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Il Giornale Rassegna Stampa
29.03.2020 Perché rileggere 'La società aperta e i suoi nemici' di Karl Popper
Commento di Nicola Porro

Testata: Il Giornale
Data: 29 marzo 2020
Pagina: 29
Autore: Nicola Porro
Titolo: «Già Popper disse: 'Diffidate di chi spaccia verità'»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 29/03/2020 a pag.29 con il titolo: "Già Popper disse: 'Diffidate di chi spaccia verità' " la recensione di Nicola Porro.

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Nicola Porro

La società aperta e i suoi nemici | | Armando Editore
La copertina del capolavoro di Popper (Armando ed.)

In questo periodo di quarantena, in cui siamo sostanzialmente agli arresti domiciliari, val la pena leggere qualche classico della nostra libreria liberale. Uno di essi è certamente La società aperta e i suoi nemici di Karl Popper. Uno dei libri più citati e meno letti dai nostri intellettuali. Per molto tempo non fu neanche tradotto in italiano e la sua conoscenza si deve al suo primo editore Armando e all'instancabile lavoro di Dario Antiseri, che lo spiegò alla platea di suoi alunni alla Luiss, quando quell'università era ancora liberale. In tempo di certezze virologiche e non solo, Popper ci ha insegnato i quattro principi fondamentali di una società aperta. Il primo è che il nostro sapere non è assoluto, e che dunque conviene diffidare dagli spacciatori di verità inconfutabili. Inoltre, secondo principio, «il regno dei fini è politeista». In sostanza non è detto che tutti gli uomini abbiano gli stessi obiettivi. La terza favolosa intuizione è che ogni azione ha quasi sempre effetti non previsti. Pensate ai nostri giorni. Chiudiamo le scuole per evitare il contagio e richiamo di averlo allargato mettendo direttamente in contatto nonni e nipoti. O riduciamo orari supermercati o tram e rischiamo di rendere più affollati e dunque pericolosi gli incontri. Quarto ed ultimo aspetto è che in politica, a prescindere dall'interesse e dalla passione, si sbaglia. Ecco perché è necessaria una società aperta pronta alla «vigile ricerca dell'errore» come sintetizza bene Antiseri. La democrazia, a differenza di altri liberali classici, è considerata da Popper, e oggi quanto lo rivalutiamo, il sistema migliore per garantire una società siffatta. Ma l'austriaco, vissuto in Nuova Zelanda per il rischio delle persecuzioni naziste, ci mette in guardia: «La democrazia non può compiutamente caratterizzarsi solo come governo della maggioranza. Infatti una maggioranza può governare in maniera tirannica. La maggioranza di coloro che hanno una statura inferiore a sei piedi può decidere che sia la minoranza di coloro che hanno statura superiore ai sei piedi a pagare tutte le tasse». Oggi le nostre libertà sono state compromesse per l'emergenza sanitaria in corso. Popper forse avrebbe avuto qualcosa da dire. Non solo sugli strumenti non democratici con i quali si è raggiunta la limitazione, ma soprattutto sulla decisione in sé. È sempre scorretto attribuire a un grande pensatore del passato, l'interpretazione di un fatto di oggi, come abbiamo appena fatto. E forse, popperianamente, dovremmo pensare che la nostra affermazione, che non è falsificabile visto che Popper non può parlare, è scorretta. Noi siamo disponibili dunque a mettere in dubbio la nostra convinzione liberale sull'eccesso di restrizioni di queste ore, ma chi ci governa è disponibile a mettere in discussione le sue certezze?

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