Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 10/06/2020, a pag.14, con il titolo "'Informò gli Usa su Soleimani': 'Spia' della Cia a morte in Iran" il commento di Chiara Clausi.
Qassem Soleimani
Beirut L'Iran annuncia la condanna a morte della «spia» che avrebbe venduto agli americani il comandante Qassem Soleimani, ucciso lo scorso 3 gennaio all'aeroporto di Baghdad. Secondo Teheran il «traditore» ha fornito informazioni a Stati Uniti e Israele che hanno consentito di condurre il raid mirato con droni per eliminare il più abile dei comandanti dei Pasdaran. Un blitz che ha portato Washington e Teheran sull'orlo dello scontro armato. Washington incolpava Soleimani di essere la mente degli attacchi delle milizie allineate dell'Iran contro le forze statunitensi nella regione. L'uomo che, secondo la magistratura iraniana, adesso dovrà pagare è stato identificato come Mahmoud Mousavi Majd. «La condanna a morte, per spionaggio a favore della Cia e del Mossad, è stata confermata in appello e presto sarà impiccato», ha dichiarato il portavoce della magistratura iraniana Gholamhossein Esmaili. «Majd - ha aggiunto - ha tra le altre cose passato informazioni su dove si trovasse il generale Qassem Soleimani che hanno consentito il suo assassinio». Esmaili però non ha fornito prove su come Majd avrebbe saputo degli spostamenti del generale.
Subito dopo l'uccisione di Soleimani, l'8 gennaio, l'Iran ha reagito con una raffica di missili contro obiettivi statunitensi in Irak, ma senza fare vittime. Poche ore dopo le forze anti-aeree iraniane, in allerta massima, hanno abbattuto per errore un aereo di linea ucraino in decollo da Teheran, uccidendo tutti i 176 passeggeri. Entrambe le parti alla fine hanno rinunciato al conflitto aperto, ma la decisione di condannare a morte la presunta spia mostra come l'assassinio di Soleimani rimanga una ferita aperta per Teheran. Anche se non è certo il primo caso di condanna alla pena capitale di una presunta spia da parte dell'Iran. A dicembre sono scattati otto arresti di persone «legate alla Cia» e coinvolte nelle proteste di piazza scoppiate il mese precedente, e a luglio 2019 era toccato a 17 sospetti. Alcuni sono già stati condannati a morte. Il presidente americano Donald Trump all'epoca respinse le accuse come «totalmente false». E innegabile che l'uccisione di Soleimani ha portato a un picco nello scontro tra Iran e Stati Uniti. Ora però le frizioni sembrano essersi ammorbidite soprattutto dopo lo scambio di prigionieri tra i due Paesi. Trump ha dichiarato di essere pronto a negoziare un nuovo accordo nucleare. La dirigenza iraniana si è detta disponibile soltanto se gli Stati Uniti ritireranno le sanzioni.
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