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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.01.2020 Shoah: la storia di Susanna Egri
Commento di Aldo Grasso

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 gennaio 2020
Pagina: 43
Autore: Aldo Grasso
Titolo: «Leggi razziali e sopraffazioni: la testimonianza di Susanna Egri»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/01/2020, a pag. 43 con il titolo "Leggi razziali e sopraffazioni: la testimonianza di Susanna Egri", l'analisi di Aldo Grasso.

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Aldo Grasso

Difficile non commuoversi nel sentire il racconto di Susanna Egri, nata in Ungheria ma torinese da sempre: «Mio padre mi ha dato la forza dei valori. Siamo stati educati secondo principi etici e non confessionali e l'eredità più forte che abbiamo ricevuto è la convinzione che il bene, alla fine, avrebbe avuto la meglio sul male». Ma il bene, nella sua vita, ha faticato non poco ad avere la meglio. Per chi scrive, Susanna Egri è una pioniera della tv italiana. Fu lei a inaugurare le trasmissioni della Rai dagli studi di Torino il 3 gennaio 1954, con il varietà Settenote (presentato da Virgilio Riento, ore 22.45) che terminava con una coreografia creata e interpretata da lei stessa sulla musica tratta da Luci della ribalta di Charlie Chaplin.

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Susanna Egri

Ma Susanna aveva preso parte ad altri programmi sperimentali che da alcuni anni si provavano a Torino. Federico Buffa l'ha intervistata per il Giorno della memoria e lei, a 94 anni, ha raccontato le sue vicissitudini con una lucidità e una partecipazione davvero invidiabili: le leggi razziali, la fuga in Olanda, il ritorno in Ungheria, le sopraffazioni (Sky Sport). Ma Susanna è la figlia dl Ernö Egri Erbstein, l'allenatore e creatore del Grande Torino, la squadra degli «Invincibili». Dopo le persecuzioni razziali, la tragedia di Superga. Susanna parla di sé ma parla soprattutto di suo padre, un uomo, «un umanista prestato al calcio», costretto, per via delle sue origini ebraiche, ad affrontare insieme alla famiglia la fuga e le atrocità: «Anche quando siamo dovuti fuggire da Lucca, quando né a Torino, né a Rotterdam, né a Budapest siamo stati al sicuro dalla folle persecuzione nazista, in mio padre non ho mai percepito rabbia. Era un uomo saldo nella sua moralità e io, anche durante la guerra, non ho mai avuto paura perché sapevo che finché ci sarebbe stato mio padre non mi sarebbe accaduto niente di male». Anche Susanna appartiene alla leggenda granata.

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