Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/03/2020, a pag.32 con il titolo "Così Erdogan sta giocando con l'Europa" il commento di Lorenzo Cremonesi.
Erdogan non si fa scrupoli a uccidere in Siria e a minacciare l'Europa con decine di migliaia di migranti. Le reazioni dalla Ue sono per ora blande, come sempre quando divampa una guerra tra musulmani e altri musulmani. Quando invece si accende il conflitto tra musulmani e Israele, interviene senza perdere un secondo per condannare la "reazione spropositata" dello Stato ebraico, che non fa altro se non difendersi dai terroristi.
Ecco l'articolo:
Lorenzo Cremonesi
Idlib, Siria
Non è certo la prima volta che le masse di migranti desiderose di raggiungere l'Europa sono strumentalizzate e abusate per fini politici, economici o strategici. Avviene quotidianamente in Libia. E adesso si ripropone drammaticamente nelle ultime mosse di Recep Tayyip Erdogan. Costretto con le spalle al mum dalla sanguinosa offensiva militare nell'enclave di Idlib lanciata brutalmente dal regime siriano, sostenuto dalle milizie sciite filo-iraniane e soprattutto da Vladimir Putin, il presidente turco non esita a sfruttare la questione migranti per spingere ['Europa e con essa l'intera comunità internazionale ad ascoltare le sue ragioni. Ma è proprio la flagrante e repentina violazione degli accordi firmati con la Ue nel 2016, per cui Bruxelles s'impegnava a pagare 6 miliardi di euro affinché la Turchia trattenesse i migranti all'interno dei suoi confini, che rivela le gravi difficoltà di Erdogan. I suoi argomenti sono pretestuosi, persino preavviso accusa l'Europa di ritardare i pagamenti e di «non rispettare i patti». Dichiara che 18.000 disperati sono già partiti in direzione di Grecia, Bulgaria e Ungheria. E potrebbero diventare presto 30.000. Tuttavia, il suo vero obbiettivo è un altro: occorre che l'Europa contribuisca a bloccare il sostegno russo a Bashar Assad. Quella stessa Europa, che lui ha tra l'altro sfidato violando gli accordi internazionali per lo sfruttamento dei giacimenti energetici nel Mediterraneo, ora torna utile per fermare la guerra in Siria. E così perla Nato, di cui la Turchia è membro, ma a sua totale discrezione. L'anno scorso Erdogan abbracciava Putin per l'acquisto dei sistemi antiaerei S-4oo. scatenando le rimostranze Usa e atlantiche. Adesso però chiede l'appoggio del Pentagono per frenare il presidente russo, con cui tuttavia non vorrebbe lo scontro diretto. La contraddittorietà di tali mosse mette in luce debolezze estreme. Su cui l'Europa può lavorare.
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