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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
08.11.2018 Usa, elezioni di Midterm: ebrei contro Trump, verso una spaccatura con Israele?
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 08 novembre 2018
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Ma gli ebrei americani gli hanno voltato le spalle»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 08/11/2018 a pag.12 con il titolo "Ma gli ebrei americani gli hanno voltato le spalle" il commento di Fiamma Nirenstein.

A destra: JStreet cambia: non più "pro Israele" ma "pro pace": "Non preoccupatevi, è solo che non vogliamo perdere potenziali finanziatori"

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Fiamma Nirenstein

L'antisemitismo ha aleggiato come un fantasma, dopo la strage di Pittsburgh, sulle elezioni americane, ed è diventato imprevedibilmente una parola chiave. E forse la tragedia che ha dovuto subire la più grande comunità ebraica del mondo, il desiderio di voltare quella pagina macchiata di sangue, causa almeno in parte la preferenza ebraica per gli oppositori del presidente.

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Donald Trump con Benjamin Netanyahu. Mai presidente Usa fu così amico di Israele

Una preferenza che si collega con la tradizione liberal della comunità americana, ma che adesso assume un carattere paradossale, dopo le tante, sostanziali prese di posizione di Trump favorevoli a Israele, la messa al bando del trattato con l'Iran, il passaggio dell'ambasciata a Gerusalemme, i suoi legami familiari col mondo giudaico (la figlia e il genero ebrei). Paradossale, a meno che non si consideri cosa fatta il divorzio fra gli ebrei di quella diaspora e Israele. Ancora numeri precisi sul voto non li abbiamo, ma il 71 per cento votò per Hillary Clinton nel 2016 e oggi il 74 per cento si dichiara democratico; solo il 34 approva il suo approccio alla politica internazionale, ovvero a Israele. Il divorzio è evidente: secondo l'American Jewish Committee il 77 degli israeliani approva il modo in cui Trump ha gestito i rapporti fra i due Stati, e solo il 34 per cento degli americani è d'accordo. Il 59 per cento degli americani vuole uno Stato palestinese, e solo il 44 per cento degli israeliani ormai ci crede. Subito dopo l'attentato Trump è stato accusato quasi di averlo causato: gli ebrei liberal americani sono stati in testa a questa interpretazione. Nessuno è andato a prendere Trump all'aeroporto di Pittsburgh, 82mila persone hanno firmato una lettera di biasimo: «Hai rinvigorito gli antisemiti». A questo atteggiamento si collega una crescente divaricazione fra la diaspora e Israele: quel mondo ebraico sembra non avere in nessun conto se il loro presidente è il più amichevole mai visto verso Israele. Gli ebrei americani mettono a rischio il piano di pace in preparazione che potrebbe saldare il mondo arabo sunnita agli interessi israeliani e anche a quelli dei palestinesi. Sostenuta da JStreet, il movimento degli ebrei di sinistra americani, è stata eletta la prima palestinese al Parlamento, la democratica Rashida Tlaib, antisraeliana quanto si può esserlo. Una strana situazione. Trump può d'un tratto domandarsi se gli ebrei sono amici o nemici, e Israele è lo Stato Ebraico.

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