Ah, che persone perbene! Novità sull'attentato in rue des Rosiers a Parigi
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
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Il "Lodo Moro" in versione francese
È grazie a Le Parisien , un quotidiano d’informazione con ampia diffusione, ma senza una chiara linea politica, che forse finalmente saremo in grado di svelare il mistero dell'attentato in rue des Rosiers, questa strada mitica e un tempo centro nevralgico della vita ebraica a Parigi. Un attentato per il quale, nonostante le molteplici e dubbie rivendicazioni, nessuno è mai stato arrestato.
È successo esattamente 37 anni fa ieri, lunedì 9 agosto 1982. È poco dopo l'una del pomeriggio. L’ora di pranzo. Situato all'angolo tra rue des Rosiers e rue Ferdinand Duval, il ristorante di Jo Goldenberg è al completo; una cinquantina di ospiti sono seduti ai tavoli. All'improvviso degli uomini mascherati fanno irruzione. Quanti sono? Tre? Cinque? Solo due? Le testimonianze raccolte in seguito saranno contraddittorie. Tutto è accaduto così in fretta. Lanciano una granata e aprono il fuoco, colpendo a caso sul personale e sui commensali. Tre minuti dopo, lanciano una seconda granata e scappano. Bilancio: sei morti e ventidue feriti.
La giustizia, si sa, non è una signora impaziente e il dossier dell’attentato è tuttora in esame, anche se molti indizi concordanti fanno emergere la colpevolezza del gruppo Abu Nidal. I mandati di arresto internazionali emessi contro i principali sospettati non sono mai stati eseguiti e i Paesi in cui risiedono, come la Giordania e la Norvegia, si sono rifiutati di farlo.
Nell'ufficio del magistrato incaricato delle indagini, un uomo sta per dare una soluzione alla storia. Non è una persona qualunque. Si chiama Yves Bonnet; è l'ex capo dei servizi di intelligence francesi. Ecco i suoi commenti, riportati da Le Parisien :
" Abbiamo ottenuto una sorta di accordo verbale dicendo loro: Non voglio più attentati sul suolo francese e in cambio, ti lascio venire in Francia , ti garantisco che non ti succederà niente .”
Di chi si tratta? Proprio del gruppo Abu Nidal. Il patto è suggellato, prosegue il quotidiano: i membri di Abu Nidal rifugiati all'estero possono "venire in Francia, senza il rischio di essere perseguiti; in cambio, si impegnano a non intraprendere alcuna azione violenta".
Per l'ex capo dell’intelligence il gioco valeva la pena. Ma ascoltiamolo ancora: "Eccome se ha funzionato, non ci sono stati più attacchi a partire della fine del '83, nell'84 e fino alla fine del '85 ... Se poi hanno commesso attentati in Italia, per esempio, non mi riguardava, purché non succedesse nulla sul suolo francese.”
Yves Bonnet nega di aver praticamente collaborato con dei terroristi e definisce questo un accordo in via amichevole tra persone perbene, un "patto di non aggressione". Ricordiamoci bene che, pur arrestato in Francia nel 1977 in base al mandato di arresto delle autorità tedesche, il terrorista Abu Daoud, responsabile del massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco, fu tuttavia rilasciato; la Francia lo lascerà volare via in tutta tranquillità, verso climi più miti. Una storia senza morale su cui riflettere la prossima volta che la Francia farà la lezioncina a Israele.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".