I primi effetti su Repubblica della denuncia di IC Vincenzo Nigro intervista l'Ambasciatore Ofer Sachs, commento di Gabriele Isman
Testata: La Repubblica Data: 06 aprile 2018 Pagina: 15 Autore: Vincenzo Nigro - Gabriele Isman Titolo: «'Hamas in piazza da sconfitto Israele reagirà alle provocazioni' - 'Non è kosher': La lite sul carciofo che divide Israele e gli ebrei romani»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/04/2018, a pag.15, con il titolo 'Hamas in piazza da sconfitto Israele reagirà alle provocazioni', l'intervista di Vincenzo Nigro a Ofer Sachs; a pag. 20, con il titolo " 'Non è kosher': La lite sul carciofo che divide Israele e gli ebrei romani", il commento di Gabriele Isman.
A destra: Ofer Sachs
Oggi sulle pagine di Repubblica sono visibili i primi risultati della denuncia fatta ieri da Informazione Corretta: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=70079 Alcune delle domande di Vincenzo Nigro all'Ambasciatore Ofer Sachs sono faziose, ma è importante che il portavoce di Israele in Italia possa rispondere sulle pagine di un quotidiano come Repubblica. Segue un pezzo di costume sui carciofi alla giudia e la kasherut. Ma Rep non pensi di sbianchettarsi così in fretta, IC vigila con occhio attento...
Ecco gli articoli:
Vincenzo Nigro: 'Hamas in piazza da sconfitto Israele reagirà alle provocazioni'
Vincenzo Nigro
Lo Stato di Israele si prepara a un altro venerdì di proteste al confine della Striscia di Gaza, il territorio palestinese governato dal movimento islamista Hamas. Ambasciatore Ofer Sachs, siete pronti a fare nuove vittime fra i civili palestinesi per difendere i vostri confini? «Queste marce organizzate da Hamas sono una provocazione. Hamas non è un movimento pacifista che ha scelto di manifestare pacificamente ai nostri confini per rivendicare i diritti palestinesi. È un’organizzazione terroristica, che da anni prova a colpire Israele con atti di terrore. E adesso ha inventato questa modalità per mandare avanti il suo obiettivo, che è quello di trovare modo di distruggere Israele, non di trovare una soluzione politica».
Quindi l’esercito continuerà a sparare? «Se ci saranno provocazioni, ci sarà una reazione dura, come la scorsa settimana. Le IDF ( Israel defence forces) hanno comunicato chiaramente quali sono i punti da non oltrepassare e sanno distinguere fra militanti armati, terroristi che vogliono entrare dentro Israele per fare attentati e semplici cittadini che vorranno manifestare perché costretti da Hamas. Dei 16 morti di venerdì scorso 10 erano terroristi e militanti di Hamas, non semplici cittadini. Questa volta si preparano a incendiare centinaia di copertoni di auto per creare una enorme barriera di fumo nero per nascondere le attività più pericolose per noi».
Non credete che le operazioni per fermare la marcia del ritorno possano finire fuori controllo, provocare una nuova guerra generalizzata? «Non è assolutamente intenzione di Israele: noi vogliamo starcene separati da Hamas ed evitare soltanto che ci attacchino. Crediamo anche che i capi di Hamas non vogliano una nuova guerra con Israele. Perché per 11 anni non hanno mai organizzato marce e manifestazioni “pacifiste” e adesso all’improvviso hanno deciso di farlo? Perché hanno deciso di reagire al fallimento politico, economico e anche del loro progetto terroristico. La situazione a Gaza è disperata, la popolazione è allo stremo, Hamas ha speso milioni di dollari per attività militari e terroristiche che sono fallite. Vogliono un colpevole esterno e non può che essere Israele».
Ma voi non state facendo nulla per aiutare la situazione umanitaria a Gaza, che effettivamente è disperata. Israele fa mancare perfino i medicinali necessari nella Striscia. «Non è così, Gaza viene tenuta in vita da Israele nonostante i continui attentati terroristici e le minacce di morte che Hamas ci lancia. Noi abbiamo capito che la loro economia sta collassando perfino dal crollo dei numeri di camion di merci acquistate che entrano nella Striscia. Questa crisi ha due ragioni: primo, continuando ad avere come obiettivo la distruzione di Israele e non il negoziato, i capi di Hamas si sono isolati nella regione. Hanno perso appoggio in molti stati arabi. Secondo punto: stanno fallendo la riconciliazione con Fatah, con Abu Mazen, e questo non fa che peggiorare le loro condizioni. Fatah non paga più gli stipendi ai dipendenti pubblici a Gaza, Abu Mazen mantiene sanzioni durissime contro Hamas, che non è capace di gestire un processo politico non violento di riconciliazione nemmeno all’interno del campo palestinese. Contro questo movimento, Israele si difenderà».
Gabriele Isman: " 'Non è kosher': La lite sul carciofo che divide Israele e gli ebrei romani"
Gabriele Isman
Carciofi alla giudia
Il gran rabbinato ha messo fuori legge l’ortaggio per la possibile presenza di vermi. Milano lo toglie dai menu, nella capitale invece la “giudia” resiste roma Il gran rabbinato d’Israele mette fuorilegge il carciofo per la possibile presenza di vermi, ma gli ebrei di Roma difendono la sua tradizione e a Milano invece il carciofo alla giudia viene ritirato dai menu dei locali kosher. La vicenda inizia tre mesi fa, quando una partita di carciofi spedita dall’Italia arriva in Israele e viene bloccata per la presenza di insetti. Da lì parte un’istruttoria che porta all’idea che il carciofo non sia kosher con l’ipotesi, rilanciata dal quotidiano Haaretz, di bloccarne l’importazione in Israele dove la versione alla giudia riscuote molto successo nei ristoranti. Tra le varie regole dell’alimentazione ebraica attenzione particolare è riservata alla pulitura degli alimenti da vermi e insetti: « Il cuore del carciofo — ha spiegato ad Haaretz rabbi Yitzhak Arazi, capo della divisione importazione del Rabbinato centrale — è pieno di vermi e non c’è modo di pulirlo. Non può essere kosher. Non è la nostra politica, questa è la legge religiosa ebraica ». Di diverso avviso la comunità ebraica romana. Per la festa di Pesach la presidente e il rabbino capo, Ruth Dureghello e Riccardo Di Segni, hanno inviato ai correligionari gli auguri per la pasqua ebraica con un video in cui si sfidavano nella pulitura del carciofo. « Nessun legame con la questione nata in Israele», spiegano fonti della comunità. «Roma non ha cambiato le sue regole su un piatto storico della propria tradizione perché i carciofi della nostra zona sono particolari, con la testa più stretta che rendono più difficile l’ingresso di vermi o insetti. In più se il carciofo è pulito correttamente e con attenzione, non c’è motivo per vietarne l’uso in cucina ». E se a Roma la comunità non vuole parlare di guerra del carciofo, a Milano le indiscrezioni rimbalzate da Israele hanno già prodotto qualche effetto, come racconta Ilan Dabush: la sua famiglia è legata al marchio Ba’ghetto, con ristoranti da Roma e, da poco, nella città lombarda. « Nel nostro ultimo locale abbiamo tolto dal menu il carciofo alla giudia, i due rabbinati hanno regole diverse e noi abbiamo dovuto adeguarci». Nella cucina ebraica il tema delle contaminazioni tra insetti e alimenti è controverso: secondo le scuole più ortodosse, molti alimenti sono da bandire senza possibilità d’appello perché impossibili da pulire alla perfezione. «I carciofi romani sono particolari per la loro conformazione e noi sappiamo come trattarli, secondo la tradizione che è nostra da secoli», ripetono all’ombra del Portico d’Ottavia che sta per immergersi nei riti degli ultimi giorni di Pesach. Ma la parola guerra resta fuori dal ghetto.
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