Immigrazione e pregiudizi
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
www.jforum.fr/immigration-et-prejuges.html
Ebrei in fuga dai Paesi arabi verso Israele
“Allora Dio cambierà il tuo destino e ti raccoglierà di nuovo da tutti i popoli tra cui ti aveva disperso”. Conformemente alla predizione biblica, Israele fu costruito attraverso successive ondate di immigrazione. Un'immigrazione che era generalmente segnata da grandi sofferenze: i nuovi arrivati facevano fatica a inserirsi in una società così diversa da quelle in cui erano cresciuti. Nei primi anni dello Stato, gli ebrei iracheni, nonostante la loro antica e gloriosa cultura, erano mal considerati; a volte venivano derisi con l’appellativo di " iracheni pigiami " facendo riferimento all’abbigliamento che alcuni ancora indossavano. Oggi Eli Amir e Sami Michael, entrambi iracheni, sono tra le glorie letterarie più rispettate in Israele; Moshe Levi, figlio di genitori iracheni, è stato il primo ebreo orientale a diventare comandante in capo dell'IDF, e ci sono innumerevoli politici di spicco che hanno le loro radici a Baghdad. Cosa non è stato detto poi sul massiccio arrivo di ebrei dal Marocco! “Marocchino coltello” e altri nomi di uccelli. Hanno dovuto lottare per trovare un posto al sole, a volte usando la violenza per far riconoscere i loro diritti.
Un campo di raccolta dei profughi ebrei yemeniti in Israele
Come il movimento delle Pantere Nere nel 1971. Oggi, il precedente, Amir Peretz, e il nuovo Presidente del Partito Laburista, Avi Gabbai, sono di origine marocchina, come pure quello del Partito Shas, e diversi comandanti in capo dell'esercito, incluso Gadi Eizenkot. I ministri di origine marocchina sono troppo numerosi per essere contati sulle dita della mano. Quasi un milione di ebrei russi arrivarono in Israele quando le frontiere dell'ex Unione Sovietica furono aperte davanti a loro. Anche loro hanno avuto problemi ad integrarsi. Non si diceva forse che gli uomini si ubriacavano e che le donne erano di malaffare? C’è voluto un sacco di tempo per superare i pregiudizi. Oggi i loro rappresentanti occupano un posto di rilievo nella scena politica; uno di loro Yuli -Yoel Edelstein, è il Presidente del Parlamento, un altro, Avigdor Lieberman, è il Presidente del partito “Israele, la nostra casa” ed era stato già Ministro degli Esteri e Ministro della Difesa. Per gli uni come per gli altri è stato necessario lottare per raggiungere quelle vette. Superare pregiudizi, umiliazioni, e a volte bisogna dirlo, discriminazioni. Oggi c’è un'altra immigrazione che sta lottando. Si differenzia tuttavia in tre punti. Il colore della pelle, che li rende facilmente riconoscibili. Ma anche il sospetto che taluni ambienti ortodossi spargono sul loro ebraismo e soprattutto il fatto che i primi arrivati erano cresciuti in un ambiente socio-economico che non ha di certo facilitato la loro integrazione. Oggi siamo alla seconda e terza generazione. Cosa dicono i numeri? Che il 62% dei giovani ha il diploma di maturità. Che sono sempre più numerosi nell'esercito, nella polizia, nella magistratura e nella stampa, in politica e nel Ministero degli Affari Esteri, dove c'è persino un ambasciatore di origine etiope. Per non parlare dell'ex Miss Israel Titi Aynaw incoronata nel 2013. Può bastare? No di certo. Come a suo tempo avevano già fatto gli ebrei iracheni, marocchini, russi, per non parlare degli ebrei rumeni e iraniani, anche gli ebrei etiopi dovranno continuare a lottare contro pregiudizi e discriminazioni. Una battaglia che sarà indubbiamente vinta da una nuova generazione, figlia di genitori nati già in Israele.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".