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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.08.2018 Iran ospite d'onore al Salone del Libro 2020? Ecco le domande da fare a Massimo Bray
Commento di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 agosto 2018
Pagina: 25
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «Ospite d’onore? L’Iran, un Paese che mette i libri al rogo»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/08/2018, a pag.25, con il titolo "Ospite d’onore? L’Iran, un Paese che mette i libri al rogo" il commento di Pierluigi Battista.

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Pierluigi Battista

Gentile Massimo Bray, lei che guida il Salone del libro di Torino e che ha invitato l’Iran come ospite d’onore per l’edizione del 2020, certamente avrà a cuore il rispetto di alcuni valori non negoziabili come il rispetto dei diritti umani, la libertà di espressione e di dissenso, l’uguaglianza tra donne e uomini. Perciò siamo sicuri che a Torino sarà invitata Azar Nafisi, la scrittrice iraniana perseguitata dal regime degli ayatollah ospite del 2020, e che ha scritto un libro bellissimo e commovente come Leggere Lolita a Teheran (Adelphi) in cui viene descritto il clima di asfissia culturale che gli oscurantisti iraniani hanno imposto nel Paese a cui lei renderà omaggio.

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Massimo Bray

E, visto che si parla di un Salone dedicato ai libri, siamo certi che ai suoi ospiti lei chiederà se ancora Lolita è un libro proibito e se c’è qualcosa di logico in un Salone del libro che dedica un’attenzione speciale a un Paese che i libri li mette al rogo, e non solo simbolicamente. Sono sicuro che lei chiederà conto anche del destino di Jafar Panahi, il regista iraniano che non può lasciare il suo Paese ed è costantemente sottoposto a restrizioni censorie: la censura sistematica è una cosa brutta in un Salone del libro libero, vero? Una richiesta di chiarimenti sulla sorte del poeta Mehdi Mousavi, condannato a un numero elevato di frustate in pubblico per aver stretto la mano a una donna, non sarebbe poi così vana, lei ne converrà. E visto che l’occasione è ghiotta, sarebbe necessario chiedere agli emissari degli ayatollah al potere che ne è della condanna a morte di Salman Rushdie, raggiunto da una fatwa scagliata da Khomeini in persona.

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Salman Rushdie


Giacché siamo in Italia, una parola di solidarietà da parte iraniana non sarebbe sgradita nemmeno sulla sorte del nostro connazionale, Ettore Capriolo, colpevole a suo tempo di aver tradotto i Versetti satanici di Rushdie in italiano e perciò accoltellato e lasciato in fin di vita in una pozza di sangue da un killer spedito dal Paese ospite nel 2020. Da allora Capriolo ha cessato la sua attività di traduttore, la cruenta intimidazione ha funzionato: non sarebbe il caso di invitare anche lui in una manifestazione che dovrebbe celebrare la libertà dei libri? E anche se non c’entra in senso stretto con i libri, anche una parola sulla sorte di quella coraggiosa ragazza che a Teheran si è tolta il velo come simbolo di oppressione potrebbe essere un gesto apprezzabile. Ma siamo certi che la sua sensibilità liberale avrà la meglio e che i censori di Teheran, rappresentanti di un sistema oppressivo dove le persone si impiccano in piazza, saranno interrogati come si deve. Un cordiale saluto.

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