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Il Giornale - Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.01.2018 Antisemitismo islamico a Milano: la posizione delle comunità ebraiche
Cronaca di Alberto Giannoni, commento di Rav Alfonso Arbib

Testata:Il Giornale - Corriere della Sera
Autore: Alberto Giannoni - Rav Alfonso Arbib
Titolo: «Silenzio dai promotori dei cortei. Gli ebrei: 'Sala parli in Consiglio' - 'Slogan contro gli ebrei, il silenzio delle religioni'»

Riprendiamo dal GIORNALE - MILANO di oggi, 05/01/2018, a pag.3, con il titolo "Silenzio dai promotori dei cortei. Gli ebrei: 'Sala parli in Consiglio' ", la cronaca di Alberto Giannoni; dal CORRIERE della SERA, a pag. 22, con il titolo "Slogan contro gli ebrei, il silenzio delle religioni", il commento di Rav Alfonso Arbib.

Per approfondire: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=68959

Ecco gli articoli:

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Il corteo antisemita che si è svolto a Milano

IL GIORNALE - Alberto Giannoni: "Silenzio dai promotori dei cortei. Gli ebrei: 'Sala parli in Consiglio'"

Scena muta sui cortei dell'odio. Sono ancora in silenzio gli imam milanesi, così come i militanti dell'estrema sinistra e del Bds, i fautori del boicottaggio di Israele presenti con bandiere e striscioni. Soprattutto è ancora in silenzio l'Associazione dei palestinesi in Italia, che con il coordinamento lombardo Palestina ha organizzato il sit-in di piazza Cavour e il corteo di corso Venezia, eventi «per Gerusalemme» che si sono tradotti in fragorose manifestazioni d'odio per Israele e per gli Usa, con l'incredibile episodio degli slogan antisemiti. Dopo che la Comunità ebraica gli ha chiesto di farlo, il sindaco di Milano, Beppe Sala ha preso posizione contro l'episodio di antisemitismo e senza mai citare la matrice islamica della vicenda. Lo ha fatto insomma in modo timido e tardivo, come ha dichiarato al «Giornale» un esponente importante del mondo ebraico milanese, l'ex presidente Walker Meghnagi. E qualcosa di più di un semplice comunicato di «sgomento» lo chiedono espressamente anche gli attuali vertici della Comunità, con i co-presidenti Raffaele Besso e Milo Hasbani. «La Comunità ebraica di Milano - dichiarano in una nota ufficiale - ringrazia il sindaco Sala per le parole di condanna contro ogni forma di antisemitismo, riguardo la manifestazione del 9 dicembre, nata per contestare la decisione degli Stati Uniti di trasferire l'ambasciata a Gerusalemme, trasformatasi in una manifestazione antisemita dove sono state pronunciate parole di odio e minacce di morte contro gli ebrei».

«Sappiamo - aggiungono Besso e Hasbani - che da giorni la magistratura ha aperto un'indagine per individuare i colpevoli di questo odioso atto, siamo in stretto contatto con il questore di Milano Marcello Cardona che sta seguendo il caso in prima persona. Ringraziamo le forze dell'ordine per il loro costante impegno. Vista la gravità dell'evento, chiediamo che il Consiglio comunale discuta di quanto avvenuto». «Crediamo infatti - concludono - che il tema non debba riguardare solo la Comunità ebraica, ma la città intera». La richiesta di discutere questi «gravissimi episodi» in Consiglio è sostenuta anche dall'Associazione milanese pro Israele, col presidente Alessandro Litta Modignani, secondo il quale il caso «dimostra che l'odio contro Israele e l'odio antiebraico tendono sempre a coincidere, e che antisionismo e antisemitismo sono due facce della stessa medaglia, o meglio una cosa sola». «Di fronte a queste incitazioni alla violenza - aggiunge Litta - le frasi di circostanza e i luoghi comuni non bastano più. Occorre che tutti si assumano le proprie responsabilità, compresi gli esponenti della comunità arabo-musulmana di Milano, che devono uscire dall'ambiguità».

CORRIERE della SERA - Rav Alfonso Arbib: 'Slogan contro gli ebrei, il silenzio delle religioni'

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Rav Alfonso Arbib

L’eco della deriva presa dalla manifestazione pro Palestina, in un sabato di dicembre nel centro di Milano, non si spegne. Per otto volte allora è stato scandito in arabo il motto dei jihadisti «Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’armata di Maometto ritornerà». Un fatto già condannato dal sindaco Sala e oggetto di una denuncia. Cresce il coro di condanna per gli slogan antisemiti. In allarme è la Comunità ebraica che ha chiesto che agli organizzatori di quel raduno non siano mai più concessi spazi pubblici. Caro direttore, Siamo rimasti sconcertati dagli slogan risuonati nella manifestazione del 9 dicembre a Milano (di cui solo dopo alcuni giorni si sono diffuse le registrazioni e le traduzioni delle frasi urlate in coro in arabo tradotte e divulgate da Giulio Meotti), slogan che non solo ricordavano un antico massacro di ebrei, ma costituivano un vero e proprio invito a ripeterlo. Si tratta, come ha dichiarato in un comunicato l’Anpi provinciale, del «più grave episodio di antisemitismo degli ultimi anni». Siamo rimasti sconcertati dal fatto che in Italia possano risuonare slogan che invitino a massacrare gli ebrei. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a prese di posizione sull’argomento da parte di politici milanesi e non, in particolare la denuncia dei deputati Fiano e Bussolati e la dichiarazione del sindaco Sala.

Crediamo però che ciò non sia sufficiente. Il prossimo 27 gennaio ricorrerà il Giorno della Memoria e in quell’occasione sentiremo certamente e giustamente parlare dell’indifferenza che ha permesso l’attuazione della Shoà. Oggi dobbiamo dolorosamente constatare che quell’indifferenza continua ancora. Assistiamo sempre più frequentemente a manifestazioni di antisemitismo che non è mai stato del tutto debellato e che, come un virus, si è mutato in quelle subdole forme di antisionismo che non sembrano provocare le reazioni di indignazione e di scandalo che dovrebbero suscitare. Purtroppo queste manifestazioni di odio antiebraico non sono una novità né in Medio Oriente né in diverse città europee. Assistiamo a continui episodi di antisemitismo in Francia e in Svezia senza che ciò susciti rilevanti reazioni di indignazione. Riteniamo che tali reazioni debbano arrivare secondo noi soprattutto dalle autorità religiose, anche quelle islamiche. Reazioni che sono state finora assenti. Le autorità potrebbero e dovrebbero esprimere senza calcoli politici l’indignazione morale per quanto sta avvenendo e dovrebbero dare un serio e concreto contributo per un cambiamento che vada al di là degli slogan e del politicamente corretto e ribadire con forza riguardo alla pericolosità di ciò che sta avvenendo.

Un grande Maestro dell’ebraismo contemporaneo Joseph Soloveitchik afferma che durante la Shoà ci fu un’assenza di reazioni da parte dei Paesi democratici e di importanti istituzioni religiose. Assenza di reazioni dovute in buona parte a calcoli di opportunità politiche. Ma dice che noi dovremmo essere capaci di sentire il dolore del prossimo; se ciò avviene, non c’è più spazio per i calcoli di opportunità. Crediamo che soprattutto le istituzioni religiose debbano andare al di là di questi calcoli e debbano essere in grado di mettere in guardia. Contrariamente alle nostre abitudini abbiamo voluto intervenire sul grave episodio avvenuto a Milano perché crediamo sia giunto il momento di dare un segnale, soprattutto alle autorità religiose e a chi è impegnato nel dialogo interreligioso, alla vigilia di due giornate importanti, il 17 gennaio Giornata del dialogo ebraico-cristiano e il 27 gennaio, Giorno della Memoria, affinché tali giornate non siano occasione per pronunciare discorsi retorici vuoti di significato.

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