, è stato a sua volta abbattuto l’altra notte a Lacey, una cittadina dello Stato di Washington, non lontano da Seattle. E che ora gli insorti di Portland — dopo cento giorni di manifestazioni e disordini sempre più violenti con l’ala rivoluzionaria che sta conquistando spazio — hanno il loro eroe. Le circostanze dell’intercettazione e della cattura di Reinoehl non sono ancora chiare. Individuato e ricercato da giorni, l’attivista si era fatto intervistare ieri in un bosco da una giornalista free lance alla quale aveva fatto capire di essere stato lui a uccidere Aarn Danielson: «Non avevo scelta», ha detto, stava attaccando me e un altro ragazzo nero con un coltello. Poche ore dopo una task force mista creata nel Pacific Northwest per dare la caccia a criminali pericolosi e composta da agenti federali, dagli US Marshall e da poliziotti della contea, ha individuato Reinoehl in una zona urbana e, dopo un breve inseguimento, lo ha ucciso in uno scontro a fuoco. Secondo due testimoni oculari Michael Forest aveva un fucile automatico e ha sparato decine di colpi, ma il comunicato delle forze dell’ordine afferma che il fuggitivo è stato colpito perché aveva un’arma, senza confermare che l’abbia usata. Trasmesso da Vice, e poi ripreso da tutte le tv, il video di Reinoehl è già diventato il testamento di un martire per i ribelli di Portland che ieri sono tornati a manifestare accusando la polizia di avere le mani sporche di sangue. Personaggio molto noto negli ambienti «antifa», Michael Forest era sempre presente alle manifestazioni nelle quali svolgeva una sorta di servizio d’ordine. Era armato ma per difendere i manifestanti, dicono i compagni che lo paragonano a un guardian angel e affermano di volerne seguire l’esempio. Aggiungono che era stato addestrato ad impedire l’escalation degli scontri. Ma una settimana fa non è andata così: ha sparato a Danielson che aveva messo una mano in tasca in modo minaccioso, ma nei video dello scontro si sentono voci concitate: avvertono che l’estremista di destra sta per spruzzare sostanze urticanti su di loro. Reinoehl, che nell’intervista ha detto di avere militato nelle forze armate (cosa che per ora non risulta al Pentagono), si era già scontrato con estremisti di destra a luglio, riportando una ferita di arma da fuoco, ed era stato denunciato per porto illegale di armi e per aver guidato a velocità folle, 180 chilometri l’ora, in una gara col figlio 17enne, al volante di un’altra vettura. Michael Forest, che da quando si era radicalizzato era entrato in conflitto con la sua famiglia, aveva con sé anche una figlia di 11 anni che portava spesso alle manifestazioni per abituarla «a combattere per il mondo nel quale dovrà vivere». Ma di recente si era convinto che la rivolta di Portland stava degenerando: aveva scritto sui social media che «la battaglia sta diventando guerra: ci saranno vittime». E, dopo l’omicidio di una settimana fa si era isolato, allontanando anche i figli.

"I soldati morti? 'Perdenti'. Gaffe di Donald (che nega)"

Pompeo rilancia le accuse alla Cina:
Donald Trump, Mike Pompeo

Due anni fa, in Francia per le commemorazioni della Prima Guerra Mondiale, Donald Trump salta la visita al cimitero militare americano di Aisne-Marne: sostiene che le condizioni meteo non consentono all’elicottero di volare. Ora The Atlantic scrive, sulla base delle testimonianze di quattro partecipanti a quella missione dei quali non cita, però, i nomi, che il presidente si rifiutò di andare dicendo che non aveva senso visitare un posto pieno di losers, sconfitti. Poi parlò dei 1300 marines lì sepolti come di una massa di «sfigati che si sono fatti ammazzare». Irrilevante, per lui, il fatto che il loro sacrificio impedì ai tedeschi di raggiungere Parigi: disse, anzi, di non capire perché l’America si schierò con gli Alleati. La storia, se vera, sarebbe molto dannosa per Trump anche in prospettiva elettorale. I militari sono prevalentemente conservatori e lui li ha corteggiati. Ma il presidente ha anche fatto cose che non sono piaciute al mondo della Difesa: coinvolgere lo Stato maggiore in sortite di sapore elettorale, cercare di usare i militari nella gestione dell’ordine pubblico nelle città durante le proteste razziali, e poi la rottura con alcuni dei generali più stimati d’America che aveva chiamato al governo: James Mattis, John Kelly, HR McMaster. Trump decide quindi di smentire e lo fa con veemenza: «Mai detto niente di simile, lo giuro su qualunque cosa. Solo un animale può dire una cosa simile. Ho grande rispetto per gli eroi caduti». Storia finita qui? Non proprio perché la rivista (di proprietà della moglie di Steve Jobs) è autorevole e conferma tutto (altri giornali e agenzie ottengono conferme analoghe). L’articolo è del suo direttore, Jeffrey Goldberg: è molto approfondito e cita altri casi nei quali Trump ha usato un linguaggio simile. Contro John McCain che, per lui, non fu un eroe di guerra perché, abbattuto sui cieli di Hanoi, finì in una prigione vietnamita: «Non mi piacciono quelli che si fanno catturare». Trump aveva poi condiviso un articolo nel quale McCain veniva definito un loser. E in passato ha considerato un loser anche George Bush padre: pure lui abbattuto ma dai giapponesi nella Seconda guerra mondiale. E mai catturato.

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