Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/06/2018, a pag.15, con il titolo "Grida: 'Allah è grande'. Poi ferisce due persone", la cronaca di Stefano Montefiori.
Il disagio psichico della terrorista che ieri ha colpito in un supermercato vicino a Tolone sembra accertato. E' però sbagliato sostenere - e infatti non lo fa il sempre preciso Montefiori - che l'islam non centri nulla quando l'attacco è avvenuto al grido "Allah è grande" e "Siete tutti dei miscredenti" e l'attaccante porta il velo islamico.
Ecco l'articolo:
Stefano Montefiori
Intorno alle 10 e 30 di ieri mattina una donna vestita di nero e velata, in coda alla cassa di un supermercato, ha aggredito un cliente con un taglierino gridando «Allah akhbar», Allah è il più grande. L’uomo è stato ferito sotto la clavicola e alla gamba, poi è intervenuta la cassiera che è rimasta leggermente ferita all’occhio. Entrambi non sono in pericolo di vita. L’aggressione si è svolta nel supermercato Leclerc di La Seyne-sur-Mer, una località nel Sud della Francia, poco lontano da Tolone. Secondo i testimoni la donna ha gridato anche «siete tutti dei miscredenti» e «io sono l’eletta di Allah». Dopo i ferimenti la donna è stata neutralizzata da due dipendenti del supermercato. Pochi istanti dopo è arrivata la polizia, e lei ha reagito gridando «uccidetemi, non ho niente da perdere».
Cittadina francese, 24 anni, l’autrice dell’aggressione è pregiudicata per reati comuni, in particolare per violenze, ma sconosciuta all’intelligence che sorveglia i sospetti di terrorismo. I responsabili del supermercato invece hanno detto di conoscerla bene, perché è una cliente abituale ed è solita avere un atteggiamento aggressivo verso il personale del Leclerc. Gli agenti nel pomeriggio hanno perquisito il suo appartamento per verificare se fosse legata o meno all’Isis. «Si tratta a prima vista di un’azione isolata compiuta da una persona con problemi psichiatrici accertati, ma questo non esclude che la stessa persona sia anche radicalizzata», ha detto il procuratore Bernard Marchal. Che ha aggiunto: «C’è un’ipotesi di tentato omicidio e di apologia di reato a connotazione terroristica. Non sappiamo ancora se questi fatti siano catalogabili come terrorismo ma in ogni caso incutono terrore nei cittadini». Le parole del procuratore toccano un tema importante nella lotta al terrorismo, quello dell’elemento psichiatrico che entra in gioco sempre più spesso in queste occasioni e che divide l’opinione pubblica e i politici. Chi denuncia con veemenza «l’invasione islamica» tende a considerare il disagio psichico dei responsabili come un modo per minimizzare il ruolo dell’estremismo musulmano: «Diranno che è un folle pur di coprire le dimensioni del terrorismo islamico». Ma anche chi predica l’estraneità del «vero Islam» al terrorismo tende a vedere un complotto: «L’attentatore era malato di mente, eppure diranno che era legato all’Isis pur di dare la colpa ai musulmani».
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