Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di ieri, 03/01/2020, a pag.28, con il titolo "La bambina che non era lei", la recensione di Marzia Fontana a "La ragazza nuova" (HarperCollins ed.), nuovo libro di Daniel Silva.
La copertina (HarperCollins ed.)
Chi è davvero Jihan Tantawi, la splendida dodicenne che da qualche tempo frequenta la scuola media all’International School di Ginevra, riservata ai rampolli della comunità diplomatica? Sulle perplessità dei professori del prestigioso istituto si apre La ragazza nuova, l’ultima spy story del californiano Daniel Silva (HarperCollins), ispirata alla vicenda di Jamal Khashoggi, il giornalista arabo dissidente del «Washington Post», ucciso a inizio ottobre 2018 nel consolato saudita di Istanbul su probabile mandato del principe ereditario Mohammed bin Salman, fino ad allora protagonista di una campagna per modernizzare il Paese che aveva acceso le speranze dell’Occidente. Quella giovane per bene e riservata, esile, «con profondi occhi castani e i capelli neri come le piume di un corvo», dall’apparenza regale e puntualissima alle lezioni, ha infatti alle spalle un documento d’ammissione piuttosto povero di informazioni, perfino rispetto agli standard della scuola. Della sua privacy si prende cura, o almeno dovrebbe, Lucien Villard, capo della sicurezza dell’Istituto, che non manca di sorvegliarla all’uscita quando sale su una Mercedes nera dai vetri blindati ignorando la donna che dovrebbe essere sua madre. Jihan nasconde sicuramente qualcosa, ma la sua professoressa di lettere si trova un muro davanti ai tentativi di saperne di più. Pochi giorni dopo la ragazza sparisce, e la scena si sposta altrove. Jihan infatti si chiama in realtà Reema ed è la figlia di Khalid bin Mohammed Al Saud, giovane principe dell’Arabia Saudita, fautore di progressive riforme, a partire dalla condizione delle donne, di fatto poco più che schiave, che gli hanno attirato l’ira degli ulema, l’establishment clericale saudita.
Daniel Silva
Anche il consenso a livello internazionale è crollato dopo l’omicidio di Omar Nawwaf, giornalista dissidente rifugiato a Berlino, barbaramente ucciso al consolato di Istanbul, da dove il suo corpo è stato trafugato in grosse valigie dopo essere stato fatto a pezzi. Reema è stata rapita e Khalid si rivolge alla sua consulente d’arte Sarah Bancroft, direttrice di una sezione del Moma a New York e in passato collaboratrice della Cia, per chiedere l’aiuto di Gabriel Allon, il restauratore e responsabile dell’«Ufficio» (i servizi segreti israeliani) creato da Silva e amatissimo dai lettori, sempre impegnato in missioni ai limiti della sopravvivenza, odiato dai servizi di intelligence di mezzo mondo. I suoi nemici, come è noto a chi ne segue le gesta fin dai primi romanzi, in un attentato gli hanno ucciso il figlio Daniel e gravemente ferito la prima moglie, da allora ricoverata in una casa di cura psichiatrica. In cambio del rilascio della ragazza i sequestratori chiedono l’abdicazione di Khalid e l’Ufficio in King Saul Boulevard a Tel Aviv guidato da Gabriel si mette in moto per scoprire chi ha tradito il principe. Allon spera così di cucire nuovi rapporti fra Israele e il mondo saudita, e finisce per trovarsi coinvolto in una resa dei conti con vecchi nemici. Silva non sbaglia un colpo: fra appostamenti, inseguimenti, soste nelle case dell’Ufficio in giro per l’Europa e squarci sulla prigionia di Reema, gli eventi si susseguono a ritmo vorticoso, mentre lo scacchiere dei servizi segreti internazionali si ripopola di personaggi già noti ai seguaci più fedeli dello scrittore, fra cui Rebecca Manning, spia russa che nel precedente romanzo L’altra donna ha inferto un durissimo colpo all’intelligence britannica. La vicenda si consuma con continui spostamenti fra mezza Europa, Israele e il Medio Oriente e, anche quando sembra definitivamente conclusa, Silva cala un ultimo colpo di scena che spiazza ancora una volta il lettore. Intanto, fantasia e cronaca si accavallano in un mix ben congegnato che racconta molta dell’attualità degli ultimi anni: l’ascesa del presidente Trump negli Stati Uniti, il nuovo ruolo della Russia e dei suoi oligarchi, la Brexit e le proteste dei gilet gialli, l’uso politico dell’Islam in Medio Oriente e la fine della primavera di Riyad, l’insanabile conflitto fra israeliani e palestinesi. Uno spaccato di geopolitica dei nostri giorni, insomma, e dei suoi fragili equilibri, su cui si muove l’inossidabile Gabriel Allon, alle prese con una delle missioni più devastanti della sua vita, che porterà con sé a lungo nei suoi peggiori incubi. Sempre lucido, il protagonista sfugge ancora una volta alla morte grazie a un’intuizione che lo salva nel fisico, ma lascia profonde cicatrici nello spirito. È un personaggio più malinconico quello che Silva consegna a questo romanzo: gli anni passano, intrighi e vendette si moltiplicano, Israele è sotto minacce continue, le speranze trascolorano sempre più spesso nella disillusione. Perfino il rapporto con l’amata seconda moglie italiana Chiara, madre dei loro gemelli, si vela d’inquietudine a causa della differenza d’età. Ma Allon è un restauratore, per professione «ripara le cose» e, c’è da scommetterci, ce la farà anche questa volta.
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