Ah, questa onnipotente lobby ebraica!
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
A destra: Boris Johnson, Jeremy Corbyn
Com’è possibile che Boris Johnson sia riuscito a vincere le elezioni in modo così eclatante quando i media avevano previsto solo un suo debole vantaggio e alcuni avevano addirittura avanzato l'ipotesi di una ristretta vittoria di Jeremy Corbyn? Una vittoria che un editoriale del quotidiano Le Monde, pubblicato alla vigilia delle elezioni, sembrava auspicare. I sondaggi che avevano riportato un aumento spettacolare del Partito laburista hanno commesso un madornale errore di valutazione. Non avevano visto arrivare l’onda lunga che avrebbe spinto decine di migliaia di attivisti laburisti ad abbandonare il loro partito tradizionale durante questa consultazione decisiva. Oggi, l'intera classe politica e i media britannici stanno cercando di capire cosa è successo. È l'effetto Brexit? È la fine del Partito socialista inglese, vittima del declino europeo generalizzato che ha colpito la Francia così duramente? Per altri la risposta è accecante. Dietro questa strano ribaltamento della situazione si profila la sinistra influenza della lobby ebraica. Per Jean-Luc Mélenchon, il prode leader de La France Insoumise, non c'è alcun dubbio e non esita a dirlo forte e chiaro. È così che il coraggioso Jérémy Corbyn è stato battuto: “ha dovuto subire, tutto solo e senza aiuti, la volgare accusa di antisemitismo tramite il rabbino capo d'Inghilterra e alle varie reti di influenza del Likud”.
Al centro, dietro lo striscione "Free Palestine", Jeremy Corbyn
Mélenchon non spiega con chiarezza questa mancanza di aiuto. I cittadini britannici, ritenuti peraltro impavidi, si sono lasciati intimidire da tutti questi ebrei che vivono sul loro territorio? Certamente no, perché nel Regno Unito, che conta 68 milioni di abitanti, ci sono, ci dicono, circa 300.000 ebrei. Le reti di influenza del Likud? Non ve n’è alcuna traccia nella politica di sua graziosissima maestà, la Regina. Potrebbe essere allora che gli ebrei d'Inghilterra abbiano chiesto aiuto ai loro correligionari dall'altra parte della Manica? Dovremmo vedere nel voto il risultato di quello che Mélenchon chiama l’“arrogante ukase dei gruppo minoritario del CRIF?”. A proposito, perché proprio "Ukase", questo strano riferimento alla Russia zarista che non era affatto tener verso gli ebrei? E poi per una popolazione all'incirca uguale a quella dell'Inghilterra, la Francia ha un po’ più di ebrei: circa 500.000. L'influenza del CRIF, "Consiglio Rappresentativo delle Istituzioni Ebraiche di Francia”, si estenderebbe oltre i confini francesi? Sarebbe riuscita a dissuadere i laburisti dal voto per il loro leader? Ci sarebbe piaciuto avere risposte chiare a queste domande. Ma se gli ebrei hanno un potere occulto così potente, perché dovrebbero usarlo solo per sostenere un leader conservatore in Inghilterra? Non farebbero meglio a concentrare i loro sforzi sull’ONU? Vi rendete conto del tempo e dell'energia che questa istituzione dedica per osservare, criticare e condannare uno Stato ebraico che conta solo nove milioni di abitanti? Un Paese ventotto volte più piccolo della Francia e cinquecento volte più piccolo del Canada o degli Stati Uniti? Insomma, non si può fare a meno di chiedersi perché nella Francia del 2019, il mito della lobby ebraica sia ancora così diffuso.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".