Usa: ecco la strategia di Trump per i social Commento di Valeria Robecco
Testata: Il Giornale Data: 29 maggio 2020 Pagina: 17 Autore: Valeria Robecco Titolo: «Stretta di Trump sui social. E anche Zuckerberg si schiera contro Twitter»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 29/05/2020, a pag.17, con il titolo "Stretta di Trump sui social. E anche Zuckerberg si schiera contro Twitter" il commento di Valeria Robecco.
Valeria Robecco
Donald Trump
Donald Trump risponde all'affronto di Twitter con una stretta sui social media. Dopo la segnalazione come fake news del suo messaggio sul sito di microblogging relativo ai potenziali brogli in caso di voto per posta nelle elezioni presidenziali di novembre, il presidente americano ha firmato un decreto alla Casa Bianca che riduce l'immunità legale di cui godono i social per i contenuti dei loro siti. E ha reso così più facile per le autorità di vigilanza intervenire per accertare se realtà come Twitter, Facebook, Google e Youtube limitano la libertà di espressione quando sospendono gli utenti o cancellano i loro post. «Siamo qui oggi per difendere la libertà di parola da uno dei pericoli maggiori», ha detto Trump riferendosi al «monopolio» del settore tecnologico. «Avevano un potere incontrollato» per censurare e limitare l'interazione umana, ha precisato, «non possiamo permettere che ciò accada». Per il tycoon, Twitter agisce come un editore «con un punto di vista», e ha definito il fact-check, il controllo dei fatti, «attivismo politico». Prima del giro di vite di The Donald, in merito alla segnalazione come fake news del suo tweet si è costituito un asse inconsueto tra Washington e Silicon Valley. Un asse costituito dall'inquilino della Casa Bianca e niente di meno che Mark Zuckerberg. II fondatore di Facebook ha criticato infatti la piattaforma rivale per aver «segnalato» i tweet pubblicati sul profilo di DonaldTrump. «Credo fortemente che Facebook non debba essere l'arbitro della verità di tutto ciò che la gente dice online», ha detto in un'intervista a Fox. «In generale le società private, specialmente queste piattaforme, non dovrebbero essere nella posizione di farlo». Il re dei social, insomma, non solo ha preso posizione dalla parte del presidente (il quale in passato non aveva lesinato critiche nei confronti del colosso di Menlo Park), ma si è anche messo in contrapposizione a Twitter, rea a suo avviso di essersi spinta troppo oltre. La vicenda risale a martedì, quando il Comandante in Capo sul social ha preso di mira il governatore della California Gavin Newsom il quale, assieme ad altri colleghi dem, sta promuovendo il voto per posta evitando le difficoltà organizzative causate dal coronavirus. In due tweet Trump ha avvertito che il voto per posta si ridurrà a una «frode» a danno suo e dei conservatori. I due cinguettii sono stati segnalati con l'avviso di «verificare i fatti», ed è stata la prima volta che il social «riprendeva» il presidente. «Continueremo a segnalare informazioni errate o contestate sulle elezioni a livello globale», ha detto da parte sua il Ceo di Twitter, Jack Dorsey. I tweet di Trump «potrebbero indurre le persone a pensare erroneamente che non è necessario registrarsi per ottenere una scheda elettorale», ha aggiunto. Segnalare le informazioni errate «non ci rende un arbitro della verità», ha poi evidenziato rispondendo a Zuckerberg. A gettare qualche ombra però sul social media è stata la rivelazione su uno dei fact-checker in forza a Twitter, Yoel Roth, la cui carica è quella di «capo dell'integrità del sito». In pratica è colui - ha scritto il New York Post - che ha introdotto il sistema di «etichette» come quella utilizzata ieri per i tweet di Trump. Ebbene lo stesso Roth, su Twitter, ha in passato diffuso messaggi assai discutibili nei confronti del presidente, dell'amministrazione e dei repubblicani. Tra gli altri, nel 2017 definiva la squadra presidenziale: «Gli attuali nazisti alla Casa Bianca». Mentre l'ex portavoce Kellyanne Conway è stata paragonata a «Joseph Goebbels», ovvero il capo della propaganda nazista.
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