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La Stampa Rassegna Stampa
20.06.2018 Usa, la scelta coraggiosa: 'Fuori dal Consiglio per i diritti umani Onu, organizzazione indegna che demonizza Israele'
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 20 giugno 2018
Pagina: 13
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «La scelta di Trump: America fuori dal Consiglio Onu per i diritti umani»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/06/2018, a pag. 13, con il titolo "La scelta di Trump: America fuori dal Consiglio Onu per i diritti umani" la cronaca di Paolo Mastrolilli.

Giusta e doverosa la scelta di Donald Trump, Mike Pompeo e Nikki Haley di portare gli Usa fuori dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu, un organo che si occupa a tempo pieno di demonizzare un solo Stato, Israele, unica democrazia dell'intero Medio Oriente.

Ecco il discorso di Nikky Haley all'Onu, sottotitolato in italiano per IC da Giorgio Pavoncello: https://www.youtube.com/watch?v=fjszA7th73c&t=3s

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

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Donald Trump con Nikki Haley

Gli Stati Uniti escono dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu. La decisione è stata annunciata dal segretario di Stato Pompeo e dall’ambasciatrice al Palazzo di Vetro Haley, ed è motivata soprattutto dalla percezione di un pregiudizio contro Israele da parte di questo organismo. «È un’organizzazione che non è degna del suo nome», ha tuonato Haley, sottolineando che l’organo dell’Onu è diventato «protettore di chi vìola i diritti umani e un pozzo nero di pregiudizi politici». Lo Human Rights Council è costituito da 47 membri, votati a rotazione dall’Assemblea generale, che si riuniscono ogni anno a Ginevra.

Le scelte di Bush e Obama
Nel 2006, quando era stato costituito, l’amministrazione Bush aveva deciso di restarne fuori per due motivi. Primo, il pregiudizio contro lo Stato ebraico, che secondo Washington era dimostrato dalla costante presenza nell’agenda dei lavori dell’Item 7 su «Israele e i Territori palestinesi occupati», ossia una revisione tenuta ogni anno delle condizioni di vita e le violazioni dei diritti umani in Cisgiordania e a Gaza. Secondo, dalla presenza nell’organismo di paesi come Cuba o Venezuela, che non sono modelli del rispetto delle regole internazionali. Nel 2009 l’amministrazione Obama aveva deciso di entrare nel Consiglio, perché riteneva utile la sua presenza, ma Trump lo aveva subito rimesso sotto esame. L’anno scorso l’ambasciatrice Haley aveva chiesto di riformarlo, chiedendo in particolare di eliminare l’Item 7, unico caso di Paese costantemente sottoposto a revisione. Le sue domande non sono state ascoltate, e quindi gli Usa sono di nuovo fuori dallo Human Rights Council. Il loro mandato triennale sarebbe comunque terminato l’anno prossimo, ma non è chiaro se resteranno dentro come osservatori senza diritto di voto.

Dopo l’abbandono del trattato di Parigi sul clima, l’Unesco, l’accordo nucleare con l’Iran e quello commerciale Tpp con l’Asia, arriva dunque un altro rifiuto dei contesti multilaterali generato dalla linea «America First». «Il ritiro dell’amministrazione Trump - ha commentato il direttore di Human Rights Watch Kenneth Roth - è un triste riflesso della sua politica mono-dimensionale: difendere gli abusi israeliani dalle critiche ha la precedenza su tutto». Il problema però è che il Consiglio resta, e continuerà a condurre la sua revisione dell’Item 7 senza ascoltare la voce degli Usa, che non potranno più sollevare le proprie obiezioni anche contro altri Paesi che violano i diritti umani.

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direttore@lastampa.it

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