Le svastiche secondo Giorgio Bassani Commento di Pierluigi Battista
Testata: Corriere della Sera Data: 03 febbraio 2020 Pagina: 27 Autore: Pierluigi Battista Titolo: «Bassani, la Dc e quelle svastiche»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/02/2020 a pag.27 con il titolo "Bassani, la Dc e quelle svastiche" il commento di Pierluigi Battista.
Pierluigi Battista
Giorgio Bassani
A pagina 49 di un libro molto bello di interviste a Giorgio Bassani (editore Feltrinelli) c’è un passaggio che mi ha fatto sobbalzare. È un po’ lungo, ma conviene citare per esteso questa risposta del febbraio 1960 (esattamente 60 anni fa, neanche a farlo apposta): «Le svastiche sui muri non mi sorprendono. In un Paese come il nostro, dove il partito al governo sente il bisogno di appoggiarsi alla destra più retriva, non si può pretendere che cose del genere non succedano. Secondo me la Dc è responsabile politicamente e moralmente delle svastiche. Per compiacere alle destre nazi-fasciste essa ha voluto ignorare il passato». Bassani non era un forsennato estremista, ma un grande scrittore sempre vicino al principio di realtà, capace di misurare le parole e i giudizi. Ma queste virtù non gli impedirono, come si evince da questo passaggio, di subire l’attrazione della banalità politica, la tentazione della semplificazione militante, dell’iperbole che demonizza l’avversario politico, della faciloneria dell’analogia storica. Era semplicemente sciocco accusare la Democrazia Cristiana, partito profondamente radicato nella storia della democrazia italiana e della cultura antitotalitaria, di fomentare l’esibizione delle svastiche, di aprire le porte al nuovo nazi-fascismo (nemmeno l’apertura del governo Tambroni poteva autorizzare una simile accusa), di spalancare la strada al riemergere della barbarie del passato. Resta invece la sensazione che persino Bassani, un gigante della letteratura italiana, abbia sentito il richiamo della dichiarazione roboante, dell’oltranzismo verbale, della deformazione pura e semplice della realtà, del cedimento alla paura. Anche oggi, con le svastiche che nuovamente deturpano i muri, si alimenta la paura sulla base di analogie storiche che non reggono la semplice ricostruzione dei fatti, si diffonde senza argini la tentazione di dare per certo il ritorno del nazi-fascismo al potere. Di agitare lo spauracchio del fascismo per coprire le proprie debolezze, di immaginare un nemico orribile pronto a ripetere gli orrori del passato per giustificare le proprie sconfitte. L’allarmismo è una cosa diversa dall’allarme. E con la Democrazia Cristiana, malgrado Bassani, le svastiche non sono tornate. Non era allarme. Era allarmismo. Un tic culturale che tende a ripetersi. Come il fascismo.
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