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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.09.2020 'Charlie Hebdo non si piega'
Commento di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 settembre 2020
Pagina: 14
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Tornano le vignette su Maometto: 'Charlie Hebdo non si piega'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/09/2020, a pag.14, con il titolo "Tornano le vignette su Maometto: 'Charlie Hebdo non si piega' ", la cronaca di Stefano Montefiori.

A destra: la copertina di Charlie Hebdo

Risultati immagini per stefano montefiori corriere della sera
Stefano Montefiori

«Non ci piegheremo mai. Non rinunceremo mai», scrive il direttore Riss nell’editoriale del numero speciale di Charlie Hebdo. Comincia oggi a Parigi il grande processo per gli attentati del gennaio 2015, e nello stesso giorno il settimanale satirico ripubblica le vignette su Maometto che ne hanno fatto il bersaglio dei terroristi islamici. Il 7 gennaio 2015 i fratelli Chérif e Said Kouachi, francesi di origine algerina nati a Parigi, fecero irruzione nella redazione del giornale, al numero 10 di rue Nicolas-Appert, uccidendo 11 persone e poi un agente nel corso della fuga, gridando «abbiamo vendicato il profeta Maometto». Negli anni successivi il giornale è stato oggetto di nuove, pesanti minacce — per esempio dopo una prima pagina su Tariq Ramadan in carcere per violenze sessuali — e la redazione ha continuato a riunirsi nei nuovi locali segreti, protetta da eccezionali misure di sicurezza. «Tout ça pour ça» è il titolo della copertina di oggi, traducibile più o meno con «tutto questo per niente». Ovvero, quel massacro non è servito a metterci a tacere, riecco le vignette. Sono i dodici disegni pubblicati per la prima volta dal quotidiano danese Jyllands-Posten nel 2005, che Charlie Hebdo decise di riprodurre in Francia l’anno seguente, e che mostrano per esempio il profeta Maometto con una bomba al posto del turbante. In più c’è la vignetta di Cabu, morto nell’attentato, con il profeta che si dispera: «È dura essere amati da degli idioti». L’islam vieta qualsiasi immagine di Maometto, tanto più satirica. Ma Charlie Hebdo ha sempre difeso la sua libertà di espressione e anche il diritto alla blasfemia, non risparmiando la religione cristiana, ebraica e le altre. Il 10 e l’11 gennaio, pochi giorni dopo l’attentato, quattro milioni di persone scesero in piazza in tutta la Francia per proclamare «Je suis Charlie» in solidarietà alle vittime e in difesa della libertà. Cinque anni dopo quello spirito è andato in parte perduto, come lamenta il direttore Riss. «L’odio che ci ha colpito è ancora qui e, dal 2015 a oggi, ha avuto il tempo di trasformarsi per passare inosservato e proseguire senza fare rumore la sua crociata senza pietà». «Dopo l’attentato ci hanno chiesto spesso di pubblicare altre caricature di Maometto. Abbiamo sempre rifiutato, non perché sia proibito, la legge ce lo consente, ma perché serviva una buona ragione per farlo. Ora che si apre il processo per gli attentati del 2015 (oltre a Charlie Hebdo, l’omicidio della poliziotta Clarissa Jean-Philippe e l’attacco al supermercato ebraico di Vincennes, ndr), riprodurre le caricature ci è sembrato indispensabile». Il giornale pubblica anche un sondaggio Ifop che per la prima volta indaga sull’opinione dei francesi musulmani: l’82% condanna la strage, contro il 92% dell’insieme della popolazione (ma i protestanti si fermano all’81%). L’intellettuale Alain Finkielkraut loda «il coraggio di Charlie Hebdo», mentre il presidente del Consiglio francese del culto musulmano, Mohammed Moussaoui, invita a «ignorare» le caricature: «La libertà di fare vignette è garantita a tutti, così come quella di apprezzarle o no. Niente giustifica la violenza». Ma il Pakistan «condanna con la più grande fermezza» l’«atto deliberato che punta a ferire la sensibilità di miliardi di musulmani».

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lettere@corriere.it

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