venerdi 01 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
<< torna all'indice della rubrica
Iran/Usa: delitto e castigo 05/01/2020
Iran/Usa: delitto e castigo
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Risultati immagini per soleimaniQassem Suleimani

“Dando l'ordine di uccidere Qassem Soleimani, Donald Trump sceglie l'escalation contro l'Iran”  : così Le Monde ha commentato il 3 gennaio 2020 l’attacco mirato che ha posto fine alla carriera del capo della Forza Quds, l’unità dei Guardiani della Rivoluzione iraniana. Per Le Figaro  : “Nel decidere di uccidere Qassem Soleimani, il maggiore generale militare iraniano, il Presidente americano ‘ha lanciato un candelotto di dinamite in una polveriera’ , ha correttamente reagito l'ex vicepresidente Joe Biden. La morte di Soleimani costituisce senza dubbio un terremoto con conseguenze molto gravi in ​​Medio Oriente dove era diventato uno degli uomini più potenti”. Le Figaro non spiega però che questo potere, gli era dovuto per il fatto che era il responsabile delle attività sovversive dell'Iran dal Libano alla Siria, allo Yemen e all'Iraq. No, non lo spiega.  La causa è scontata: ancora una volta è stata presa di mira l'America di Donald Trump e il Presidente è stato accusato di essere un guerrafondaio. Si sono levate poche voci per sottolineare che, comunque sia, non era stato lui a iniziare e che si era mostrato sorprendentemente - alcuni direbbero colpevolmente – moderato di fronte alle crescenti provocazioni degli Ayatollah di cui Soleimani era il fedele esecutore. Ricordiamo che nel giugno del 2019 era stato abbattuto un drone americano mentre era in missione di ricognizione fuori dallo spazio aereo iraniano. Trump aveva preso in considerazione delle rappresaglie, ma come disse allora, ci aveva rinunciato solo perché queste ritorsioni avrebbero provocato delle vittime civili in Iran. Incoraggiati, gli iraniani il 14 settembre hanno lanciato un devastante attacco agli impianti petroliferi dell'Arabia Saudita, grande alleato degli Stati Uniti. Sebbene gli Houthi dello Yemen ne rivendicassero la responsabilità, Washington, che dispone di basi aeree e militari nelle vicinanze, per non parlare di satelliti spia, accusò immediatamente Teheran.  Ancora una volta, non vi era stata alcuna reazione.  Sappiamo che durante l'estate del 2019 gli iraniani hanno intrapreso una serie di provocazioni contro le petroliere nel Mar Rosso, ispezionandone alcune senza giustificazione. Invano gli Stati Uniti chiesero ai loro alleati europei di prendere parte a una missione per garantire la navigazione civile nel Golfo. I commentatori si erano messi tutti d’accordo nell’affermare che, con l'avvicinarsi della scadenza del suo mandato nel 2020, il Presidente americano voleva a tutti i costi evitare un'escalation militare e la perdita di vite umane che avrebbero ostacolato la sua campagna.  Gli iraniani, convinti di avere mano libera, decisero quindi di prendere di mira le installazioni americane in Iraq grazie alle milizie sciite che loro avevano creato, finanziato e guidato.   L'esercito americano digrignava i denti,  il Pentagono scalpitava, ma Donald Trump non voleva ancora reagire. Fino al giorno in cui un attacco ad un campo americano vi ha lasciato uno morto. Un civile americano. Questa volta il Presidente disse che avrebbe reagito. Solo a Teheran non gli si era dato credito. E fu lo stesso Soleimani a dare l'ordine di assaltare l'ambasciata americana; quel Soleimani, i cui uomini si mescolavano provocatoriamente tra la folla dei manifestanti.  Soleimani è poi volato a Baghdad per coordinare la sequenza degli eventi. "L’arroganza precede la rovina e la superbia precede la caduta" ci dice la Bibbia (Proverbi 16-18). L'America ha dovuto reagire per fermare questa escalation che oggi viene accusata di provocazione. Una verità evidente che i media benpensanti si guardano bene dal vedere.

Immagine correlata
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT