Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/07/2020, a pag.16, con il titolo "La ricercatrice fermata in Iran trasferita nel carcere-incubo. L'Australia: vogliamo vederla " il commento di Monica Ricci Sargentini.
L'Occidente democratico, in prima fila l'Australia, dovrebbe agire in ben altre maniere, che pena quel "vogliamo vederla"!
Monica Ricci Sargentini
Kylie Moore Gilbert
«Non sono mai stata una spia e non lo sarò mai. La prego premier Morrison la mia vita è a rischio faccia di tutto per liberarmi». Era la vigilia di Natale quando la cittadina anglo-australiana Kylie Moore Gilbert, detenuta dal 2018 nella prigione di Evin a Teheran, lanciava questo appello disperato al premier australiano. Sette mesi dopo si scopre che l'ex lettrice dell'Università di Melbourne, due giorni fa, è stata trasferita come «punizione» nel temibile carcere di Qarchak, alla periferia meridionale della capitale iraniana. A dare la notizia su Facebook è stato il marito dell'avvocata iraniana per i diritti umani Nasrin Sotoudeh, a sua volta detenuta a Evin. «Ha detto che soffre di una grave forma di depressione per le cattive condizioni di detenzione e che è un mese che non sente i suoi genitori». Qarchak è noto per essere un carcere duro dove sono detenute soprattutto donne condannate per omicidio o traffico di droga. «Ti ci rinchiudono quando vogliono farti crollare psicologicamente, non c'è acqua corrente e il cibo è molto scarso» ha detto il marito di Nazanin Zaghari-Ratcliffe, la cittadina anglo-iraniana in carcere dal 2016 che sta facendo uno sciopero della fame in solidarietà con Moore-Gilbert. Ad aggravare la situazione c'è il fatto che ultimamente proprio in questo penitenziario sono stati segnalati diversi casi di coronavirus. Laureata a Cambridge, accademica e studiosa di Islam, Moore-Gilbert era stata arrestata dai Pasdaran all'aeroporto di Teheran nel settembre del 2018 dopo aver partecipato in città a una conferenza internazionale sullo sciismo. L'anno scorso è stata condannata a dieci anni di prigione per spionaggio. Ad Evin la donna ha effettuato diversi scioperi della fame per protestare contro i troppi mesi d'isolamento, le botte e le pressioni psicologiche. Un'amica della famiglia ha riferito alla Bbc che la ricercatrice «si sente abbandonata» dal governo australiano. II ministero degli Esteri assicura però che l'ambasciatore a Teheran l'aveva vista recentemente: «La dottoressa Moore Gilbert è una delle nostre priorità» si legge in un comunicato. Eppure nessuno a Canberra sembra che fosse a conoscenza del suo trasferimento. Ora il governo Morrison alza la voce: «Vogliamo parlarle subito e consideriamo le autorità iraniane responsabili della sua salute». Rimane da capire come mai le autorità iraniane abbiano deciso il trasferimento della detenuta straniera a Qarchak. In una delle lettere fatte arrivare al mondo esterno quando era nel carcere di Evin la ricercatrice sosteneva di aver respinto la proposta di diventare una spia per l'Iran. Un rifiuto che gli ayatollah hanno voluto punire.
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante