Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/08/2018, a pag. 12, con il titolo "Corbyn e l’antisemitismo, basteranno le (goffe) scuse?", la cronaca di Matteo Persivale.
Matteo Persivale
Al centro Jeremy Corbyn
Quando, l’altro giorno, Jeremy Corbyn si era finalmente scusato, dopo mesi, per le ripetute accuse di aver quantomeno sottovalutato tendenze antisemite all’interno del partito laburista (se non proprio di aver favorito questo clima), gli osservatori più attenti avevano avvertito l’imminente arrivo di nuove rivelazioni. Il leader laburista insomma avrebbe cercato di chiudere la questione scusandosi. Non è bastato perché proprio ieri affollavano le prime pagine dei giornali altre notizie pessime per Corbyn, che indicano come non siano finiti i suoi problemi, tra le accuse di antisemitismo, e il rischio addirittura di una fuoriuscita di parlamentari laburisti di religione ebraica. Si è infatti scoperto che otto anni fa Corbyn a una manifestazione davanti all’ambasciata londinese dello Stato ebraico paragonò la situazione di Gaza all’assedio nazista di Stalingrado durante la seconda guerra mondiale. E un filmato del 2012 mostra Corbyn che, intervistato dalla tv di Stato iraniana, getta dubbi sulla reale appartenenza a Hamas di 1000 palestinesi liberati da Israele in uno scambio di prigionieri (i 1000 detenuti erano stati condannati, in totale, per la morte di 600 israeliani). Joan Ryan, deputata laburista, ha chiesto immediatamente l’apertura di un’inchiesta parlamentare. Sono serviti a poco i distinguo del portavoce del partito laburista che ha cercato di spiegare come «Jeremy non voleva supportare le azioni dei prigionieri o dare a esse qualche tipo di imprimatur di legittimità, difendeva semplicemente i loro diritti secondo il diritto internazionale». Era d’altronde ancora freschissimo lo sforzo per limitare i danni dopo che Peter Willsman, un alleato di Corbyn, aveva pensato bene di difendere il leader contrattaccando e prendendosela con presunti «fanatici pro Trump» di religione ebraica. Ora è chiaro che da una parte Corbyn non poteva controllare ogni volantino distribuito durante i suoi comizi. Ma certo che se il comizio avviene durante la giornata della Memoria (nel 2010) e nel volantino si sostengono odiose tesi su presunte falsificazioni storiche dell’Olocausto, non può non esplodere nuovamente la polemica. Basteranno nuove scuse? Improbabile.
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