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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.08.2020 La Turchia e la violenza sulle donne
Cronaca di Monica Ricci Sargentini

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 agosto 2020
Pagina: 16
Autore: Monica Ricci Sargentini
Titolo: «La Turchia e la violenza sulle donne, la giovane Erdogan avverte il padre»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/08/2020, a pag.16, con il titolo "La Turchia e la violenza sulle donne, la giovane Erdogan avverte il padre" il commento di Monica Ricci Sargentini.

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Monica Ricci Sargentini

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Il sultano Erdogan

Chi avrebbe potuto immaginare che la famiglia del presidente Recep Tayyip Erdogan, bastione del conservatorismo turco, si sarebbe divisa sul modo in cui contrastare la violenza perpetrata nei confronti delle donne? II motivo del diverbio è il possibile ritiro di Ankara dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, meglio nota come Convenzione di Istanbul perché fu firmata proprio nella megalopoli nel 2011. In questi giorni l'Akp, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo al governo dal 2003, dovrebbe decidere se seguire l'esempio della Polonia e ritirare la sua adesione come auspicano da tempo le parti più conservatrici e religiose del Paese capitanate dal vicepresidente del partito Numan Kurtulmus. Ma a sorpresa sono le donne dello stesso Akp a ribellarsi. A guidarle è Sümeyye Erdogan in Bayraktar, 34 anni, la più giovane e prediletta dei quattro figli del Capo dello Stato, vicepresidente della rete filogovernativa Women and Democracy Association (Kadem), mentre la fondazione giovanile Tugva, legata a suo fratello Bilal, 39 anni, chiede a gran voce il ritiro dal protocollo perché diffonderebbe valori contrari alla famiglia tradizionale e farebbe propaganda per la comunità Lgbt. Sotto accusa sono finiti l'articolo 3 della Convenzione dove si parla di «persone che vivono insieme», invece del tradizionale «marito e moglie» e l'articolo 4 in cui si cita il termine «orientamento sessuale». Per dirla con le parole di Mahmut Unlü, leader di una delle più prominenti sette religiose: «Se non reagiamo ora a questo protocollo domani non potremo impedire che i nostri figli diventino gay». «La priorità è combattere la violenza contro le donne Dire che questa convenzione determina una legittimazione degli orientamenti omosessuali mostra per lo meno una malafede» ha replicato l'organizzazione delle cittadine islamiche in un comunicato in cui sottolinea come i femminicidi siano in costante aumento in Turchia. L'ultima vittima è stata Pinar Gultekin, una studentessa universitaria di 27 anni uccisa dal suo ex lo scorso 21 luglio. Secondo la piattaforma Kadin Cinayeti nel 2019 hanno perso la vita per mano di uomini 474 donne, superando le 337 uccise nel 2018. Numeri costantemente in aumento, considerando che furono 347 le vittime nel 2017 a fronte delle 279 morte nel 2016 e le 293 nel 2015. E nel 2020 i dati saranno ancora peggiori anche a causa della pandemia, Dall'U marzo, inizio del lockdown in Turchia, 14 donne sono state uccise tra le mura domestiche, altre sette al di fuori ma sempre da persone che erano a loro vicine. Sarà interessante scoprire cosa deciderà ora Erdogan. Secondo un sondaggio di MetroPoll il 64% dei turchi è contro il ritiro dalla Convenzione mentre soltanto il 17% sarebbe a favore.E c'è da considerare che è donna la maggioranza degli elettori Akp. In Turchia, infatti, il 40% delle cittadine sostiene il partito filo-islamico. E molte di loro si sono espresse sui social o sono scese in piazza in questi giorni insieme alle donne dell'opposizione per manifestare il loro sostegno al protocollo. Se a questo si aggiungono le prevedibili pressioni dell'Unione Europea è possibile che il governo torni sui suoi passi e non segua l'esempio polacco.

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