Chi è Nibras, nuovo volto dell'odio contro Israele in Italia Commento di Alberto Giannoni
Testata: Il Giornale Data: 16 dicembre 2019 Pagina: 7 Autore: Alberto Giannoni Titolo: «Ci mancavano pure le sardine islamiche»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 16/12/2019, a pag.7, con il titolo "Ci mancavano pure le sardine islamiche" la cronaca di Alberto Giannoni.
Alberto Giannoni
Nibras durante l'intervento
L' anti-Meloni si chiama Nibras, ha25 anni e porta il velo. E figlia dell'imam di via Padova a Milano ed è al centro di un caso. Sta facendo il giro del web la sua foto insieme a Mattia Sartori, leader del movimento delle sardine, e a suo manto Sulaiman Hijazi. E stata lei ad accreditarsi come l'alternativa alla leader di Fdi, andando in piazza San Giovanni, parlando dal palco e facendo il verso all'ormai noto «sono Giorgia, sono una madre e sono cristiana», il manifesto meloniano che era risuonato due mesi fa nella stessa piazza e che qualcuno ha trasformato in un tormentone rap. «Sono Nibras - ha replicato sabato, sorridendo, la giovane milanese - sono una donna, sono musulmana e sono figlia di palestinesi». Ha dimostrato spirito, Nibras. Ha letto con enfasi l'articolo 3 della Costituzione e lanciato il suo monito: «A tutti coloro che vogliono riaprire le pagine nere del passato dico "non ci avrete mai, non ve lo permetteremo", perché questo è uno stato di diritto». E qui il discorso delle sardine che l'hanno applaudita comincia a mostrare delle crepe. E il nodo è sempre lo stesso: Israele. Se parliamo di Stato di diritto, Israele è l'unico in Medio Oriente, tanto che un magistrato ha appena incriminato il premier per un presunto «favore legale». A Gaza, per dire, un dirigente di Hamas è stato torturato e ucciso in piazza con l'accusa di essere gay. L'opinione di Nibras invece tradisce il solito doppio standard. «L'unico Paese democratico del Medio Oriente? - chiese lei a fine 2017 - Cosa hanno di democratico questi mostri che non risparmiano donne, bambini e disabili?». E il senatore di Fi Lucio MaIan le rimprovera di aver definito Israele «uno stato nazi-fasci-sionista». Nibras ha le sue radici e ha diritto al suo punto di vista, ma quando si parla dal palco di una piazza «contro l'odio» i riflettori si accendono. il padre di Nibras è un uomo che a Milano è stimato e benvoluto: Mahmoud Asfa ha fondato e dirige dal '92 la Casa di via Padova, centro islamico accreditato come dialogante e trasparente. Era nel Forum delle religioni, ha ottenuto un Ambrogino d'oro ed era molto stimato dall'assessore Aldo Brandirali (ciellino del Pdl). Se c'è un rimprovero rivolto alla sinistra è di averlo snobbato a beneficio di altri meno meritevoli. La Curia ambrosiana, più attenta, lo ha invitato in Duomo il 25 marzo 2017 per accogliere Bergoglio a Milano, e accanto a lui c'era proprio la figlia. Asfa è indipendente dall'islam egemone, ma certo - anche per biografia - non si definirebbe mai «amico di Israele» come il franco-tunisino Hassen Chalghoumi. E la sua «stella» di moderato di recente si è un po' offuscata, anche perla partecipazione a cortei «pro Palestina» (e anti-Israele) molto discussi. La sua moschea l'ha visitata anche Matteo Salvini, ma la Lega accusata di usare l'odio in politica ora chiede coerenza. Hijazi, da portavoce della Comunità islamica di Cagliari dichiarò di temere più Israele dell'Isis. Malan ad aprile aveva contestato al grillino Gianluca Ferrara di aver incontrato, con lui e una delegazione dell'Associazione dei Palestinesi in Italia, anche Riyad al-Bustanji, imam noto per aver glorificato le azioni kamikaze contro Israele. Inoltre a Hijazi a viene addebitato un giudizio benevolo su Hamas. « È questo il cambiamento che vogliono le sardine?» ha chiesto il leghista Paolo Grimoldi. Ieri Hijazi ha denunciato di aver ricevuto «provocazioni e insulti». «Sono stato accusato di appartenere a Hamas e di sostenere il terrorismo islamico» ha detto, difendendosi: «Non faccio altro che informazione. Però ciò non significa che faccio parte di un partito politico né sostenitore di Hamas. Non permetterò a nessuno di strumentalizzare ciò che faccio».
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