L'indignazione dei pescatori di Gaza
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
www.jforum.fr/lindignation-des-pecheurs-de-gaza.html
Dopo le forti tensioni del mese di maggio e gli scontri a Gaza che hanno minacciato, per un certo periodo di tempo, non solo lo svolgimento dell'Eurovision a Tel Aviv, ma anche di trasformarsi in un conflitto esteso, nel Sud del Paese regna una calma relativa. Dietro le quinte, si sta svolgendo una frenetica attività internazionale. Al timone sono gli egiziani, con l'aiuto di Nicolas Mladenov, coordinatore delle Nazioni Unite per il Medio Oriente e con il sostegno del Qatar, che non esita ad attingere ai suoi ricchi caveau. Una calma relativa. Le violente manifestazioni del venerdì al confine tra la Striscia di Gaza e Israele sono cessate; le "unità notturne" incaricate di fare un fracasso infernale per disturbare il sonno dei civili israeliani sono in vacanza, così come le “unità fumogene” che bruciano pneumatici per produrre più fumo possibile vicino ai kibbutzim. Piano piano, quasi in sordina, è tornato il terrore dei palloncini incendiari. E’ riapparso lo spettacolo desolante delle vaste macchie nere che speravamo di non più rivedere, favorito dalle altissime temperature e dalla siccità a cui la regione è avvezza. Non passa giorno in cui questi ordigni, isolati o in grappoli, non provochino incendi, distruggendo campi e raccolti quando non cadono nei giardini e nei cortili delle scuole. I pompieri e i volontari sono esausti. Il governo israeliano, dimostrando una moderazione non sempre accolta favorevolmente dalle popolazioni esasperate e che lo espone a un fuoco di fila di critiche da parte dei partiti di opposizione in questo periodo elettorale, si sforza di non rispondere per lasciare che la mediazione abbia successo. Finora si era limitato tutt’al più a ridurre temporaneamente l'estensione delle zone marine di pesca, per indurre Hamas a porre fine a queste violazioni quotidiane degli "accordi" raggiunti con così grande fatica tramite l'Egitto. Mercoledì, oltre ai soliti sei palloncini "incendiari", è apparso un pallone bomba che è esploso nei pressi di un villaggio. La deflagrazione si è sentita da lontano. Questa volta, l'intera zona di pesca è stata vietata fino a nuovo ordine. Il messaggio verrà ascoltato? Ne dubito. Il signor Nizar Ayyash, presidente dell'Unione dei pescatori di Gaza, proclama a gran voce la sua indignazione in un'intervista che ha appena rilasciato a YNET, il più grande sito di notizie di Israele. Ma come? Si vieta la pesca ai pescatori di Gaza? È una punizione collettiva inammissibile. Sarebbe anche, e non di minor rilievo, "una mancanza di rispetto" nei confronti dei negoziatori egiziani che si prodigano senza riserve a trovare una soluzione. In che modo i pescatori sono responsabili di questi lanci di palloncini, si chiede? Tale indignazione è condivisa dal numero due di Hamas, che si rivolge agli egiziani per far cessare questa misura iniqua, priva di qualsiasi giustificazione. I palloncini? Secondo lui, a lanciarli sono solo dei bambini e dei cittadini privati. Inoltre, aggiunge, la maggior parte degli incendi sono provocati dalla calura o sono appiccati dolosamente dagli agricoltori per poi chiedere risarcimenti ... Nel frattempo, stanotte è stato lanciato un razzo, intercettato dall’Iron Dome. Di certo, ancora una volta, sarà stato qualche ragazzino annoiato. Tutto ciò non ha impedito all'esercito di lanciare un attacco di rappresaglia. L'estate si annuncia bollente.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".