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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Il Vangelo secondo Linda Sarsour 10/07/2019

Il Vangelo secondo Linda Sarsour
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)

www.benillouche.blogspot.com/2019/07/levangile-selon-linda-sarsour-par.html?fbclid=IwAR0xkHwdWH5QGzsKRPVwSAx9cFFAbmCHZuIfyM0D30ncFvyhM0xMS

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Linda Sarsour

Un piccolo palestinese con la pelle ramata e i capelli crespi, più precisamente “wooly hair”: è così che Linda Sarsour, nata da genitori palestinesi emigrati a New York e oggi figura di spicco dei musulmani americani, descrive Gesù. Nota sobillatrice per le sue prese di posizione contro Israele e contro gli ebrei, la signora Sarsour afferma che questo scoop proviene dal Corano. Il che è doppiamente interessante. La parola “Palestina”, e tanto meno l’aggettivo “palestinese” non si trovano in questo libro. Per quanto riguarda la vita di Gesù, sappiamo che l'Islam ha attinto molto dal Nuovo Testamento e ha fatto suo il fondatore del cristianesimo, trasformandolo col nome di Issa, in profeta e precursore dell'Islam. Né Palestina né palestinese compaiono nel Nuovo Testamento e si cercherebbe invano un riferimento a capelli crespi, caratteristica piuttosto insolita nella regione di allora.

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La menzogna di "Gesù palestinese"

Al contrario, ci sono molti riferimenti al fatto che Gesù fosse ebreo. E allora? ribatte la signora: “Il termine palestinese si riferisce alla nazionalità, non alla religione. Gli ebrei vivevano pacificamente accanto ai palestinesi prima che ci fosse uno Stato di Israele”. Ma la Palestina non è menzionata né nel Corano né nel Nuovo Testamento, le si ripete invano. La deputata Ilhan Omar, che ha prestato giuramento davanti al Congresso in abito tradizionale palestinese prima di accusare gli ebrei americani di doppia fedeltà, aveva già risposto con un “tweet” ad un articolo del New York Times scritto da un cronista afro-americano secondo cui Gesù era probabilmente un palestinese con la pelle nera. Il New York Times ha dovuto pubblicare una rettifica. Come dobbiamo interpretare questa ossessione di disconoscere l’ebraicità di Gesù e di volerlo ad ogni costo palestinese? È che, se si ammette che Gesù era un Ebreo, bisogna anche accettare che all’epoca c’erano degli ebrei nella Terra di Israele. E quindi che c'è un legame storico inconfutabile tra gli ebrei e questa terra. Cosa che infastidisce notevolmente la tesi degli odiatori dello Stato ebraico secondo cui il legame non esiste. Basta vedere le risoluzioni scandalose dell'UNESCO che non riconoscono all'ebraismo il più piccolo rapporto con “la Spianata delle Moschee” e ancora peggio per il tempio di Salomone o per quello di Erode, non parliamo delle visite a quest’ultimo da parte dello stesso Gesù. Come sappiamo, questo "dettaglio" non ha impedito ai Paesi di un'Europa che un tempo era tanto cristiana di votare la risoluzione. Per quanto riguarda l'Autorità palestinese, è da lungo tempo che ha fatto di Gesù non solo un palestinese, ma persino un buon musulmano, meglio ancora, il primo martire palestinese: non è stato forse ucciso dai Giudei? Anche in questo caso, non c'è bisogno di sottolineare che furono i Romani ad averlo crocifisso per ordine del governatore romano e che, secondo i Vangeli, "Gesù di Nazaret, Re dei Giudei" figurava nell'iscrizione apposta alla croce. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma in fondo, perché non rispondere ad uno scoop con un altro. Mentre i termini "ebrei" e "figli di Israele" sono spesso citati, Betlemme non esiste nel Corano, dato che fa nascere "Issa" ai piedi di una palma, in un luogo imprecisato.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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