venerdi 01 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
<< torna all'indice della rubrica
Turchia e NATO, è la fine? 02/08/2019
Turchia e NATO, è la fine?
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)


Immagine correlata
Il sultano Erdogan

La determinazione del presidente Erdogan di acquistare il sistema antimissile russo S-400 nonostante l'opposizione americana e la successiva sospensione della partecipazione della Turchia al programma di produzione dell'aereo da caccia F35 non hanno solo inferto un duro colpo alle relazioni tra i due paesi; ha anche sollevato la questione dell'adesione della Turchia alla NATO. Stati membri si chiedono se la Turchia sia ancora impegnata nell'organizzazione o sia in uscita. È stata un membro NATO di rilievo per 67 anni, grazie alla sua posizione geo/strategica tra Europa e Asia, parte del Medio Oriente e del mondo musulmano e per la comprovata potenza militare. All'inizio, era considerata parte dell’occidente laico e progressista in base alla eredità di Kamal Ataturk. Per l'organizzazione nordatlantica/europea il Medio Oriente era considerato parte di un sistema di sicurezza più ampio.
Risultati immagini per nato turkey
No alla Turchia nella NATO!


Posizioni mantenute negli ultimi anni. La Turchia fu ammessa alla NATO nel 1952 al culmine della guerra fredda in virtù della sua partecipazione alla guerra di Corea; era stato uno dei primi paesi a rispondere alla chiamata delle Nazioni Unite a inviare truppe per combattere il nord invasore. Oggi l'esercito turco è il numero due dell'alleanza dopo quello americano. Il suo scopo era quello di garantire il sostegno dell'Occidente contro le richieste territoriali sovietiche dopo la seconda guerra mondiale. Mosca voleva annettersi parti delle regioni orientali e essere partecipe nella supervisione delle spedizioni marittime nei rettilinei del Bosforo e dei Dardanelli, come stipulato negli accordi di Montreux del 1936. La Turchia ricevette il sostegno europeo e fu ammessa nella NATO. Tuttavia la NATO non è soltanto un'alleanza militare; i firmatari del trattato hanno sottolineato che "sono determinati a salvaguardare la libertà, il patrimonio comune e la civiltà dei loro popoli, fondati sui principi di democrazia, libertà individuale e stato di diritto". Per molti anni la Turchia è stata un'alleata fedele che intratteneva buoni rapporti con tutti i membri, sviluppando cooperazione economica e finanziaria e contribuendo al progresso comune. È stata anche accettata come ‘membro associato’ dell'Unione Europea con i privilegi derivanti da questa partecipazione. L'America ha fornito assistenza militare e campi militari sul suo territorio; l'importante base aerea di Incirlik, dove venivano immagazzinate armi nucleari e tattiche, fu messa a sua disposizione. Nel quadro della NATO, la Turchia ha partecipato allo sviluppo e alla produzione di materiale di attacco e di difesa e ha preso parte al comitato di supervisione dei piani per la fabbricazione di aerei da combattimento F35. Tuttavia, i primi semi di discordia apparvero già nel 1974 quando la Turchia occupò la parte nord di Cipro, dove abitava una popolazione in gran parte turca, escludendo con la forza 180.000 cittadini di etnia greca. Una mossa condannata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che chiese l'immediato ritiro delle "forze straniere" mentre il Comitato europeo per i diritti umani accusava Ankara di violare la Carta europea dei diritti umani. Le autorità turche hanno risposto che stavano rispondendo a un colpo di stato militare guidato da forze greche che avevano conquistato Cipro e stavano per annetterlo alla Grecia; aveva agito per salvare i turchi locali dall'essere massacrati. Alla Gran Bretagna, che manteneva i campi militari sull'isola, fu impedito dagli Stati Uniti di sferrare un attacco per sradicare gli invasori, temendo che avrebbe creato una spaccatura nella NATO e destabilizzato la regione. Washington ha imposto un embargo sulle armi agli stati membri della NATO, una situazione imbarazzante considerata l'alleanza militare. Il divieto fu poi revocato tre anni dopo dal presidente Carter. Nel 1983 il governo turco proclamò l'indipendenza della "Repubblica turca di Cipro del Nord". Sebbene la Turchia abbia agito in violazione della carta della NATO, che afferma che "Le parti si impegnano, come stabilito nella Carta delle Nazioni Unite, per risolvere qualsiasi controversia internazionale in cui possano essere coinvolti con mezzi pacifici ..e di astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall'uso della forza.” Il suo esercito era ancora all'epoca il baluardo di un regime laico che manteneva buoni rapporti con l'Occidente. L'alleanza sopravviveva, e la Turchia si schierò dalla parte degli Stati Uniti nella lotta in Afghanistan dopo l'11 settembre. Fu dalla base di Incirlik che gli aerei statunitensi partirono per fornire supporto logistico alle truppe e i rifornimenti di carburante ai combattenti della coalizione in Afghanistan. La Turchia ha anche preso parte alle "forze di assistenza internazionale per la sicurezza" create dall'ONU nel 2011 per combattere i talebani. Ciononostante la questione di Cipro rimaneva aperta: in seguito alla scoperta di grandi giacimenti di gas nelle acque circostanti, Ankara pretese che i ricavi fossero condivisi con Cipro del Nord e per marcare la sua determinazione inviava nel 2018 delle navi per l'esplorazione del gas nelle acque territoriali di Cipro, che è membro dell'Unione Europea dal 2004.

Questa spinosa questione potrebbe portare a una crisi internazionale, avendo già provocato tensioni regionali. La vittoria del partito islamista AKLP di Erdogan nel 2002 è stata uno spartiacque nelle relazioni tra Turchia e Stati Uniti, dando inizio a conflitti di interessi. Erdogan si oppose all'intervento americano in Iraq, temendo che avrebbe portato il caos nel paese vicino. Il parlamento turco ha poi rifiutato di lasciare che le truppe americane allestissero campi in preparazione all'intervento e addirittura vietava l'uso di Incirlik per la partenza dei bombardieri. Fu un duro colpo poiché l'aeronautica americana dovette trovare campi d'aviazione in zone più distanti. La frattura non è mai guarita, anzi, è cresciuta mentre Erdogan ha rafforzato il suo potere sulla Turchia, chiedendo l'estradizione di Fethullah Gulen, un leader turco islamico che vive negli Stati Uniti, accusato da Erdogan di essere l'autore del fallito colpo di stato militare nel novembre del 2106. Gli Stati Uniti hanno rifiutato, poiché non ha presentato alcuna prova delle sue accuse. Nel 2017 è stato adottato un sistema presidenziale. Il regime persegue apertamente una politica che si richiama all’impero ottomano e all’ideologia estremista dei Fratelli Musulmani. Soprannominato neo-ottomanismo, un mix di elementi religiosi e nazionalisti, questa scelta ha portato il presidente a intraprendere una politica estera aggressiva per affermare il dominio turco in Medio Oriente sulla base dell'Islam, il comun denominatore della regione, che però è tristemente fallito. Solo il Qatar, che sostiene la Fratellanza, ha mantenuto relazioni amichevoli. L'Arabia Saudita e i suoi alleati del Golfo, nonché l'Iraq e la Siria lo vedono come un nemico. Le relazioni con l'Egitto vennero interrotte in seguito alla cacciata del presidente dei Fratelli Musulmani Mouhammad Morsi. La frattura con l'America si è ampliata ancora di più con lo scoppio della guerra civile siriana nel 2011. Mentre il presidente Obama ha istituito una coalizione per combattere Daesh -in seguito ‘ stato islamico’ - Erdogan ha permesso a migliaia di giovani musulmani entusiasti di attraversare il paese per unirsi all'insurrezione, e ha persino permesso la vendita di greggio dallo Stato islamico. Voleva aiutare Daesh a sconfiggere il regime laico di Assad, per dar vita un'entità islamica amica, nella convinzione errata che i cosiddetti gruppi islamici moderati che stava aiutando avrebbero successivamente assunto il potere. Si rese conto del suo errore solo quando l'America iniziò a sostenere i curdi e il loro SDF "forze democratiche siriane" appena creato - basate sulle "unità di protezione popolare" curde, la più grande forza armata curda in Siria. La Turchia li definisce un'organizzazione terroristica a causa dei loro legami con il PKK - Turkistan Workers Party - in lotta per l'indipendenza della minoranza curda in Turchia. Lo'SDF sconfisse Daesh con l'aiuto americano, conquistando la parte meridionale della Siria lungo il confine turco. Lo scontro con la Russia avvenne a seguito dell'abbattimento da parte di aerei turchi di un Su-24 russo che era entrato nello spazio aereo turco per alcuni secondi. Mosca reagì imponendo sanzioni durissime che incisero sull'agricoltura e sul turismo turchi.

In contrasto con Stati Uniti e Russia, Erdogan decise di schierarsi con il secondo al fine di proseguire la lotta contro i curdi. Si scusò e fu accolto a braccia aperte da Putin. È stato incluso insieme all'Iran nel forum di Astana a guida russa con l'obiettivo di disegnare la futura mappa della Siria – ma finora senza successo. Le forze turche aiutate dalle milizie islamiche filo-turche occuparono Efrin, un vasto distretto curdo vicino al confine, dopo che le truppe russe, di stanza per sostenere il loro alleato Assad, erano state trasferite. ( Inutile dire che il presidente siriano ha assistito nella più totale impotenza, questo è il Medio Oriente.) Circa 150.000 persone sono fuggite, raggiungendo milioni di rifugiati siriani. La Turchia ha ora annunciato che intendeva creare una zona di sicurezza larga 40 km sul lato siriano del confine e mantenerlo con l'aiuto del suo esercito in violazione del diritto internazionale. Bashar Assad ha protestato contro ciò che equivaleva a un'occupazione mentre cercava invano di negoziare un compromesso accettabile. Il 24 luglio, Ankara ha annunciato che i colloqui con Washington sulle dimensioni della zona di sicurezza prevista e sulle forze da stazionare sono falliti. È su quel contesto altamente volatile che è arrivata la crisi dell'S 400. L'America ha fatto un forte sforzo per convincere la Turchia a non acquistare il sistema di difesa russo, offrendo il sistema Patriot, simile, a condizioni vantaggiose. Sosteneva che l'introduzione dell'S 400 russo all'apparato di difesa di un membro della NATO avrebbe effettivamente fornito alla Russia una fonte fissa di informazioni sulle capacità della NATO stessa, in particolare per quanto riguarda il nuovo aereo da combattimento F35. Washington, come ulteriore pressione, ha smesso di addestrare i piloti turchi su quell'aereo negli Stati Uniti. Quando i primi componenti dell'S400 iniziarono ad arrivare in Turchia, il presidente Erdogan annunciò che l’ acquisto sarebbe continuato. Trump sospese la partecipazione della Turchia al progetto F35 e annullò il permesso precedentemente concesso per la produzione di circa 900 componenti e la vendita di 100 F35, con una perdita di milioni di dollari per le industrie americane. Lo spostamento delle alleanze nate dall'abbattimento dell'aereo russo ha portato a una crescente cooperazione turco-russa. Il gasdotto Turkstream dalla Russia alla Turchia, temporaneamente bloccato dalla crisi di Sukhoi, è stato completato lo scorso novembre. Una centrale nucleare temporaneamente sospesa per lo stesso motivo è stata costruita ad Akkuyu sotto l'egida del Rosatom russo e dovrebbe diventare operativa nel 2023. L'America ha di fronte un dilemma. Vede l'affare S400 come una manifestazione di ostilità da parte di un paese che ha aiutato negli ultimi 67 anni, qualcosa di simile al morso della mano che ti ha nutrito. Non c’è stata altra scelta che annullare un affare redditizio. Tuttavia il presidente Trump non ha fretta di andare oltre, sebbene in America vi siano richieste di espulsione della Turchia dalla NATO.

Non gioverebbe né all'Alleanza né agli Stati Uniti, né desidera spingersi ulteriormente nell'abbraccio dell'orso russo. Il segretario generale della NATO Jens Soltenberg, che era in Turchia lo scorso maggio al culmine della crisi dell'S400, aveva dichiarato che la Turchia era un membro stimato, elogiato il suo attuale contributo ai combattimenti in Iraq e l'assistenza passata in Afghanistan e Kosovo , aggiungendo che l'Alleanza sosteneva Ankara contro le minacce alla sicurezza e la aiutava a difendersi attraverso sistemi di difesa antimissile e pattuglie AWACS. La NATO, ha affermato, ha investito più di cinque miliardi di dollari in infrastrutture militari in Turchia, compresi campi di aviazione, installazioni navali e radar. Bisogna altresì ricordare che l'Unione europea è fortemente dipendente dalla Turchia per fermare il flusso di rifugiati dalla regione e ha già pagato sei miliardi di dollari per il suo aiuto. La Turchia non deve quindi temere a breve di essere espulsa dalla NATO. L'America ha il problema dell’Iran e continuerà a cercare di raggiungere un onorevole compromesso per riprendere una qualche forma di cooperazione. Per quanto riguarda Ankara, non ha alcun interesse a lasciare un'organizzazione cui ha dato così tanto alla sua difesa e sviluppo. È pienamente consapevole che è l'Occidente, non la Russia, a portare gli investimenti tecnologici di cui ha bisogno. Consapevole anche che gli ultimi cinquecento anni hanno dimostrato che la Russia è un pericoloso alleato di cui non ci si può fidare. Ma il presidente Erdogan dovrà procedere con cautela. In Siria e a Cipro gli eventi potrebbero sfuggire al controllo, lasciando al presidente Trump altra scelta se non la linea dura.


Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 2002 al 2004. Dal 1989 al1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. E' ricercatore senior presso il Jerusalem Center for Public Affairs. La analisi di Zvi Mazel sono pubblicate in esclusiva in italiano su Informazione Corretta

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT