Per combattere l'antisemitismo dichiararsi antifascisti è necessario, ma non sufficiente. Vero Beppe Sala? Cronaca di Alberto Giannoni
Testata: Il Giornale Data: 27 gennaio 2020 Pagina: 11 Autore: Alberto Giannoni Titolo: «Beppe Sala e la sinistra strabica»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 27/01/2020, a pag.11, con il titolo "Beppe Sala e la sinistra strabica", il commento di Alberto Giannoni.
Il Giorno della Memoria viene spesso trasformato in un'occasione per ricordare senza distinzioni tutte le vittime della Seconda guerra mondiale o, addirittura, tutte le vittime di ogni massacro, genocidio o ingiustizia. In questo modo viene annacquato il significato del 27 gennaio, che dovrebbe essere dedicato a ricordare la Shoah, lo sterminio organizzato su base industriale degli ebrei d'Europa da parte della Germania nazista e dei suoi alleati e collaboratori. Anche rispondere all'odio antisemita con la scritta "Antifa hier", come ha fatto il sindaco di Milano Beppe Sala, va nella direzione di stingere il significato del 27 gennaio in un generale - quindi per forza di cose generico - antifascismo.
Ecco l'articolo:
Alberto Giannoni
Beppe Sala
“Qui vive un antifascista», «Beppe Sala. Il sindaco di Milano ha affisso al suo portone questo cartello, ieri, in risposta alla spregevole, infame scritta che a Mondovì ha imbrattato la casa del figlio di una ex deportata («Juden hier», «Qui ci sono ebrei») evocando l'orrore nazista. «Antifa hier» ha replicato Sala, ma la sua - purtroppo - è una risposta di facciata. La realtà è che la sinistra, in tema di antisemitismo, non ha le carte in regola. Saranno i paraocchi dell'ideologia o la malafede, ma è strabica: vede solo metà del problema, anzi un terzo. Denuncia l'antisemitismo di estrema destra, si, ma si tappa gli occhi di fronte a quello di sinistra, e non vuole vedere l'antisemitismo islamista. Nella Milano di Sala i reduci dei campi di sterminio sono stati insultati dagli autonomi dei centri sociali, antifascisti «doc». E nel cuore dell'Europa, in Francia, gli ebrei sono minacciati dai fanatici dell'islam. Ma chi si ricorda di Ilan Halimi, che nel 2006, a 24 anni fu rapito e torturato per tre settimane da una banda islamista? Chi conosce il nome di Mireille Knoll, scampata al rastrellamento del Vélodrome d'Hiver e quasi 80 anni dopo anni accoltellata e bruciata in casa sua? «Grazie compagni antifascisti, ma ad ammazzarci oggi sono gli islamisti» disse, parlando col Giornale, l'assessore alla Cultura della comunità ebraica Davide Romano.
Antisionismo: una maschera dell'antisemitismo
Erano i giorni in cui non si faceva che parlare di un blitz di un gruppetto di «skinhead» a Como: cioè l'irruzione - con proclama - nella sede di un'associazione pro-migranti. In quei giorni nessuno si mobilitò invece per il sit-in con un migliaio di persone in una piazza di Milano, il 9 dicembre, quando fu gridato forsennatamente per otto volte uno slogan jihadista che invocava la morte degli ebrei. Fra piazza Cavour e la sede del Comune ci sono 800 metri, e non ci fu reazione quando si udirono insulti feroci contro Israele e invocazioni ai «martiri», e non ci fu neppure quando anche i bimbi inneggiarono all'Intifada. La Comunità ebraica, in quel caso, fu costretta a chiedere un intervento al sindaco, che arrivò il 3 gennaio, col Pd che definì quello scempio del 9 dicembre il «segnale di una deriva antisemita di matrice neofascista». Ma di fascisti non c'era traccia in quella piazza, anzi sventolavano bandiere rosse e falci e martello di vecchi comunisti. E risuonava l'invocazione «Allah u akbar».
Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante