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La Stampa Rassegna Stampa
08.10.2018 Attentato ad Ariel: solo la Stampa rende conto dei fatti, gli altri quotidiani scelgono la censura
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 08 ottobre 2018
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «'Oasi di pace' sotto attacco. Caccia al killer di due israeliani»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/10/2018,a pag.14 con il titolo " 'Oasi di pace' sotto attacco. Caccia al killer di due israeliani" la cronaca di Giordano Stabile.

A destra: Kim Yehezkel, Ziv Hajbi, le vittime

Tutti i quotidiani italiani oggi ignorano la notizia dell'attentato tranne la Stampa, che pubblica invece la cronaca di Giordano Stabile, che rende conto dell'accaduto. Complimenti al quotidiano torinese, ignobile invece la censura degli altri giornali, ai quali non interessano gli israeliani assassinati dai terroristi arabi palestinesi.

Ecco l'articolo:

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Giordano Stabile

Due impiegati di una fabbrica, di 29 e 35 anni, uccisi, una donna ferita e un palestinese ancora in fuga, braccato da centinaia di militari in Cisgiordania. Quello di ieri mattina è stato uno dei più gravi attacchi terroristici da mesi e preoccupa ancor più le autorità israeliane perché per la prima volta è stata colpita una «oasi di pace», un grande parco industriale che dà lavoro a migliaia di persone, ebrei e palestinesi, e finora era stato risparmiato dal conflitto. In più, dai primi elementi, sembra che il terrorista volesse rapire almeno una delle vittime, la ventinovenne poi assassinata. Segno di una azione più complessa rispetto agli attacchi improvvisati che hanno caratterizzato la cosiddetta «Intifada dei coltelli», cominciata giusto un anno fa.

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Reuven Rivlin


La fuga del killer
Il killer, Ashraf Walid Saliman Neloah, sui vent’anni, era un ex operaio della fabbrica di Barkan, un complesso industriale sorto accanto all’insediamento di Ariel. È arrivato alle sette del mattino, dopo una assenza di un paio di settimane. È salito prima nell’ufficio dove lavoravano le vittime. Poi è sceso in officina a prendere fascette di plastica che si usano per legare i pacchi. È risalito nell’ufficio e ha aggredito la prima vittima, Kim Yehezkel, 29 anni, l’ha immobilizzata e legata con le fascette. Un collega, Ziv Hajbi, 35 anni, è però entrato nell’ufficio e li ha visti. Il terrorista gli ha sparato alla stomaco, un colpo mortale. Lo sparo ha attirato l’attenzione di un’altra impiegata, 54enne, che ha cercato di fuggire ed è stata ferita.

Il killer si è dato a questo punto alla fuga. Una guardia dell’officina, armata, ha cercato di fermarlo ma ha mancato il bersaglio. Il palestinese ha risposto al fuoco, la sua pistola si è inceppata ma è riuscito comunque a lasciare la fabbrica e a dileguarsi. È cominciata una gigantesca caccia all’uomo. L’esercito israeliano ha classificato i fatti come «attacco terroristico grave» e dispiegato centinaia di uomini. Sembra escluso il movente della vendetta. I militari, nella tarda serata di ieri, hanno circondato il villaggio di Beit Lib, vicino a Tulkarm, e hanno cominciato a setacciarlo.
Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha condannato l’attacco «non solo contro persone innocenti ma anche alla possibilità della coesistenza pacifica fra israeliani e palestinesi». Un concetto ribadito anche dall’ambasciato americano David Friedman: «La zona industriale di Barkan è un modello di convivenza fin dal 1982, ora scossa da un brutale assassinio».

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lettere@lastampa.it

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