Venezuela: il dittatore Maduro per colpire l'opposizione parla di 'complotti' orchestrati dagli Usa Cronaca di Rocco Cotroneo
Testata: Corriere della Sera Data: 08 maggio 2020 Pagina: 37 Autore: Rocco Cotroneo Titolo: «Mercenari americani pronti a rapire Maduro: 'Pagati da Guaidò'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/05/2020, a pag. 37, con il titolo "Mercenari americani pronti a rapire Maduro: 'Pagati da Guaidò' ", il commento di Rocco Cotroneo.
Come fanno tutti i dittatori, anche Maduro parla di complotti per mettere a tacere l'opposizione, accusata di essere al soldo degli Stati Uniti. Stupisce che nel titolo del pezzo il Corriere dia spazio alla vulgata del dittatore venezuelano scrivendo di "mercenari americani", invece di chiarire i crimini di cui il suo regime è responsabile.
Ecco l'articolo:
Rocco Cotroneo
Juan Guaidó
Accuse agli Stati Uniti e al leader dell’opposizione Juan Guaidó, la cui libertà personale è di nuovo in pericolo. La reazione del leader venezuelano Nicolás Maduro alla strana vicenda del tentativo di invasione guidato da mercenari americani è finora in linea con reazioni ad avvenimenti simili nel passato, ma potrebbe salire di tono. Guaidó ha smentito di volersi rifugiare in una ambasciata straniera, come hanno fatto molti deputati dell’opposizione negli ultimi anni, mentre il regime di Caracas continua a presentare presunte prove del suo coinvolgimento nell’azione. La vicenda appare goffa e misteriosa allo stesso tempo. Lunedì scorso il governo di Maduro ha annunciato di aver ucciso otto «invasori» sulla costa caraibica al confine con la Colombia e di averne catturati altri tredici dopo aver affondato alcune imbarcazioni. Tra loro ci sono due cittadini americani che lavorano per la società Silvercorp, fondata dal veterano dell’esercito Usa Jordan Goudreau, esperto in operazioni ad alto rischio. Non è chiaro come né con quali appoggi, ma gli invasori arrivati dalla Colombia sarebbero dovuti arrivare fino a Caracas, rapire Maduro e portarlo negli Stati Uniti. Sul quale, da qualche settimana, esiste una taglia di 15 milioni di dollari per narcotraffico. Non è un particolare di poco conto: dietro le gesta eroiche per la liberazione dalla tirannia potrebbe celarsi in realtà una ricca scommessa. Ma a differenza di altre insurrezioni velleitarie contro il regime chavista, questa che piuttosto ricorda il fallito sbarco a Cuba nella Baia dei Porci (1961) si differenzia per una ragione: è stata confermata in gran parte dai suoi ideatori. Non tanto attraverso il video diffuso dallo tv di Stato dove si vede il soldato catturato Luck Denman confessare l’intenzione di catturare Maduro — probabilmente sotto minaccia — ma per le ammissioni della Silvercorp negli Stati Uniti. Secondo una dettagliata inchiesta del Washington Post, un emissario di Guaidó a Miami avrebbe dato il via libera all’operazione lo scorso settembre e partecipato al suo finanziamento con fondi congelati del regime venezuelano nelle banche Usa. Con queste prove Maduro è andato in tv proclamando «Donald Trump il leader occulto» della fallita invasione, con l’aiuto della Colombia e dell’opposizione venezuelana. Ha anche sventolato un presunto documento firmato da Guaidó e dal numero uno della Silvercorp. Guaidó ha smentito tutto, sostenendo che il suo governo «ombra» non ha alcun vincolo o accordo con la Silvercorp, ma nell’entourage non si nega che le preoccupazioni per la sua incolumità sono cresciute nelle ultime ore, dopo le accuse dirette di Maduro. Anche la Casa Bianca e il dipartimento di Stato hanno negato un ruolo attivo nello sbarco fallito, e nel piano messo insieme dai mercenari Usa. Ma il termine usato è «coinvolgimento diretto». Dopo tutti i tentativi finora falliti per abbattere il chavismo, comprese le sanzioni economiche più drastiche e le taglie personali sui papaveri del regime, anche un iniziativa «privata» e poco canonica potrebbe aver avuto un tacito via libera da Washington. In passato gli Stati Uniti hanno ammesso di voler usare qualunque mezzo per liberarsi di Maduro.
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